La convinzione che lo Stato ebraico sia stato creato dalle Nazioni Unite, con confini stabiliti in una risoluzione del 1947, è la tra le più inestirpabili. Ma è erronea. Non sono state le Nazioni Unite a creare Israele, né tanto meno a stabilirne i confini, per la semplice ragione che le Nazioni Unite non creano Stati e non stabiliscono confini. E non lo fanno perché non possono farlo. I confini di Israele sono gli stessi da quando Israele esiste come Stato, e coincidono con quelli della destituita Palestina mandataria a suo tempo istituita dalla Società delle Nazioni (che aveva poteri diversi e più ampi rispetto a quelli dell’Onu). Israele, nascendo, ha assunto i confini disegnati da quel previo mandato.
Come succede sempre quando uno Stato si impianta sulla dissoluzione di una realtà precedente: assume i confini della precedente realtà istituzional-amministrativa. Le guerre arabo-israeliane non hanno mai cambiato nessun confine, e tuttavia capita spesso di dover leggere che in esito a quei conflitti sarebbero stati modificati i confini dei Paesi attorno a Israele (ieri, sul Fatto Quotidiano, Marco Travaglio scriveva che “le guerre prima difensive e poi offensive di Israele hanno modificato decine di volte i confini di tutti i suoi vicini: Cisgiordania, Gaza, Egitto, Giordania, Siria, Libano”). Un confine è un confine. Una linea di armistizio, che le parti belligeranti concordano di rispettare nelle ostilità, è un’altra cosa. Non sono due nomi diversi. Sono due cose diverse.
Molte incomprensioni che affliggono il dibattito pubblico sulla faccenda arabo-israeliana trovano causa proprio in quella confusione: nell’idea sbagliata, cioè, che sulla base di una presunta creazione convenzionale di Israele da parte dell’Onu siano andati via via modificandosi, come effetto di quelle guerre, i confini di Israele e dei vicini. Ma nessuno avrebbe mai potuto sostenere che le occupazioni a Sud da parte dell’Egitto e quelle a Est da parte della Giordania nella guerra del 1948 avessero “cambiato i confini”; nessuno potrebbe sostenere che Israele, nel 1967, riprendendo quelle aree – che appartenevano a Israele – abbia cambiato qualche confine. E invece si dice così, anche se non è così. In realtà si è sempre trattato, come si diceva, di linee di armistizio su zone disputate, che con i “confini” non hanno nulla a che fare.
A nessuno verrebbe mai in mente di dire che l’Ucraina cambierebbe i suoi confini se riprendesse la Crimea. Qualcuno avrà sentito dire, invece, che Israele “occupa” la cosiddetta Cisgiordania. Cioè un’area bensì disputata, ma che non ha mai smesso di essere entro i confini di Israele. Bisognerebbe partire da qui, non da quella confusione, quando si discute del diritto all’esistenza di Israele e della necessità di dare una soluzione a questo antico conflitto. Avere chiare le cose. Avere chiari i confini.
© Riproduzione riservata
Iuri Maria Prado