Da settembre tornerà in tv con le nuove puntate di Little Big Italy, sul canale Nove, dove mette a confronto una serie di ristoranti italiani all’estero giudicandone la qualità e l’italianità: ma Francesco Panella non è solo un volto televisivo. Proveniente da una famiglia di ristoratori, lo è anche lui (fin da giovanissimo a New York) e si è poi allargato, costruendosi una carriera e sbarcando poi sul piccolo schermo, fino a quest’ultima esperienza che va avanti dal 2018.





«I giovani non vogliono lavorare gratis»

Intervistato dal quotidiano La Stampa, Panella non si sottrae all’attualità, in giorni in cui si parla dello sfogo dell’animatore di Rimini e di tanti giovani che rifiutano di lavorare per paghe da fame: «I giovani sono il vero valore aggiunto di un’azienda, sono molto più attenti e intelligenti di quel che pensiamo. Sono pronti a prendere in mano il loro futuro ma non accettano più di lavorare gratis o in nero, e hanno ragione. Io ho preso molti giovani, tutti in regola e ben pagati, e dirò di più: ho assunto più persone del necessario, per riuscire a tenere il locale sempre aperto, agosto compreso, senza gravare sui dipendenti».


Panella è però un imprenditore a cui piace resettare e ripartire da zero, ed è quello che potrebbe fare a breve: «La comfort zone è la morte dell’imprenditore, ma pure dell’uomo. Ricominciare da capo ti ringiovanisce, fa bene a te e pure ai dipendenti. Per me è quasi un appuntamento fisso con il destino: a un certo punto sento che devo cambiare, e do in gestione a persone più giovani di me, e più capaci di me, quello che ho realizzato fino a quel momento». Il coraggio di farlo, dice, l’ha preso dal papà: «Il mio primo mentore perché da bambino mi ha reso la vita impegnativa».




Sul rapporto col cibo: «Ho avuto la fortuna di crescere sotto un meraviglioso matriarcato con mia nonna che guidava le cucine del ristorante. I sapori genuini hanno forgiato il mio palato. I piatti a cui non rinuncerei? Pizza, primi e gelati. Non mangio le ostriche, sono stato male una volta e ne sono rimasto traumatizzato. E sono contrario a insetti o pizze con i grilli».


A New York ha tanti vip tra i clienti, soprattutto attori: «Tra i frequentatori più assidui ci sono Russell Crowe, Anne Hathaway e Richard Gere. Tendenzialmente scelgono i classici della tradizione romana». Ma al giorno d’oggi dove conviene aprire e fare business? «In Italia. Il mercato tira dove ci sono meno problemi. I dazi di Trump? È un momento complesso, sul mercato il percepito è che sia meglio non mangiare italiano perché troppo caro. In realtà non è così e non deve diventarlo. Non è giusto che sia il cliente a pagare il conto dei dazi».




Ultimo aggiornamento: giovedì 14 agosto 2025, 19:39





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