L’Aubel-Thimister-Stavelot è una gara a tappe belga che, pur non facendo parte della Nations Cup, è un vero riferimento per la categoria juniores. Tanto è vero che vi partecipano tutte le principali squadre internazionali, soprattutto quelle che sono nella filiera di qualche formazione WorldTour. La corsa l’ha vinta, con un colpo di mano nell’ultima tappa, l’olandese Gjis Schoonvelde, portacolori del Team Grenke che già si era aggiudicato la prima frazione grazie a Roberto Capello e che ormai monopolizza il movimento giovanile.
Alla corsa erano presenti anche altri italiani, ad esempio il Team Tiepolo Udine e la Pool Cantù che ha piazzato Pietro Galbusera al 13° posto, migliore dei portacolori di casa nostra, con anche un terzo posto di tappa. Il lombardo, presente anche l’anno scorso, è uscito da questa esperienza con tante nozioni importanti che emergono già dal suo racconto.
L’olandese Schoonvelde, vincitore con 1’20” sull’americano Reitz e 1’31” sul belga Vanden Eynde (foto Team Grenke)
L’olandese Schoonvelde, vincitore con 1’20” sull’americano Reitz e 1’31” sul belga Vanden Eynde (foto Team Grenke)
«Era una gara dura, una delle gare più dure del calendario. Delle tre tappe, due erano in linea, poi c’era una cronosquadre: tutte abbastanza mosse. Non c’erano grandissime salite, ma in realtà non c’era un attimo di tregua. L’ultima tappa era quella regina, con circa 2.400 metri di dislivello e infatti è stata quella decisiva per la classifica».
La tappa dove sei arrivato terzo com’è stata?
Era la seconda semitappa del secondo giorno, quella del pomeriggio che seguiva la crono. Siamo partiti subito forte, infatti dal secondo giro i migliori hanno fatto la differenza sullo strappo e io sono riuscito a rimanere lì. Eravamo circa un gruppetto di 10, dopo più di un giro ci hanno ripreso e il gruppo si è tranquillizzato un po’. In quel momento ne ho approfittato e sono riuscito ad andare in fuga fino alla fine, insieme a 5 altri corridori.
Il lombardo era alla sua seconda esperienza belga, dove ha mostrato un ottimo adattamento (Elitophotos)
Il lombardo era alla sua seconda esperienza belga, dove ha mostrato un ottimo adattamento (Elitophotos)
La corsa l’ha vinta l’olandese Schoonvelde del Team Grenke che sta caratterizzando tutta questa stagione degli juniores un po’ come fa la UAE fra i pro’. Che impressione ti fa il team tedesco?
Stanno dominando la scena, si vede che hanno tantissime individualità forti ma che comunque sanno anche lavorare come squadra. Hanno un’impostazione diversa da tutti. E’ un altro livello rispetto a noi e si è visto soprattutto nella cronosquadre (in apertura, foto Moretti, ndr) in cui hanno dato quasi 20 secondi alla seconda compagine. Noi comunque siamo arrivati nel complesso abbastanza vicini.
Tra le altre squadre e il Team Grenke, quali sono le differenze principali?
Io penso che a monte ci sia una differenza di budget: loro possono permettersi di spendere quanto vogliono e questo si traduce anche nella ricerca. Hanno materiali quasi uguali a quelli della squadra WT, mentre noi chiaramente siamo una squadra normale. La differenza è profonda. A questo si aggiunga che loro raggruppano i migliori juniores d’Europa e li allenano nel miglior modo possibile e questo aggiunge distanza.
La volata della semitappa in linea con vittoria per Vittinghus Stokbro della Uno-X. Galbusera è a sinistra (Elitophotos)
La volata della semitappa in linea con vittoria per Vittinghus Stokbro della Uno-X. Galbusera, 3°, è poco distante (Elitophotos)
I materiali quanto influiscono e soprattutto in che occasioni (corse in linea o a tappe, prove a cronometro, ecc.)?
Per me nella gara in linea incide fino a un certo punto, mentre dove fa tanto la differenza chiaramente è nella cronometro. Si è visto anche in Belgio, ma devo dire che comunque noi con la nostra squadra non eravamo messi così male. D’altro canto non si può pretendere di avere gli stessi materiali che utilizzano loro, ma comunque noi abbiamo dei buoni materiali.
Adesso cosa ti attende per il finale di stagione e soprattutto per il tuo passaggio di categoria?
Io vorrei puntare a ottenere ancora qualche altro risultato in gare internazionali, come potrebbe essere ad esempio il Lunigiana. Per la stagione prossima non c’è ancora nulla di certo e quindi vedremo come si risolverà nei prossimi mesi, per questo fare ancora qualche piazzamento o addirittura qualche vittoria aiuterebbe.
Per Galbusera la differenza fra Team Grenke e gli altri è soprattutto nel budget e nel lavoro collegiale (Elitophotos)
Per Galbusera la differenza fra Team Grenke e gli altri è soprattutto nel budget e nel lavoro collegiale (Elitophotos)
Hai già dei contatti anche con squadre estere?
Qualche contatto nelle ultime settimane c’è stato, però è ancora tutto molto lontano dalla concretizzazione.
Fatto salvo il rapporto che hai con la tua squadra, quando corri contro team come quello tedesco provi un po’ d’invidia?
L’unica cosa per cui diciamo li posso invidiare è il calendario, perché loro fanno sempre gare di questo livello e chiaramente è molto bello e formativo per il futuro. Per il resto devo dire che nella squadra in cui sono mi trovo bene e con il gruppo di ragazzi con cui sono mi sto divertendo, c’è un bel legame in gara e fuori.
Il successo di Roberto Capello nella prima tappa aveva già indirizzato la corsa per il team tedesco (foto team)
Il successo di Roberto Capello nella prima tappa aveva già indirizzato la corsa per il team tedesco (foto team)
Le squadre straniere, il Team Grenke in particolare, fanno quasi esclusivamente corse a tappe, in Italia invece la maggioranza delle gare sono in linea. Secondo te è penalizzante questo per un italiano?
Chiaramente per lo sviluppo di un atleta fare tante corse tappe aiuta molto, d’altronde tenere come riferimento il Team Grenke è difficile, quello è un mondo a parte. Comunque il calendario italiano sta cambiando e ora abbiamo anche noi molte e valide corse a tappe e questo ci aiuta.