Dieci giorni dopo la vittoria al Tour de France Femmes di Pauline Ferrand-Prévot continua la polemica riguardo la perdita di peso “estrema” a cui si è sottoposta la francese per poter essere più performante in salita. Dieta che a quanto pare ha dato i suoi frutti, in quanto non si è trattato solo di una perdita di peso fine a se stessa, ma di una scelta calcolata e seguita da nutrizionisti, preparatori e quant’altro.

A fine Tour una piccola frecciata era arrivata dalla collega e concorrente Demi Vollering (FDJ-Suez), battuta, ma “contenta del proprio fisico”, inteso non sottoposto agli stessi trattamenti della maglia gialla finale.  Un po’ di giorni fa nuove considerazioni sono arrivate dalla svizzera Marlen Reusser (Movistar), che si dice molto colpita dalla prestazione della francese, ma allo stesso tempo trova che la sua prestazione sia stata anche un po’ “scioccante”: la francese non ha gareggiato per tre mesi, ha comprato una casa ad Andorra e si è allenata lì accompagnata da una dieta ferrea. La francese ha commentato: “L’ho già fatto l’anno scorso per i giochi olimpici. Sapevamo che gli ultimi due giorni del Tour sarebbero stati difficili, con due grandi tappe di montagna, e che il rapporto watt/kg sarebbe stato fondamentale. È semplicemente un processo dell’allenamento”. Ha poi aggiunto: “L’ho fatto solo per il Tour, so che non è sano al 100%, ma ora mangio quello che voglio”.

Ferrand-Prévot ha perso 4kg in quei 3 mesi, arrivando a pesare 49-50kg (forse meno) per 165cm di altezza.

Reusser ha commentato: “Ferrand-Prévot ha stabilito un nuovo standard. Se un corridore donna ha così tanto successo in questo modo, ci mette tutti sotto pressione.” “Segretamente speravamo non vincesse“.

La svizzera, che è anche medico, ha dato il proprio punto di vista sulla questione da due prospettive. Da un lato, come agonista, ammira la francese per le sue prestazioni atletiche. Dall’altro, Reusser vede la perdita di peso da un punto di vista medico, ed essendo la svizzera medico per davvero si chiede: “Cosa significa questo per l’organismo? Non è forse così dannoso se la carenza non è permanente?” E: “In che misura si tratta di un’ottimizzazione e quando inizia la patologia?“. “La situazione degli studi in merito è scarsa“, afferma: “Esistono valori standard per la percentuale di grasso corporeo. Ad esempio il valore normale è compreso tra il 21 e il 33% per le donne in età sportiva. Nel gruppo la maggior parte di loro non rientra probabilmente in questa categoria, ma ciò non significa che si trovino in una zona dannosa per il corpo”.

A questo si aggiunge la preoccupazione della campionessa svizzera per il messaggio veicolato: “Quando presenta (Ferrand-Prévot -ndr-) la sua nuova maglia ed è visibilmente orgogliosa che sia troppo grande, trasmette un messaggio. Il messaggio è: guardate quanto sono magra e in forma!”.  Ma cosa pensa un giovane corridore diciottenne quando persino il presidente francese la chiama e i media celebrano la vincitrice magrissima? O una diciassettenne che non ha un nutrizionista al suo fianco come i ciclisti professionisti?”

E probabilmente questo è esattamente quello che intendeva Demi Vollering quando ha scritto sui propri social: “A tutti i giovani corridori là fuori: prendetevi cura di voi stessi. Fate domande. Abbiate fiducia nel vostro corpo. La storia di ogni campione è diversa. La priorità assoluta è stare bene… Posso dimostrare alle ragazze che non è necessario essere magrissime e che basta credere nelle proprie capacità e allenarsi duramente per raggiungere i propri obiettivi. Prendo e continuerò a prendere ogni decisione nella mia carriera mettendo al primo posto la mia salute”.

Marlen Reusser sostiene che non si dovrebbe affrontare l’argomento in modo così acritico, soprattutto sui media, e afferma: “Una mia giovane compagna di squadra mi ha chiesto: ‘Hai visto?’. Ferrand-Prévot si misura la piega cutanea e poi decide se le è permesso fare colazione. Gli svizzeri vedono in questo un rischio per i molti anni di lavoro educativo sul tema della malnutrizione e dell’anoressia”.

Esagerato? Forse, ma proprio lo scorso 1° agosto l’Equipe francese aveva presentato un articolo con testimonianze di varie donne professioniste riguardo la diffusione della sindrome Red-S in gruppo, che pare ben diffusa. Riassumendo brevemente: Floortje Mackaij (Movistar) ha detto di non avere mestruazioni da 2 anni. Emma Norsgaard (Movistar) “si batte per avere 3 mestruazioni all’anno“. Victoire Berteau (Cofidis) ha dichiarato che: “troppa gente è contenta che assomigliamo a dei sacchi d’ossa“. Cédrine Kerbaol (EF Education-Oatly): “bisogna rompere il tabù“. Kristen Faulkner (EF Education),  ha sottolineato che la carenza di “carburante” colpisce le donne in modo diverso rispetto ai maschi: “Se un uomo non si alimenta correttamente, crolla, ma se una donna non si alimenta correttamente, può perdere il ciclo mestruale”.

Ma, come noto, nel gruppo maschile i problemi di peso e diete ferree sono ormai un retaggio del passato. Finiti i tempi di Bradley Wiggins che ha vinto il Tour dimagrendo fino a pesare 69kg per 190cm.

O idem Chris Froome, che ancora oggi pesa 68kg per 186cm. Ma chiaramente essendo (molto) lontano dalle prestazioni del passato non interessa più a nessuno. Oggi i corridori maschi mangiano “120gr/h di carboidrati”. Un mantra che ormai si sente ripetuto anche al bar durante la pausa caffé del giro domenicale. E come tutte le verità ciclistiche, basta ripeterle abbastanza a lungo perché diventino tali. Fino a che persino esperti del settore si lanciano a dire che oggi i corridori pro “sono più pesanti che in passato”.

Quindi se vi state chiedendo per quale motivo i nutrizionisti di una stessa squadra WorldTour affamino le donne ed invece rimpinzino come polli i maschi…beh, è una bella domanda, appunto….ma forse prima bisognerebbe verificare se l’assunto è reale, perché in gruppo qualche magretto qua e la c’è ancora, da Luca Vergallito (Alpecin-Deceuninck) che sul sito della sua squadra è dato 190cm per 67kg. 2 meno del Wiggins del Tour, ovvero stesso peso e altezza di Matteo Jorgenson della Visma. Jonas Vingegaard sempre della stessa squadra coi suoi 58kg per 175cm anche non sembra proprio cosi più pesante dei corridori del passato, ma si può andare avanti a lungo….

 

Tant’è, il dibattito in corso ha spinto il sindacato femminile dei ciclisti professionisti, The Cyclists Alliance (TCA), a richiedere l’obbligo annuale di screening RED-S e di mineralogia ossea per salvaguardare la salute delle atlete. L’organizzazione prevede inoltre di lanciare una campagna di educazione e sensibilizzazione su salute e benessere.

Il presidente di TCA, l’ex-pro Grace Brown, ha dichiarato in una nota che: “Il sistema attuale non è strutturato per proteggere la salute femminile, quindi credo sia nostro dovere continuare a educare e promuovere standard migliori che consentano alle donne di esibirsi con un corpo sano, forte e felice“,