Ferragosto, che si celebra ogni anno il 15 agosto, è il giorno festivo più noto delle estati italiane. È una festa religiosa cattolica, in cui si celebra l’Assunzione in cielo di Maria, la madre di Gesù. Ma in Italia è diventato il giorno di riposo estivo per una ragione slegata dalla Chiesa: un servizio di treni istituito durante il regime fascista per favorire il turismo di massa, inaugurato nell’agosto nel 1931.
Il Ferragosto religioso
Secondo la tradizione cattolica, dopo aver terminato la propria vita terrena, Maria fu portata in Paradiso sia con l’anima che con il corpo. Per la Chiesa cattolica Maria è l’unica persona oltre a Cristo a essere stata assunta materialmente in cielo: un’anticipazione della risurrezione delle carni, cioè quel momento in cui, secondo i cattolici, alla fine dei tempi tutti i corpi dei defunti si ricongiungeranno alle loro anime dopo il Giudizio universale. L’Assunzione non implica per forza la morte di Maria, ma neppure la esclude. Su questo punto le varie confessioni cristiane divergono. Il dogma cattolico venne proclamato nel novembre del 1950 da papa Pio XII.
Il Ferragosto di Ottaviano Augusto
La parola Ferragosto invece deriva dalle feriae Augusti, il riposo di Augusto, una festività decisa dall’imperatore romano Ottaviano Augusto nel 18 avanti Cristo. La festa si rifaceva in parte ai Consualia, le antiche feste romane celebrate alla fine dei lavori agricoli, e aveva lo scopo di mettere insieme un certo numero di giorni di riposo alla fine del periodo del raccolto. I giorni di riposo erano accompagnati da feste e celebrazioni, che tipicamente si tenevano il primo giorno di agosto. I festeggiamenti furono spostati al 15 del mese per volontà della Chiesa cattolica, proprio per ricondurre la festività popolare all’Assunzione di Maria.
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I treni popolari di Ferragosto
A rendere Ferragosto una festività popolare in tutta Italia, però, contribuì l’istituzione durante il fascismo dei “Treni speciali celeri per i servizi festivi popolari”, noti come “Treni popolari di Ferragosto”: sono considerati la prima iniziativa pubblica per stimolare il turismo di massa nel nostro paese.
Il servizio fu inaugurato il 2 agosto del 1931 per iniziativa del ministero delle Comunicazioni, allora guidato da Costanzo Ciano, che era anche il consuocero di Benito Mussolini (l’anno prima suo figlio Galeazzo aveva sposato la figlia di Mussolini, Edda). Il servizio collegava una serie di città italiane con partenze a intervalli regolari per tutto il periodo estivo e a prezzi calmierati. Per il regime fu un modo di guadagnare consensi in maniera tutto sommato facile, perché permise a molte persone non ricche di prendersi una vacanza: durante il fascismo infatti il sistema economico italiano rimase modesto e arretrato, mentre aumentarono le disuguaglianze economiche.
Il turismo ferroviario fu favorito a suo tempo anche dall’urbanizzazione, che alimentò il desiderio di evadere temporaneamente dalla città, per chi poteva farlo, e dall’unificazione del Regno d’Italia, dopo la quale vennero aboliti una serie di controlli doganali interni, che garantirono una maggiore libertà di circolazione. Tra fine Ottocento e inizio Novecento i vari governi che si erano succeduti avevano lavorato e investito sulla rete ferroviaria, coinvolgendo studiosi e avviando iniziative culturali, aprendo sedi delle Ferrovie dello Stato all’estero.
Il fascismo non contribuì in maniera decisiva alla realizzazione della rete ferroviaria, ma cercò di rendere il turismo un fenomeno di massa per ragioni economiche e di propaganda. I Treni popolari vennero presentati, raccontati e promossi come un modo per animare le città, valorizzare il territorio nazionale e dare a chi lavorava tutto l’anno guadagnando poco la percezione di fare una esperienza “da ricchi”.
Le tratte erano varie e collegavano le principali città italiane tra loro, o con città più piccole: il giorno in cui fu inaugurato il servizio, per esempio, da Roma si poteva raggiungere Nettuno o Gaeta, da Milano Venezia e Savona, da Torino Albenga e Aosta, da Bologna Pesaro, da Taranto Bari e da Caserta Napoli. I Treni popolari venivano chiamati Treni popolari di Ferragosto anche perché verosimilmente il fatto che il 15 agosto fosse una data mobile che in certi anni poteva consentire un “ponte” spingeva molti a prenotare in quelle date. Secondo la Stampa in alcuni periodi poi ci furono offerte calmierate limitate ai giorni 13, 14 e 15 agosto.
Per favorire il turismo interno al paese il regime aveva lavorato a una politica di sconti, concessioni e incentivi sui biglietti, rivolti a singole persone, famiglie o aziende che organizzavano i viaggi dei propri lavoratori in comitiva. Fu da subito un successo: secondo dati citati in uno studio di Andrea Giuntini, esperto della storia ferroviaria italiana che insegna all’Università di Modena e Reggio Emilia, solo nella prima estate, tra il 2 agosto e il 20 settembre del 1931, quasi mezzo milione di persone utilizzò gli sconti. L’anno successivo il periodo dei Treni popolari venne esteso dal 5 giugno al 18 settembre, con una media di 58 gite al giorno, treni sempre al completo e centinaia di migliaia di passeggeri in totale.
Il servizio dei Treni popolari terminò il 3 settembre del 1939, con l’inizio della Seconda guerra mondiale. Il turismo di massa che permise di sviluppare fu comunque limitato a chi viveva in città e lavorava nelle fabbriche e negli uffici: per chi abitava in campagna o nei centri più piccoli e periferici l’abitudine alle vacanze e i mezzi per poterle fare arrivarono soprattutto nel Secondo dopoguerra.
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