Il numero 136 del ranking tra luci e ombre: il quoziente intellettivo da superdotato e l’incubo della malattia, fino alla ripresa del suo tennis. E ora, lo sguardo rivolto ai quarti di Cincinnati
Pellegrino Dell’Anno
14 agosto 2025 (modifica alle 14:37) – MILANO
Bertrand Russell diceva che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. Ora, difficile definire qualcuno “stupido” così su due piedi, specie nel mondo del tennis. Al contrario, è un atto dovuto classificare Terence Atmane, l’uomo da prima pagina al Cincinnati Open 2025, come persona estremamente intelligente. Lo dice il suo quoziente intellettivo, cifra monstre di 158. Un potenziale enorme, in qualsiasi aspetto della vita. Ma da maneggiare con cura, specie in uno sport delicato, in cui si è da soli, come il tennis. La mano di Guillaume Peyre, coach esperto, sembra essere stata decisiva in questo senso. Riprendendo una parabola che sembrava discendente.
DEPRESSIONE E RISALITA—
“Una notte, erano più o meno le 3, ho sperimentato una sorta di paralisi, non riuscivo a muovere il mio corpo e pensavo che fosse arrivato il mio momento. Da allora decisi di combattere con tutte le mie forze ansia e depressione”, raccontava nel 2023 l’allora 21enne Atmane. Un ragazzo che ha già avuto a che fare con problemi dunque ben più gravi di qualche sconfitta in più o di una palla break sciupata. Ha avuto però la forza e la voglia di combattere sé stesso e le sue paure, per ritrovare anche smalto con il proprio tennis. Un tennis bello da vedere, frizzante, ma che finora non aveva restituito i risultati sperati.
2025: il buio e la luce—
Attuale n.136 del ranking, ma sarà almeno 93 grazie ai quarti di finale raggiunti a Cincinnati, prima della trasferta americana la stagione era stata tutt’altro che positiva per il francese. Tra febbraio e marzo aveva collezionato cinque sconfitte di fila, sprofondando al n.180 del ranking e guardando in faccia l’inferno dell’uscita della top 200. Ma proprio avvicinandosi al punto più basso, in coincidenza con l’arrivo di Peyre al suo angolo (“Mi ha detto che sono una bestia, il suo modo di parlarmi mi dà sicurezza”), Atmane è rinato. Due titoli challenger, a Guangzhou e Busan, che gli hanno permesso di tornare tra i primi 130 al mondo. Una classifica adeguata per giocare almeno le quali dei tornei più importanti. Segnali di ripresa, ma quello che è successo a Cincinnati va oltre i sogni più arditi.
Miracolo in Ohio e sogni rinnovati—
Atmane gioca il torneo di qualificazioni a Cincinnati da n.23 del seeding. Tre vittorie senza perdere set per arrivare al secondo turno e alla vittoria contro Cobolli, facendo fruttare un gioco spumeggiante. Fatto di gran servizio e un dritto giocato sempre in top, sempre in cerca del vincente. Ma il francese ha anche una mano dolce, con grande varietà di colpi, che gli ha permesso di battere in due set Fonseca prima di rimontare Taylor Fritz, n.4 del mondo. Con coraggio, come fosse abituato a giocare match di questo calibro. Ma il punto è che, pur avendo ottenuto due delle cinque vittorie contro top 50 in questo torneo, Atmane è uno da grandi palcoscenici, che si esalta quando conta. E ora che ha superato i problemi personali, e si concentra solo sul tennis, non è un’ipotesi così sconsiderata vederlo più spesso a certi livelli. Specie perché gioca con leggerezza e (il QI di 158 aiuta) senza porsi obiettivi e inutili pressioni: “Adesso cerco semplicemente di dare sempre il meglio sul campo da tennis, poi i risultati arriveranno di conseguenza. Diventerò quello che dovrò diventare”. Lo diceva due anni fa, e ora sta diventando un nome da seguire come avversario insidioso. Non un semplice giocatore “divertente”.
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