di
Lorenzo Cremonesi
Così l’Armata, con tank e droni, vuole sfondare nel Donbass per strappare un’intesa vantaggiosa. Kiev schiera gli Azov
CHISINAU – Conquistare a suon di bombe il più possibile del territorio ucraino per dimostrare a Trump che l’esercito di Zelensky è alla frutta e imporre così una vaga possibilità di pace alle condizioni migliori per Mosca: va letta in questa chiave l’offensiva di terra voluta da Putin negli ultimi giorni e concentrata soprattutto nel Donbass.
Una serie d’intense operazioni militari mirate, dunque, a condizionare pesantemente il summit Trump-Putin oggi in Alaska. Città e villaggi contesi da mesi e mesi come Pokrovsk, Kostiantynivka, Siversk, Dobropillia, Rubizhne e tanti altri piccoli centri sono quasi accerchiati, vengono pesantemente bombardati e alcuni sono già stati infiltrati da piccole pattuglie di truppe scelte russe supportate da droni e aviazione.
I russi stanno mettendo a frutto la strategia dell’invio di unità agili e ben addestrate molto simile a quella adottata all’inizio della guerra dagli ucraini contro le pesanti colonne nemiche che puntavano su Kiev, Kharkiv e Zaporizhzhia.
Lo stato maggiore di Kiev, dopo l’allarme lanciato ripetutamente negli ultimi giorni sulla conquista da parte del nemico di oltre 120 chilometri quadrati di territorio a Nord di Pokrovsk e l’infiltrazione di commando russi appiedati su Dobropillia, col rischio di isolare Kramatorsk (la città più importante del Donbass ancora in mano ucraina), ieri hanno lanciato messaggi rassicuranti sostenendo che l’attacco era stato sostanzialmente fermato. «Poche decine di soldati russi nascosti tra le case e nelle foreste non significano affatto che siano in controllo», specificano alti ufficiali nella capitale ucraina.
A circa tre anni e mezzo dall’inizio dell’aggressione militare voluta da Putin per eliminare il governo Zelensky e annettere l’intera Ucraina in poche settimane, l’esercito russo, che vorrebbe proiettarsi nell’immaginario della comunità internazionale come quello di una superpotenza al pari di Usa e Cina, resta impantanato in una guerra di logoramento che ha falcidiato centinaia di migliaia tra i suoi soldati.
Sono almeno 12 mesi che i russi dicono di stare per «liberare» Pokrovsk. Di fronte alla stazione ferroviaria di Kramatorsk nell’aprile 2022 i missili dell’Armata massacrarono circa 60 tra donne e bambini in attesa di essere evacuati, allora sembrava che l’arrivo dei tank di Putin fosse questione di ore. Ancora adesso si combatte alla periferie di Chasiv Yar, una trentina di chilometri più a Est e Bakhmut, cuore di una delle battaglie più sanguinose di tutta la guerra persa dagli ucraini nel maggio 2023, è soltanto a venti minuti d’auto. Se però i russi riuscissero a superare la linea delle difese ucraine nel Donbass, rafforzate adesso da alcuni battaglioni di volontari del battaglione Azov, avrebbero facilmente la strada aperta verso Dnipro e il centro del Paese.
Dal campo giungono notizie comunque molto gravi. Secondo Vadym Filashkin dell’amministrazione militare del Donetsk, restano 1.327 abitanti a Pokrovsk dei 60.000 originari, mancano luce e acqua, le artiglierie russe sparano su tutte le strade di fuga. Pare che su 150 commando russi penetrati nella zona urbana, 30 siano ancora operativi. Anche l’evacuazione di oltre 8.000 cittadini di Kostiantynivka ormai è impossibile.
I droni russi dominano i cieli. Sui social si leggono messaggi molto duri dei soldati ucraini che accusano i comandi di essere «troppo rigidi» e di «caos» nelle trincee.
14 agosto 2025
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