I 184 paesi riuniti a Ginevra per mettere a punto il primo trattato internazionale per la lotta contro l’inquinamento da plastica non sono riusciti a raggiungere un accordo. Dopo oltre 10 giorni di intense trattative, sono state rispettate le più nere previsioni. I negoziati nella sede delle Nazioni Unite si sono conclusi senza un’intesa. Le divergenze riguardano questioni centrali: dai meccanismi di finanziamento, alla portata vincolante del testo, fino alla menzione degli effetti delle microplastiche sulla salute umana e perfino al titolo stesso del trattato. “Il mancato raggiungimento di un accordo deve essere un campanello d’allarme per il mondo intero: porre fine all’inquinamento da plastica significa affrontare direttamente gli interessi dei combustibili fossili“, ha affermato Greenpeace in un comunicato. Per Graham Forbes, capo delegazione dell’organizzazione ambientalista, “la crisi della plastica sta accelerando e l’industria petrolchimica è determinata a seppellirci per ottenere profitti a breve termine“.
Il trattato aveva l’obiettivo di ridurre la crescita esponenziale della produzione di plastica e imporre controlli globali e giuridicamente vincolanti sulle sostanze chimiche tossiche utilizzate per la produzione della plastica. Inger Andersen, direttore esecutivo del programma dell’Onu per l’ambiente, ha affermato che, nonostante le difficoltà e la delusione, “dobbiamo riconoscere che sono stati compiuti progressi significativi”. “Questo processo non si fermerà – ha affermato – ma è troppo presto per dire quanto tempo ci vorrà per arrivare a un accordo”. I negoziati avrebbero dovuto portare alla stesura del primo trattato giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche negli oceani. Ma proprio come nella riunione in Corea del Sud dello scorso anno, si sono conclusi in un nulla di fatto.
Luis Vayas Valdivieso, presidente del comitato negoziale, ha redatto e presentato due bozze di testo del trattato, sulla base delle opinioni espresse dai paesi. Ma i rappresentanti non hanno accettato di utilizzarne nessuna delle due come base per i negoziati. Valdivieso ha dichiarato che in questa fase non sono previste ulteriori azioni. I rappresentanti di Norvegia, Australia, Tuvalu e altre nazioni hanno espresso profonda delusione per il fatto di lasciare Ginevra senza un trattato. Il Madagascar ha affermato che il mondo “si aspetta azioni”. La commissaria europea Jessika Roswall ha affermato che l’Unione Europea e i suoi Stati membri nutrivano aspettative più elevate per questo incontro e che, sebbene la bozza non soddisfi le loro richieste, costituisce una buona base per un’altra sessione negoziale. La delegazione cinese ha affermato che la lotta contro l’inquinamento da plastica è una lunga maratona e che questa battuta d’arresto temporanea è un nuovo punto di partenza per raggiungere un consenso. Ha esortato le nazioni a collaborare per offrire alle generazioni future un pianeta senza inquinamento da plastica.
Uno dei nodi principali durante i negoziati è stato se il trattato dovesse imporre limiti alla produzione di nuova plastica o concentrarsi invece su aspetti quali una migliore progettazione, il riciclaggio e il riutilizzo. I potenti paesi produttori di petrolio e gas e l’industria della plastica si oppongono ai limiti alla produzione. L’Arabia Saudita ha affermato che entrambe le bozze mancano di equilibrio.
La bozza, pubblicata a Ferragosto, non includeva un limite alla produzione di plastica, ma riconosceva che gli attuali livelli di produzione e consumo sono “insostenibili” e che è necessaria un’azione globale. È stata aggiunta una nuova formulazione per affermare che tali livelli superano le attuali capacità di gestione dei rifiuti e che si prevede un ulteriore aumento, “rendendo necessaria una risposta globale coordinata per arrestare e invertire tali tendenze”. Si parla di ridurre i prodotti di plastica contenenti “una o più sostanze chimiche preoccupanti per la salute umana o l’ambiente”, nonché di ridurre i prodotti di plastica monouso o a breve durata.
Si stima che ogni anno nel mondo vengano prodotte oltre 460 milioni di tonnellate di plastica, di cui circa il 75 per cento finisce tra i rifiuti, invadendo oceani ed ecosistemi. E, secondo l’Onu, la produzione annuale potrebbe raddoppiare fino a 884 milioni di tonnellate nel 2050. Ma, secondo alcune stime, potrebbe anche triplicare fino al 2060.