di
Michele Cozzi
Lo sfogo del governatore pugliese, che vorrebbe correre come (semplice) consigliere ma ha trovato l’opposizione del suo ex pupillo Antonio Decaro, oltre che di Conte e Renzi. E ribadisce la difesa dell’ex assessore Delli Noci
Presidente Michele Emiliano, finalmente l’accordo sull’ex Ilva apre una nuova stagione, con il progetto della decarbonizzazione. Una svolta storica. Quali sono i punti qualificanti? La ritiene una sua vittoria personale?
«La firma rimarrà nella storia delle politiche industriali di questo Paese. Ci abbiamo messo dieci anni ma alla fine ci siamo riusciti. È una svolta storica per Taranto, per la Puglia e per tutta l’Italia. Non la definirei una vittoria personale, ma certamente un riconoscimento alla coerenza e alla determinazione con cui, anche quando sembrava impopolare, ho difeso l’obiettivo della decarbonizzazione. Per la prima volta in Italia si prende l’impegno per la totale decarbonizzazione di un impianto ad alta capacità di inquinamento. È l’unico modo per garantire l’abbattimento del 95 % delle emissioni delle sostanze nocive e del 50 % delle emissioni di CO2».
In che modo?
«Questo avverrà attraverso impegni precisi: lo spegnimento degli impianti a carbone e l’obbligo vincolante della loro sostituzione con forni elettrici a basse emissioni; una produzione siderurgica fino a 6 milioni di tonnellate all’anno, autorizzata nel pieno rispetto della salute e dell’ambiente, grazie alla nuova Aia in sede di riesame; la salvaguardia dell’occupazione come principio inderogabile; un processo strutturato di reindustrializzazione delle aree libere e rilancio dell’indotto, con nuovi investimenti produttivi. E ancora: un impegno concreto per potenziare il monitoraggio ambientale, le infrastrutture portuali, la ricerca scientifica e la prevenzione sanitaria. Non si tratta di annunci, ma di un patto che impone obblighi precisi e che per la prima volta mette nero su bianco un futuro diverso per Taranto. Continueremo a vigilare».
Il ministro Urso ha fatto la sua parte. È il segnale che tra Regione e Governo è possibile una leale collab orazione?
«Io sono un uomo delle istituzioni. E il bene comune per me viene prima delle appartenenze politiche. Con il ministro Urso abbiamo avuto un confronto sempre costruttivo. Se oggi si apre una nuova fase per Taranto è anche perché siamo riusciti a costruire una visione comune indipendentemente dagli schieramenti. Questo è ciò che la gente si aspetta da noi: responsabilità, non propaganda. Sarà compito ora del governo e delle istituzioni convincere i tarantini che questo non è un accordo truffa ma finalmente il cambio totale tecnologico che porterà ad accettare che la siderurgia è ancora possibile in Italia».
Ci sono malumori da parte del sindacato, degli ambientalisti e del M5S sui tempi della transizione. Come risponde?
«Capisco le preoccupazioni, ma siamo solo all’inizio di un lungo cammino nel quale tutti devono trovare risposte alle loro legittime aspirazioni. Dico solo che oggi abbiamo imboccato l’unica strada possibile. Vigilare, sì, ma anche avere fiducia. Perché la decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto non è più una promessa, è un processo avviato. È la sola via che consente di salvaguardare un’industria strategica per l’Italia, rispettando il diritto alla salute, all’ambiente, al lavoro dignitoso».
Una differenziazione sul tema dell’ex Ilva con il M5S potrebbe avere ricadute sulle alleanze future?
«Io sono sempre stato coerente. Quando il M5S chiedeva la chiusura della fabbrica, io sapevo che nessuno avrebbe davvero voluto chiuderla pur avendone la possibilità. E quindi pensai di essere più serio e credibile parlando di riconversione mediante la tecnologia a riduzione diretta (Dri). Quando i 5stelle sono andati al governo con la Lega e ottennero il Ministero che adesso è di Urso, la fabbrica non fu chiusa, rimase aperta con i forni a carbone che adesso chiederebbero di far scomparire in un istante. La fabbrica rimase com’era con la gestione Riva e il problema è rimasto aperto fino ad oggi. Ora, finalmente, si fa ciò che io chiedevo allora: si è resa obbligatoria la decarbonizzazione. Un risultato condiviso da tutti, credo anche da Verdi e 5stelle. Restano divergenze sui tempi e sui modi di chiudere le fonti inquinanti, ma con spirito di collaborazione e lealtà arriveremo ad un intesa anche con chi oggi vorrebbe che la fabbrica sparisse. Credo che anche il Movimento debba oggi riflettere sull’importanza di costruire intese istituzionali che diano una prospettiva concreta a Taranto. Le alleanze si fanno sui contenuti e sulla responsabilità, non tornando ad illudere con slogan che non si sono applicati quando se ne aveva la possibilità».
Da quanto tempo non parla con Decaro?
«Ci sentiamo sempre. Se c’è una cosa che non è mai mancata tra me e Antonio è il dialogo. Siamo legati da una storia comune, da un rapporto umano e politico profondo. Anche nei momenti più delicati, il confronto tra noi è costante e sincero».
Decaro, Conte e Renzi le chiedono un passo di lato. Le è stato chiesto di coordinare le liste civiche?
«La mia esperienza in politica nasce tra le persone e si fonda sulla loro fiducia. Non ho mai accettato ruoli calati dall’alto, sarà difficile che proprio adesso qualcuno possa chiedermi di fare un passo di lato, senza alcun argomento sensato e probabilmente solo per marketing politico. Avremo modo comunque di ragionare, per prima cosa all’interno del Partito democratico, su ciò che è più giusto fare».
E se Decaro dovesse fare un passo indietro?
«Sarebbe un errore. Antonio è una risorsa per la Puglia. Sono certo che prenderà le sue decisioni con senso di responsabilità. In ogni caso quello che conta è che il campo progressista si presenti unito e forte».
Rifarebbe le dichiarazioni sul caso Delli Noci? Teme che una parte del suo consenso possa diventare decisiva contro il centrosinistra?
«Io dico sempre ciò che penso. Senza calcoli, senza timori. Ho ribadito direttamente ai magistrati della giunta della Anm e al procuratore della Repubblica di Lecce ciò che avevo correttamente detto durante una cerimonia pubblica. Anche i magistrati, come i politici commettono errori e devono accettare le critiche espresse rispettosamente. Avevo espresso un concetto socratico in quell’occasione e cioè che la magistratura come istituzione è più importante degli errori, alle volte dolorosi, che commette. È per questo che la difenderò sempre da chi vuole delegittimarla con la riforma attualmente in approvazione da parte della destra. Ma siccome sono certo della innocenza di Delli Noci, spero che la sua posizione possa essere chiarita al più presto per non danneggiare ulteriormente una carriera politica limpida e brillante che è un bene per la gente della Puglia. Alessandro, a detta di tutti, è stato bravissimo e determinante per gli straordinari risultati dell’economia pugliese cresciuta negli ultimi cinque anni il doppio di quella italiana».
Qual è l’eredità che lascia dopo dieci anni di governo?
«Non lascio la Puglia. Continuerò a lavorare intensamente per questa terra meravigliosa che abbiamo rivoluzionato in positivo in questi venti anni fini a renderla nota e invidiata in tutto il mondo».
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14 agosto 2025 ( modifica il 14 agosto 2025 | 09:51)
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