TREVISO – «Un bambino va sott’acqua in 20 secondi. E in tre minuti c’è l’arresto cardiaco. L’annegamento è silenzioso: non si sente. Però si può vedere. Ma non basta prestare attenzione. Sono necessari anche altri accorgimenti per creare una rete di protezione». A parlare sono la pediatra Valentina Decimi e Filippo Castelli, rispettivamente direttore scientifico e vicepresidente di Salvagente Italia, associazione impegnata, tra le altre cose, nell’organizzazione di corsi anti annegamento.
APPROFONDIMENTI
Martedì c’è stato lo choc per il bambino di 6 anni annegato a Cavallino Treporti mentre era la mare con la mamma.
«Non devono essere giudizi. Nessun genitore vorrebbe che succedesse. E i commenti sui social, purtroppo anche violenti, fanno ancora più male a famiglie già provate».
Quali sono le indicazioni che date nei corsi anti annegamento per i genitori con figli piccoli?
«Fare prevenzione non è solo prestare attenzione. La sorveglianza attiva è fondamentale. Ma bisogna aggiungere dei pezzi perché può venire meno, non solo per distrazione dell’adulto ma anche per un eventuale malore, uno svenimento e così via».
Cosa si può fare?
«I bambini in acqua vanno guardati a vista, restando al massimo a un metro. Ma è anche fondamentale che fin da piccoli siano stati educati al contatto con l’acqua. Devono sapere che è bella ma può essere pericolosa. Ai bambini va insegnato che in spiaggia ci sono delle regole. Possono apprenderle. Anche leggendo assieme i cartelli. Ad esempio: con la bandiera rossa non si va in acqua. Non bastano le raccomandazioni quando si è già al mare».
Gli adulti possono non accorgersi che un bambino sta annegando?
«Sì. Quando le vie aeree finiscono sott’acqua non si riesce più a gridare. E i piccoli non sono come gli adulti che si dimenano e fanno su e giù sull’acqua. Assumono una posizione orizzontale, che può ingannare. Purtroppo è già successo che dei piccoli siano annegati in questo modo anche in piscina. Chi li aveva visti pensava che si stessero divertendo, magari guardando il fondo. Invece stavano annegando».
Che altri accorgimenti è possibile adottare?
«In mare, in particolare, è meglio scegliere per loro costumi rossi o arancioni. Colori come il bianco, l’azzurro, il nero o il grigio si perdono sott’acqua. Sembra una banalità, ma in caso di emergenza avere un costume con un colore acceso può aiutare a individuare i piccoli in modo più veloce».
Meglio far usare braccioli e salvagente ai bambini?
«Su questo bisogna stare attenti. Stiamo parlando di giocattoli, non di presidi certificati per tenere le persone a galla. I braccioli, ad esempio, si indossano e si tolgono più facilmente con l’acqua. Già questo è un paradosso. E le ciambelle, magari quelle con la mutandina, rischiano di diventare una trappola se ci si rovescia. Il loro utilizzo, poi, può far calare la percezione del rischio negli stessi adulti».