di
Renato Franco

Nell’ultimo singolo «Red flag» con Dani Faiv e Paola Iezzi, il cantautore parla di amori tra ironia e verità. «Attenzione agli amori pericolosi. Il successo mi ha travolto, è stato inaspettato come vincere alla lotteria»

Bandiera Rossa. Quando sventola significa che una relazione parte con il piede sbagliato. I sintomi: «si messaggia con il suo ex», «ha solo amici maschi», «in casa ha 20 gatti». L’ultimo singolo di Fabio Rovazzi (Red Flag, con Paola Iezzi e Dani Faiv) racconta — mescolando ironia e verità — l’universo delle relazioni sentimentali di oggi. «Era un’idea che avevo in testa da tempo — spiega Rovazzi —: siamo passati tutti da frequentazioni sbagliate e mi piace scherzarci sopra. Anche se non ci poniamo mai il dubbio di essere noi stessi le red flag di qualcun altro perché in un rapporto che non funziona non si capisce mai se c’è una vera incompatibilità o se magari siamo noi il problema».

Nel brano parla anche delle sue relazioni?
«È una raccolta di tante cose successe ad amici e persone che conosco e qualcosa che ho vissuto sulla mia pelle. Tra grandissime virgolette è una canzone d’amore che affronta un tema super largo e sempre attuale, quello dei rapporti di coppia. Un argomento che si adatta ai tempi e non tramonterà mai».



















































La prima red flag da cui guardarsi?
«Sicuramente l’estremo controllo: è un atteggiamento che fa istantaneamente scattare più campanelli d’allarme. E vale per tutti, da entrambi i lati. È la red flag basic: la starter pack, la bandiera rossa d’ingresso».

Una sua personale bandiera rossa? È più diffidente davanti a una vegana o a una nazista dell’Illinois?
«In effetti la vegana potrebbe essere un grosso problema perché sono un vero carnivoro: amo la carne, ho anche fatto un corso per cucinarla alla francese a bassa temperatura e ho la griglia all’aperto. Per me potrebbe essere complicato avere una relazione con una vegana».

Ha mai fatto «la maschera al mango» come canta nel brano?
«Ci siamo cascati tutti. Quando la tua ragazza si fa una maschera di bellezza di qualunque tipo, alla decima volta cedi. Ovviamente l’ho fatta, ma non penso che ripeterò l’esperienza».

Paola Iezzi?
«È una regina della dance, e quindi un ponte generazionale che unisce pubblici diversi. E poi è una regina di fascino, lo sprigiona da ogni centimetro e compensa la bruttezza mia e di Dani. Grazie a lei diventiamo un trittico normale».

Dani Faiv?
«Siamo amici da un sacco di anni, ha mille difetti ma due sono i miei preferiti. In aereo fa sempre La Settimana Enigmistica, solo che è un cane assoluto con i cruciverba e urla chiedendo le soluzioni per tutto il volo. Una roba devastante. Per capire il grado di disagio dico solo che a un certo punto ho chiesto a una hostess di ritirargliela. Il secondo comportamento misterioso è quando va in bagno: noi maschi ci mettiamo dai tre ai quattro minuti di solito. Lui ce ne mette 15 e non riusciamo a capire qual è il problema».

Sono quasi passati dieci anni da «Andiamo a comandare», quel successo così improvviso l’ha travolta?
«Mi ha travolto perché è stato del tutto inaspettato, però è stato divertente, non lo ricordo come un incubo: è stato come vincere alla lotteria, ma senza andare fuori di testa, anche grazie a chi mi stava vicino e mi ha fatto tenere la testa sulle spalle. Sono eternamente grato a quel momento perché mi ha permesso di fare tutto quello che è venuto dopo».

Padre medico e madre biologa: che aspettative avevano su di lei?
«Beh, speravano che facessi l’università, invece non ho finito nemmeno il liceo, ho fatto la quarta e poi ho lasciato la scuola. Mia mamma — a ragione — non l’aveva presa benissimo. All’epoca ero completamente matto, ma forse per essere un artista bisogna essere anche un po’ folli. Certo con il senno di poi so che non c’è un percorso di studi per imparare quello che ho fatto, ma è una strada che non mi sento di consigliare a nessuno».

Si sente un cantante?
«Credo che il mio sia un percorso poco catalogabile, mi diverto a fare cose diverse in ambiti diversi tra musica, cinema e televisione. Mi definisco un ibrido. È un vantaggio, perché posso spaziare. Ma è anche un problema, perché in Italia piacciono le etichette chiare».

Orietta Berti dice lei è sempre in ritardo.
«Come al solito aveva voglia di fare polemica. Ormai Orietta si comporta come una trapper, fa i dissing finti per finire sui giornali».

15 agosto 2025