di
Luigi Ferrarella
Cinque dei sei indagati hanno risposto alle domande del gip. Catella interrompe i rapporti con il settore pubblico
In conflitto d’interessi è chi conflitto di interessi fa, fosse così semplice: ma Forrest Gump non abita nell’urbanistica del Comune a Milano. E negli interrogatori ieri in Tribunale la «linea Maginot» dei 6 indagati, di cui la Procura chiede l’arresto, si attesta invece su uno slalom: distinguere il quasi sempre rispettato obbligo degli architetti nominati dal sindaco nella comunale Commissione Paesaggio di astenersi solo dall’esaminare progetti di propria firma, dall’invece non scolpito obbligo di astenersi anche dal valutare progetti di costruttori dai quali avessero ricevuto incarichi e parcelle per differenti progetti o studi di fattibilità o «due diligence».
Così, in base a questa teorizzata distinzione, il dimissionario assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, può assicurare al gip di non aver mai visto alcun progetto dell’architetto Marinoni approvato dal presidente Marinoni della Commissione Paesaggio, e dunque di nulla sapere (al pari a maggior ragione del coindagato sindaco Sala) degli altri differenti 13 conflitti di interesse non dichiarati da Marinoni per i pm. E l’altro indagato membro della Commissione, l’architetto Alessandro Scandurra, in base sempre a questa distinzione (invocata sino al cambio di regolamento comunale nel giugno 2023) può concedere di aver magari sbagliato a non astenersi in alcune sedute, ma appunto solo a causa dell’ambiguità di fondo sul modo con cui il Comune sottoponeva ai commissari il quesito sul conflitto di interessi, dunque per via di una mera incomprensione delle regole che a suo avviso non dovrebbe ricadere sui commissari, agevolata dall’oscurità normativa e da magari improprie rassicurazioni di Marinoni. Il quale tace: si avvale della facoltà di non rispondere, salvo depositare una memoria solo per contrastare le esigenze cautelari e censurare «l’insistenza del pm nell’enfatizzare il giudizio morale sugli indagati».
«Equivoci sulle chat»
Tra costoro c’è anche chi va in contropiede sfruttando i varchi concessi dagli equivoci nei quali i pm sarebbero incorsi nel ricostruire talune chat: come nell’accusa a Scandurra di non essersi astenuto il 7 marzo 2024 dal valutare il progetto dell’immobiliarista Manfredi Catella per lo studentato post-olimpiadi nello scalo Porta Romana, benché in quel momento Scandurra (così i pm traggono da una chat) fosse già in procinto di ottenere da Catella un incarico per lo studentato. E invece no, fanno notare i due indagati, Scandurra non era e non è mai stato progettista del futuro studentato di Porta Romana, Catella gli aveva dato sì un incarico per uno studentato, ma quello citato nella chat era un altro in via Messina, non lo studentato di Porta Romana.
APPROFONDISCI CON IL PODCAST
Altro tema la consapevolezza che l’assessore Tancredi avrebbe avuto degli incarichi che Marinoni per i pm riceveva da Catella e da altri privati: da me no, ribatte Catella, a meno di non considerare 3.000 euro in 3 fatture di aprile 2017, 500 euro in 3 fatture di dicembre, e 400 euro per 10 libri nel gennaio 2020. E Tancredi, accusato di aver rivolto a Marinoni pressioni indebite (per i pm anche «mediate da Sala») affinché nel 2023 desse parere favorevole al progetto del «Pirellino» pur di sottrarre il Comune al minaccioso pressing dell’immobiliarista Catella e del suo progettista Stefano Boeri, non nega di aver spesso promosso incontri in Comune tra tecnici dell’amministrazione e privati; ma afferma di averlo fatto solo quando il progetto era di interesse del Comune, ed esisteva a suo avviso il rischio che i privati chiedessero ingenti danni. Sul «Pirellino» sostiene così d’aver chiesto a Marinoni non di dare parere favorevole al progetto di Catella-Boeri, ma di mettere in condizione i privati di comprendere cosa non andasse nel loro progetto e quali modifiche avrebbero potuto farlo approvare. Nell’interpretazione delle proprie parole si esercita anche Catella: «il tempo sarà poi finito» avrebbe solo voluto dire che, esaurita la ricerca del dialogo con il Comune, sarebbe venuta l’ora delle cause legali per tutelare i propri interessi; mentre la «rottura», evocata nelle chat, avrebbe paventato non la rottura tra Catella e il Comune, ma il ritiro di Boeri dal suo progetto se snaturato.
Dimessi e autosospesi
Controbattono con tenacia anche l’imprenditore della «Bluestone», Andrea Bezziccheri, e l’architetto-manager Federico Pella, che lascia le cariche nella società «J+S» così come Catella esclude dalle proprie deleghe di amministratore delegato di Coima i rapporti con la Pubblica Amministrazione. Tancredi (dimessosi da assessore) chiede anche l’aspettativa al Comune in attesa di farsi ricollocare dirigente ma fuori dall’urbanistica, e Marinoni rimarca di essersi dimesso dalla (poi disciolta) Commissione Paesaggio: una raffica di passi indietro per eliminare l’attualità di esigenze cautelari e così ridurre le possibilità che il gip Mattia Fiorentini nei prossimi giorni accolga gli arresti chiesti dai pm il 26 giugno.
Vai a tutte le notizie di Milano
Iscriviti alla newsletter di Corriere Milano
24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 08:07)
© RIPRODUZIONE RISERVATA