di
Luigi Ferrarella

Il Tribunale del Riesame conferma i «gravi indizi» ma revoca gli arresti domiciliari. Annullata invece la misura cautelare sul falso in cui è coindagato il sindaco Sala

I gravi indizi di corruzione dell’assessore all’Urbanistica di Milano, Giancarlo Tancredi, sostenuti dai pm e ravvisati dal gip il 31 luglio al momento di disporre gli arresti domiciliari, ci sono anche per i giudici del Tribunale del Riesame, ma non su singoli atti corruttivi (art.319) nei quali non ha agito per interesse personale, bensì come corruzione di sistema, «corruzione per l’esercizio della funzione» (art.318) nel quale viene dunque riqualificata la sua imputazione: tuttavia le esigenze cautelari possono per il Tribunale essere ugualmente presidiate con una misura interdittiva (la sospensione dal lavoro di dirigente comunale al quale è tornato dopo essersi dimesso da assessore) anziché con gli arresti domiciliari ai quali si trovava.

Tancredi torna quindi libero al pari dell’ex presidente della Commissione Paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e del manager di socio della “J+S spa” , Federico Pella, che però al pari di Tancredi condividono il concorso nella medesima corruzione per l’esercizio della funzione, e subiscono analoga interdizione da incarichi pubblici e da contratti con la pubblica amministrazione.



















































Questa prima pessima notizia per il sindaco Beppe Sala si accompagna invece a una seconda notizia indirettamente buona per il primo cittadino: la misura cautelare su Tancredi viene infatti bocciata dai giudici sull’altra imputazione di concorso nel falso di Marinoni sul proprio non dichiarato conflitto di interessi in seno alla Commissione paesaggio, cioè sulla stessa accusa che vede coindagato il sindaco Sala. Qui è dunque probabile che a fare ricorso in Cassazione siano i pm.

Queste nuove decisioni del Tribunale del Riesame seguono di tre giorni l’annullamento invece degli arresti del costruttore Andrea Bezziccheri e dell’architetto Alessandro Scandurra, e ora lasciano dunque aperta l’ultima partita, quella che il 20 agosto vedrà in discussione il ricorso della difesa di Manfredi Catella contro gli arresti domiciliari dello sviluppatore immobiliare di Coima. Questo è quanto si riesce a dedurre dal dispositivo di poche righe che ancora una volta prende 45 giorni per le motivazioni. Ma già così è intuibile che l’esito odierno conforti le intenzioni della Procura, che stamattina, con la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, in una pausa delle udienze e cioè prima delle decisioni del Tribunale, garantiva che anche dopo gli annullamenti martedi dei primi due arresti «noi andremo avanti in questa indagine, comunque. Non perché siamo ossessionati da una sorta di furore nei confronti del fenomeno urbanistico – afferma la responsabile del pool che andrà in pensione a fine anno -, ma perché la legge ce lo impone. Noi non possiamo fare altro che andare avanti con le indagini, sono reati procedibili d’ufficio».

Anzi, aveva ritenuto di aggiungere, «questa è un’enorme indagine, che riguarda decine di persone, che ha avuto una sedimentazione di mesi, e in cui ci sono state già tante conferme, conferme date dal Riesame in precedenza, conferme dalla Cassazione, conferme date dal Consiglio di Stato, dal Tar che ha cambiato anche la sua posizione. Per cui noi abbiamo delle basi estremamente solide. Noi stiamo valutando qui, nel Riesame degli arresti, la posizione di sei indagati, ma è una grande indagine e abbiamo l’obbligo giuridico di andare avanti, e questo noi faremo. Sono una grande appassionata di verità».


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14 agosto 2025 ( modifica il 14 agosto 2025 | 19:21)