di
Irene Soave

Il presidente Usa ha annunciato personalmente i premiati durante una conferenza stampa. Ha anche lasciato intendere che potrebbe, in futuro, intitolare anche a se stesso il Kennedy Center o premiarsi

Il «golpe» è avvenuto a febbraio: Donald Trump, da poco presidente in carica, aveva licenziato tutto il board del Kennedy Center di Washington. Aveva annunciato, per prima cosa, di voler «make the Kennedy Center great again»; per seconda cosa, di voler finire la lunga tradizione di show en travesti organizzati dall’istituzione, che dal 1971 è il principale complesso culturale degli Stati Uniti, con le migliori rassegne di teatro, danza, opera, musica sinfonica e contemporanea. 

Poi pochi giorni fa con un emendamento ha annunciato che rinominerà, dedicandola alla first lady Melania, la monumentale Opera House del centro. Ora un altro gesto teatrale, letteralmente: la nomina di un «Pantheon» di pop star a lui gradite negli awards annuali del centro, che quest’anno ha indicato lui personalmente. Tra i nominati: la star della musica country George Strait, Sylvester Stallone, la cantante Gloria Gaynor, la rock band Kiss e l’attore e cantante Michael Crawford



















































Premi che hanno anche un significato politico: la «scalata» di Trump al Kennedy Center è considerata dai suoi molti critici come uno dei molti sforzi del presidente per spazzare via i valori progressisti dalle arti, dall’accademia e da ovunque. Lui non perde occasione di dire che ha cancellato gli «idoli woke».  E con Stallone, Gaynor & co. tende ai suoi critici una trappola: una parola contraria, e saranno accusati di snobismo, essendo i premiati di quest’anno vere icone pop. 

Invece di far rivelare al Kennedy Center i nomi tramite un comunicato stampa, come di consueto, Trump ha annunciato personalmente i premiati durante una conferenza stampa, circondato da bandiere americane e da cavalletti coperti da drappi rossi per le foto di ciascuno degli artisti. A differenza del suo primo mandato, quando non aveva nemmeno partecipato alla cerimonia di premiazione, ha annunciato che l’avrebbe ospitata lui stesso e che era stato profondamente coinvolto nel processo di selezione. Ha anche lasciato intendere che potrebbe, in futuro, premiare se stesso oppure intitolare anche a se stesso il Kennedy Center

E così ha premiato i meno woke che ha trovato, ironizza il New York Times.  I Kiss, la band glam rock e metal celebre per il makeup estremo. «Hanno fatto un patrimonio, e sono bravissime persone e se lo meritano», ha detto. Gloria Gaynor, l’interprete di «I Will Survive». «Una canzone incredibile, l’ho sentita migliaia di volte e ogni volta è meglio». Sylvester Stallone, che chiama «Sly». La prima volta che ho visto Rambo, dice, nel 1982, «ero un uomo giovane. Rambo era appena uscito, nessuno sapeva niente, era in tutti i cinema. Si andava al cinema un sacco…». Sembra il 1986, commenta amaro il New York Times, è il 2025 di Trump. 

14 agosto 2025 ( modifica il 14 agosto 2025 | 13:20)