Brutta correzione dopo dati dagli USA che cambiano (quasi) tutto.

Sono numeri incredibili quelli che vengono fuori dal PPI USA, ovvero dall’indice dei prezzi ai produttori. Le aspettative del 2,5% hanno incontrato un dato reale del +3,3%. Ancora peggiore il PPI Core, che ha segnato +3,7% contro aspettative al +2,9%. Un errore macroscopico degli analisti che è un problema per tutta una serie di motivi che andremo ad indagare nel nostro approfondimento.

Con Bybit godi di 5.000$ di bonus all’iscrizione. Iscriviti da qui e completa i compiti che di volta in volta l’exchange ti assegnerà. Ricchissimi premi per te.

Correzione repentina da parte del grosso delle criptovalute, a partire da Bitcoin, con percentuali di perdita maggiori sulle altcoin. La reazione è appunto dovuta, per quanto di pancia, per un numero che complica ulteriormente il quadro macro.

Brutto dato PPI: mercati piombano nello sconforto

Dopo la grande euforia di ieri, spinta anche da aspettative molto dovish sui tassi da qui a fine anno, ecco il sonoro schiaffone che arriva dai dati.

Il PPI, che è una sorta di inflazione all’ingrosso, fa segnare numeri incredibili, non solo in senso assoluto, ma soprattutto in relazione alle aspettative, che già non erano granché rosee.

DatoAspettativeDato reale PPI Core mese su mese +0,3% +0,9% PPI Core anno su anno +2,9% +3,7% PPI mese su mese +0,2% +0,9% PPI anno su anno +2,5% +3,3%

I dati

Con dati così era difficile aspettarsi una reazione diversa dai mercati. Nel momento in cui scriviamo Bitcoin perde quasi il 2% nel corso degli ultimi 60 minuti. Fanno male anche Ethereum (-3%), XRP (-3,6%) e più in generale il resto del comparto crypto.

Si può parlare di crollo? Forse no. Ma di forte correzione – dato anche il lasso di tempo compresso – assolutamente sì. Una reazione comunque violenta a dati che sono di molto lontani dalle aspettative e che riaprono a Washington la partita più importante.

Il match clou

Arriviamo da qualche giorno di pressioni rialziste su tutti gli asset digitali (e anche sulle azioni), pressioni che dipendevano dalla forte convinzione di avere ormai alle spalle politiche monetarie restrittive e atteggiamenti di Powell poco collaborativi con la Casa Bianca.

A convincere di ciò sono stati i dati del mercato del lavoro, con le assunzioni praticamente a zero e una disoccupazione che tiene anche perché in tanti si sono allontanati dal mondo del lavoro e non sono più in cerca.

Rialzi così importanti saranno almeno in parte traslati sul consumatore finale e potrebbero andare ad impattare le prossime letture dell’inflazione nei suoi indici più importanti.

Il PPI certamente non è tra questi, ma ha il potere talvolta di anticipare quello che succederà su CPI e PCE.

In una situazione del genere, una ritirata strategica di qualche posizione long magari troppo esposta è più che naturale.

Dubitiamo però che ci sia un cambiamento di trend secco in seguito a questo specifico dato. Da rimanere alla finestra, attendendo anche eventuali reazioni da parte di Wall Street, che si avvia ad una giornata di scambi che potrebbe rivelarsi molto confusa.