VALENCE (Francia) – Quando sfila sotto il diluvio universale, tra le persone e i bambini che cercano una borraccia, Vincenzo Albanese ha appena la forza per dirci: «Non ora, fa troppo freddo». E scappa verso il bus della EF Education-EasyPost, fermo circa 200 metri più avanti (in apertura foto ASO / Charly Lopez).
Oggi il toscano è stato formidabile: penultimo ad arrendersi, mostrando una grandissima gamba. Non era facile stare così a lungo allo scoperto su un percorso tanto veloce, con i velocisti decisi a non perdere quella che con ogni probabilità era l’ultima occasione per uno sprint generale. E così è stato ci ha mostrato Jonathan Milan.
Pioggia battente a Valence: Albanese sfila tra due ali di folla a caccia di borracce. Per la cronaca una gli finisce anche sotto le ruote e rischia di cadere
Pioggia battente a Valence: Albanese sfila tra due ali di folla a caccia di borracce. Per la cronaca una gli finisce anche sotto le ruote e rischia di cadere
Una tappa sul filo…
Albanese e i suoi tre compagni di fuga si sono involati dopo appena 4 chilometri e sono stati ripresi quando ne mancavano otto. Il che potrebbe anche non sembrare una grande notizia, se non fosse che i fuggitivi hanno pedalato tutto il giorno con il gruppo a un solo minuto. A volte qualcosina di più, molto spesso parecchio di meno. E quando c’è un distacco così ridotto, la fatica si decuplica.
In una situazione del genere, non ti rilassi mai, né con le gambe ovviamente, né con la testa. In più, a complicare le cose, ci si è messa di mezzo la Ineos Grenadiers che, nell’unico tratto duro della giornata, il primo Gpm di quarta categoria, ha cercato di riportare un uomo sulla fuga. E così il gruppo gli era arrivato ad appena 20”, ma l’aggancio è poi sfumato. Ed è sfumato anche grazie al lavoro degli uomini della Lidl-Trek.
Complicazioni finite? Anche no! Sul secondo Gpm di quarta categoria, altro assalto: stavolta a provarci, è un gigante del gruppo: Wout Van Aert. Di nuovo, per i quattro davanti, è stato un “pancia a terra” per difendersi dall’asso belga.
«In effetti – spiega Albanese – stare in fuga con solo un minuto non è bello. Sei sempre in tiro e diventa dura anche mentalmente. Quando la Ineos ha fatto il forcing un po’ davanti ci siamo demoralizzati. Ho pensato: “Ecco adesso ci riprendono ed è tutto finito”. Invece poi dietro hanno mollato un po’ e noi abbiamo ripreso coraggio e a spingere forte.
«Ho provato anche a parlare un po’ con gli altri tre, ma non rispondevano. Forse erano concentrati o forse anche loro erano a tutta».
Fare 148 km di fuga “pancia a terra” ha richiesto un dispendio energetico superiore al previsto (foto Instagram / Getty Sport)
Fare 148 km di fuga “pancia a terra” ha richiesto un dispendio energetico superiore al previsto (foto Instagram / Getty Sport)
Rifornimenti (quasi) impossibili
Come dicevamo, vivere una giornata così, anche se dislivello (poco più di 1.650 metri) e chilometraggio non erano eccessivi, diventa una vera impresa. Il dispendio energetico cresce oltre misura e anche mangiare diventa difficile.
Lo conferma il direttore sportivo della EF, Charlie Wegelius: «In queste situazioni spendi moltissimo. Quale strategia alimentare abbiamo adottato? Vincenzo aveva in tasca ciò che gli serviva a livello energetico, ma non c’è stato solo il ritmo della corsa a complicare le cose. Le temperature infatti si sono abbassate molto e poi è arrivata anche la pioggia. Così abbiamo cercato di dargli più borracce (borracce con carboidrati, ndr) del solito. Anche in questo caso non è stato facile, perché provavamo ogni tanto a “incastrare” la macchina là davanti ma non sempre era possibile».
E qui ritorna in ballo quel famoso, misero, minuto di vantaggio. Con distacchi così ridotti, la giuria ha fermato più volte le ammiraglie al seguito della fuga. E spesso i quattro sono rimasti scoperti.
«Ci siamo aiutati con i rifornimenti a terra e con la seconda ammiraglia che era davanti, per avere accesso alla fuga e non abbiamo fatto tornare indietro», specifica Wegelius.
«Vero – conferma Albanese – non è stato facile ma tutto sommato io sono riuscito a gestirmi bene, anche grazie alla squadra. Più che le scorte il problema era quando mangiare. Cercavo di sfruttare al meglio i tratti in discesa o i momento in cui ero a ruota per farlo».
Come spiegava Wegelius, Albanese in questo Tour si è mostrato anche un grande uomo squadra. Eccolo al fianco di Healy in giallo
Come spiegava Wegelius, Albanese in questo Tour si è mostrato anche un grande uomo squadra. Eccolo al fianco di Healy in giallo
Clima buono in casa EF
Albanese intanto si cambia. Dalla porta dello stesso bus si scorgono i contenitori del cibo per i corridori: sembra un piatto di riso e forse dell’avocado, ma non ci mettiamo la firma. La pioggia battente accelera le operazioni di sgombero. Il bus rosa della EF tira ritrae il tendone estraibile e noi restiamo sotto la pioggia. Si riparte verso Vif, sede di tappa della frazione di domani che porterà in cima al Col de La Loze.
«Vederlo davanti – riprende Wegelius – è stata una bella soddisfazione, perché per tutto questo Tour Vincenzo ha fatto un lavoro fondamentale per la squadra. Un lavoro che forse a casa non si è visto. Davvero una gioia per lui: se lo merita. Peccato che la gara non fosse un po’ più movimentata, perché io sono convinto che sia Vincenzo che altri nostri corridori da classiche avessero gambe e qualità per fare una corsa più dura e andare ancora più avanti. Ma su questo non possiamo farci nulla.
«E – aggiunge il diesse – vedere uno come Van Aert fallire nel tentativo di aggancio significa che quei quattro stavano andando davvero forte. A questo punto mi chiedo: chissà cosa succederà a Parigi?».
Si pedalava tra i paesini della Provenza. Albanese (in testa) era in fuga con: Abrahamsen, Burgaudeau e Pacher
Si pedalava tra i paesini della Provenza. Albanese (in testa) era in fuga con: Abrahamsen, Burgaudeau e Pacher
Buon appetito Alba!
La fiducia di Wegelius e della squadra in questo ragazzo è davvero tanta. Il clima, e lo abbiamo visto anche nel giorno di riposo nel loro hotel, sembra buono.
Quel giorno Vincenzo ci aveva detto: «Mi trovo bene in squadra. Qui al Tour si va forte e non è facile stare davanti. Le tappe per andare in fuga non sono state tantissime e qualche occasione per noi attaccanti è venuta meno nei giorni in cui Ben Healy era in maglia. Giustamente gli siamo stati vicini».
«Dai – riprende Albanese – alla fine in fuga ci sono stato, le sensazioni erano buone e mi sono anche divertito, hanno fatto fatica a riprenderci. Peccato solo che non eravamo di più. Ma al primo Tour va bene così».
Le parole di Wegelius sul lavoro di Albanese tornano quindi prepotenti. Ma oltre alla prepotenza c’è la riconoscenza del diesse inglese. «Cosa dirò stasera ad Albanese? Bravo. Ti sei meritato un piatto di pasta in più!».