O i due scettici sui vaccini, Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle, lasciano «spontaneamente» il comitato tecnico sulle vaccinazioni (Nitag), oppure sarà il ministro della Salute Orazio Schillaci a azzerare l’intero organo. Il decreto di revoca è già pronto, fa sapere il ministero. Secondo una ricostruzione ritenuta «attendibile», l’ultimatum che il ministro ha dato ai due reprobi scade in queste ore. Bellavite e Serravalle però non ci pensano proprio a farsi da parte. E allora l’unica soluzione è rifare tutto da capo, nominando un nuovo Nitag. Si potrebbe risolvere il problema dei No vax, ma anche quello dei conflitti di interesse emersi grazie a un’inchiesta del manifesto, che riguarderebbero almeno altri quattro membri del comitato. Se ci fosse la volontà.

Il nervosismo di Schillaci è giustificato. L’uomo ha detto sempre di sì ai suoi referenti politici, anche quando gli è toccato impersonare una parte che non gli si addice. L’ultima volta è accaduto quando ha fatto uscire l’Italia dall’accordo internazionale sulle pandemie firmato all’Oms, paventando una «riduzione della sovranità nazionale». Non era vero, ma se la maggioranza detta la linea in cerca di bandierine il ministro si adegua. Non ha puntato i piedi nemmeno sui pochi fondi a disposizione del Servizio sanitario nazionale, mentre per le armi e il Ponte sullo Stretto le risorse si trovano.

Stavolta però è diverso. Forse sottovalutando la questione, non si è accorto che una manina aveva infilato anche due nomi cari alla galassia No vax tra gli esperti che lo assisteranno sui vaccini. E ha firmato le nomine prima di verificare che sulle designazioni ci fosse almeno un accordo di maggioranza. Non c’era, come hanno reso evidente le polemiche seguite alla diffusione della lista.

Fratelli d’Italia è diviso. La premier vorrebbe sbarazzarsi dei due membri scomodi, anche se all’opposizione diceva che «il vaccino non è una religione». Ma nel partito c’è chi invita Schillaci a tenere duro, come il potente sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanbattista Fazzolari. La Lega è più compatta nel difendere i guru della galassia No vax con Lucio Malan, Claudio Borghi e Alberto Bagnai in prima linea. Lo stesso Salvini, d’altronde, anni fa pubblicizzava via social i libri di Bellavite. Forza Italia invece con i movimenti No vax non è mai andato d’accordo. Non aiuta l’avvicinarsi delle elezioni regionali in cui la sanità sarà al centro della campagna elettorale. Se dalla maggioranza arrivano messaggi contraddittori, anche uno abituato a accondiscendere va in tilt.

Una cosa è certa: Schillaci non ha intenzione di assumersi la responsabilità di due nomine tanto discusse che non ha certo voluto lui. E se la maggioranza si metterà di traverso alla revoca, la possibilità di dimissioni dello stesso ministro – due giorni fa derubricate a «bufala» – adesso non è più fantascienza. La pazienza ha un limite.

Fuori dalla maggioranza l’azzeramento del comitato, o almeno un suo ritocco, lo chiedono in tanti. Quasi tutti. Secondo Orfeo Mazzella, medico e senatore M5S, «sarebbe una buona notizia» perché altrimenti «si finirebbe per dipendere da sacche elettorali in salsa trumpiana e da conflitti di interessi che aleggerebbero attorno ad altri nominativi». Faraone (Iv) paragona Schillaci a Nordio, al bivio tra «svendere la propria credibilità per salvare la poltrona (…) oppure difendere i principi su cui si è formato».

Anche il farmacologo Silvio Garattini, dopo l’intervista al manifesto, ha aderito all’appello del Patto trasversale per la scienza (22.000 firme ieri) ed è tornato sul tema. «È importante – ha detto – che chi fa parte di un Comitato così importante non abbia conflitti di interesse o abbia una mentalità antiscientifica».

È il mondo accademico, finora considerato un alleato dal ministro, a picchiare più duro. Chiede le dimissioni di Bellavite e Serravalle Massimo Andreoni, come Schillaci professore all’università di Tor Vergata (Roma) e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), che parla di «scelta antiscientifica». La Simit è presieduta dall’infettivologo Roberto Parrella a cui il ministro ha affidato la guida del Nitag. Se anche il sostegno di quell’area scricchiola, per il comitato le ore sono contate.