La mossa è stata confermata dalla legale dell’attore, l’avvocata Michela Carlo dello studio Bernardini De Pace

14 agosto – 10:13 – MILANO

A tre settimane dallo scandalo che lo ha travolto dopo la diffusione di messaggi e audio privati, pubblicati da Fabrizio Corona e diventati in poche ore virali sui social network, Raoul Bova ha deciso di muoversi per provare a frenare la circolazione di quei contenuti, facendo diventare quelle frasi ormai celebri un marchio registrato.

Raoul Bova deposita il marchio “occhi spaccanti”—  

La mossa, decisa dal legale rappresentante dell’attore romano, l’avvocata Michela Carlo dello studio Bernardini De Pace, è tanto semplice quanto efficace, almeno sulla carta: la celebre frase “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti”, pronunciata da Bova in un messaggio vocale inviato alla giovane modella Martina Ceretti, potrebbe diventare un marchio registrato. Questo permetterebbe a Bova di ottenere il diritto esclusivo di utilizzare quella frase e di muoversi legalmente contro eventuali violazioni.

La richiesta, lo conferma il Corriere della Sera, è stata presentata il 5 agosto presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per “occhi spaccanti” e per la frase integrale diventata virale. Le domande, ancora in fase di esame, coprono un’ampia gamma di settori: cosmetici, cartoleria, calzature, abbigliamento, prodotti alimentari e alcolici, oltre a servizi di consulenza e di telefonia.

L’istruttoria del Garante privacy—  

“È semplicemente un modo, come tanti, per far cessare la diffusione dei video”, ha dichiarato all’Adnkronos la legale di Bova, mentre anche il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria a seguito di un reclamo presentato dall’attore, con l’obiettivo di accertare “eventuali violazioni della normativa privacy e delle Regole deontologiche dei giornalisti”.

L’Autorità, si legge sul sito ufficiale, ha anche emesso un avvertimento nei confronti di tutti i potenziali utilizzatori dell’audio o di contenuti estratti dalla conversazione privata dell’attore, “ribadendo che la loro ulteriore diffusione potrà comportare l’adozione di ogni provvedimento ritenuto opportuno, anche di carattere sanzionatorio”.