Steve Martin è la prova vivente che la comicità è un’arte che non invecchia. Festeggia 80 anni il 14 agosto e si prepara a tornare protagonista accanto a Martin Short e Selena Gomez nella quinta stagione di Only murders in the building (dal 9 settembre su Disney+). La serie, ideata da Steve Martin con John Hoffman, ritrova il trio impegnato in una nuova indagine con relativo podcast dopo l’omicidio del portiere del loro palazzo. Nei nuovi episodi, accanto a Meryl Streep si aggiunge una lista di guest star da Renée Zellweger a Téa Leoni, Da’Vine Joy Randolph, Bobby Cannavale, Logan Lerman, Christoph Waltz, Dianne Wiest e molti altri.

“Only murders in the building”, nuovo omicidio nel palazzo per la quinta stagione – trailer

“Sono perfettamente mio agio con la vecchiaia. In realtà per me l’anno più difficile è stato a 77 anni. Sono dislessico e non sapevo se ne facevo 77 o 70 volte sette”, ha detto l’attore intervistato al Jimmy Kimmel Show in occasione dell’uscita del nuovo libro-antologia Steve Martin writes the written word, e ha scherzato sui suoi piani da neo-ottuagenuario: “Comincerò a prendere l’Ozempic e a mangiare da McDonald’s tre volte al giorno. Vedremo alla fine chi vince”.

Nato il 14 agosto 1945 a Waco, Texas, cresciuto in California, Steve Martin iniziò vendendo guide turistiche a Disneyland e facendo giochi di prestigio in un negozio di magia. “All’epoca pensavo che la cosa più difficile fosse far sparire un coniglio. Poi ho provato a scrivere una buona battuta”, ha raccontato. Influenzato da Charlie Chaplin, Laurel e Hardy, Jerry Lewis e Woody Allen, negli anni Settanta Martin esplode nei club di cabaret e sul Saturday Night Live di prima generazione imponendo un umorismo nonsense e surreale che mescola gag visive, assurdità linguistiche e il fedele banjo. Gli anni Ottanta e Novanta (quando ormai i capelli gli sono diventati precocemente bianchi) diventano il suo regno: Roxanne, Un biglietto in due, Parenti, amici e tanti guai, Il padre della sposa, poi, entrato nel nuovo millennio, i due film La pantera rosa e La pantera rosa 2 del 2006 e 2009 nei panni dell’ispettore Jacques Clouseau.

Sempre diverso e sempre inaspettato, capace di passare dalla commedia romantica al road movie senza perdere il tocco personale, Steve Martin ha influenzato una nuova generazione di comici da Tina Fey a Steve Carell, Conan O’Brien, Jon Stewart e Stephen Colbert. Un talento riconosciuto anche dall’Oscar onorario ricevuto nel 2013. Il banjo per lui non è un hobby, ma un linguaggio. Martin ha inciso album di musica bluegrass e ha vinto anche un Grammy grazie al suo banjo. Ci sono poi i romanzi, racconti, sceneggiature scritti con una penna affilata quanto il suo senso del ritmo. Passano i decenni ma non la vitalità: dal 2021, la serie Only murders in the building ha riportato Martin al centro della scena. Mistero, ironia e malinconia dosati alla perfezione, l’attore ha formato con Short e Gomez un trio irresistibile. A ottant’anni (padre a 66 di una figlia oggi tredicenne) è chiaro che questo attore non ha intenzione di fermarsi: “Amo il lavoro. Amo il silenzio tra una risata e l’altra”.