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L’ultima gara prima della sosta estiva, in Ungheria, ha visto un Charles Leclerc enormemente amareggiato doversi accontentare di una quarta posizione al traguardo dopo aver conquistato la pole position al sabato ed essere stato in lizza per la vittoria finale per almeno due terzi di GP. La mancata conversione in un successo alla domenica della pole del sabato è – purtroppo – una costante per il #16 rosso.
Leclerc infatti in carriera ha conquistato 27 partenze al palo e solo otto vittorie. Di queste otto inoltre, solo cinque sono arrivate scattando dalla casella più avanzata della griglia. Questo significa che il monegasco ha ‘sprecato’ ben 22 pole position in carriera. Spesso chi critica l’alfiere del Cavallino si attacca proprio a questo dato statistico per sminuire il valore in gara del classe 1997.
La difesa di Brown
Zak Brown, CEO della McLaren che sta dominando il campionato, ha però interpretato in maniera diametralmente opposta questa statistica, prendendo le difese di Leclerc. Il manager americano ha parlato al sito Racer.com e – nell’ambito di un ragionamento più ampio che riguardava una certa narrativa critica da parte dei media nei confronti di Lando Norris – ha utilizzato il caso di Leclerc come un esempio.
“C’è stato un periodo in cui, secondo l’opinione generale, Lando non era capace di vincere partendo dalla pole position. Eppure adesso ha vinto quattro delle ultime cinque gare [in cui è partito] dalla pole“, ha dichiarato il massimo responsabile del team McLaren. Per Leclerc, secondo lui, vale un discorso analogo: “C’è un’altra statistica su Charles [Leclerc], di cui sono un grande fan, che dice che non ha vinto tante gare partendo dalla pole. Io non credo che questo sia un suo difetto“, ha dichiarato Brown.
Una questione di ‘narrazione’
“Penso che questo sia [un riflesso] di quanto [Leclerc] sia fantastico sul giro secco e che probabilmente riesca a portare davanti una macchina che invece non ha il ritmo-gara migliore. Quindi non è mia intenzione sminuirlo in alcun modo. Penso che [Leclerc] abbia un talento enorme. Ma il punto è che a volte si vuole creare un certo tipo di narrativa e poi, quando questa svanisce, non c’è mai una ritrattazione ‘pubblica’ di quello che si era detto prima“, ha concluso Brown.