Centro di vaccinazione degli Ospedali universitari di Ginevra (HUG) organizzato per la quarta dose di richiamo contro il Covid-19 a Ginevra, 10 ottobre 2022.
Keystone / Salvatore Di Nolfi
L’aumento dei casi di morbillo nel mondo alimenta le preoccupazioni per la sempre maggiore esitazione verso i vaccini. Se molti Governi faticano a promuovere l’immunizzazione, il sistema sanitario svizzero, con le sue particolari integrazioni, sembra suggerire che la fiducia sia un’arma più efficace di qualunque pressione.
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24 luglio 2025 – 09:06
I focolai di malattie prevenibili tramite vaccino, come il morbillo e la pertosse, stanno facendo di nuovo notizia non solo nei Paesi con accesso limitato all’assistenza sanitaria, ma anche in zone in cui le vaccinazioni sono ampiamente disponibili e gratuite.
Nel 2024, l’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per l’Europa ha registratoCollegamento esterno il più alto numero di casi di morbillo in oltre 25 anni. Negli Stati Uniti, l’epidemia in corso ha già causato i primi decessi legati al morbilloCollegamento esterno in oltre un decennio, tanto che il Paese rischia di perdere lo status di eradicazione del morbillo endemico raggiunto nel 2000.
Queste epidemie, alimentate almeno in parte da un calo della copertura vaccinale, ci ricordano che l’immunizzazione rimane un fattore fondamentale per controllare ed eliminare le malattie infettive. Negli ultimi anni le preoccupazioni e i dubbi sulla necessità, la sicurezza e l’efficacia dei vaccini sono molto aumentati.
“La percentuale di persone completamente contrarie ai vaccini è davvero esigua: in Svizzera si aggira intorno all’1-2%.”
Michael Deml, Ospedale cantonale di Basilea Campagna
Sebbene l’esitazione non porti necessariamente a un rifiuto, può comunque causare ritardi, richiami mancati e una minore copertura complessiva. Sono tutti fattori che aumentano il rischio di diffusione di virus e infezioni batteriche potenzialmente letali.
Se i Governi di tutto il mondo sono alle prese con una crescente esitazione nei confronti dei vaccini, l’esperienza della Svizzera con i fornitori di medicine complementari e alternative (MCA), ben integrati nel sistema sanitario e spesso percepiti come più aperti e comprensivi, evidenzia invece come una comunicazione empatica e incentrata sul o sulla paziente possa fare la differenza.
Nonostante i media tendano a dipingerla come antivaccinismo, l’esitazione è, per definizione, “uno stato di indecisione e incertezza prima di prendere una decisione” sull’opportunità di sottoporsi a un vaccino, afferma Heidi Larson, docente di antropologia, rischio e scienza delle decisioni presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine. Larson ha fondato il Vaccine Confidence ProjectCollegamento esterno nel 2010, per comprendere meglio il crescente scetticismo verso i vaccini e la forte disinformazione in merito.
In questo senso, bisognerebbe evitare di classificare le persone semplicemente come “pro” o “contro” i vaccini, avverte Michael Deml, ricercatore presso il dipartimento di malattie infettive dell’Ospedale cantonale di Basilea Campagna. “La situazione è molto più complessa e variegata”.
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Il morbillo si diffonde in Europa e negli Stati Uniti: anche la Svizzera è a rischio?
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20 giu 2025
Il morbillo, una malattia che sembrava vicina all’eradicazione, è tornato a diffondersi. In Svizzera una crisi appare improbabile, ma le autorità sanitarie invitano a non abbassare la guardia.
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Si possono avere dubbi su un vaccino specifico, preoccuparsi del numero di vaccini ricevuti dai propri figli o figlie in un breve periodo di tempo, o porsi interrogativi per qualcosa che si è letto o sentito, dice Deml, che ha conseguito un dottorato in epidemiologia e salute pubblica. “Il ventaglio di possibilità è piuttosto ampio”, aggiunge.
“Ma la percentuale di persone completamente contrarie ai vaccini è davvero esigua: in Svizzera si aggira intorno all’1-2%”, rileva. Secondo uno studioCollegamento esterno pubblicato nel 2022, tale percentuale si aggira invece intorno al 3% nel Regno Unito e al 7% in Stati Uniti e Canada.
“Pur trattandosi di piccoli gruppi, spesso fanno molto rumore”, afferma Philipp Dreesen, professore di linguistica digitale e analisi del discorso presso l’Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW). Dreesen conduce un progetto di ricerca sul linguaggio legato ai vaccini nella Svizzera tedesca e su come è evoluto tra il 2000 e il 2025: “C’è una fetta di popolazione molto più ampia e silenziosa che è semplicemente esitante o cauta”.
È proprio su questo gruppo di persone indecise che dovrebbero concentrarsi le autorità sanitarie, perché si tratta di individui ancora ricettivi a informazioni e rassicurazioni.
Vecchie paure, nuove piattaforme
L’esitazione vaccinale non è una novità e nemmeno un’esclusiva dell’era digitale: “Esiste fin dallo sviluppo dei primi vaccini”, afferma Dreesen. Sebbene le sue caratteristiche varino nel tempo e da persona a persona, le preoccupazioni di fondo rimangono le stesse: effetti collaterali, livello di sicurezza e necessità effettiva di un determinato vaccino.
Secondo Heidi Larson, tuttavia, negli ultimi decenni l’esitazione è molto aumentata, tendenza che esperti ed esperte attribuiscono all’ampia risonanza di Internet e dei social media, capaci di diffondere rapidamente disinformazione e alimentare i dubbi. Nel 2019, l’OMS ha inserito l’esitazione vaccinale tra le dieci maggiori minacce per la salute globaleCollegamento esterno e la considera tutt’ora un problema di rilievo.
“Prima del Covid-19, una parte significativa della popolazione era passivamente favorevole ai vaccini.”
Heidi Larson, London School of Hygiene & Tropical Medicine
Nel dicembre 2024, il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ribaditoCollegamento esterno il costante impegno dell’organizzazione nella lotta a “fake news, bugie, teorie complottistiche, cattiva informazione e disinformazione”. Si tratta di elementi che minano la fiducia nelle politiche sanitarie basate su prove di efficacia, compresi i piani di immunizzazione.
Nell’Unione Europea, la fiducia della popolazione nei confronti dei vaccini è molto diminuita, rivela un’indagineCollegamento esterno della Commissione Europea e del Vaccine Confidence Project: la percentuale di persone intervistate che dichiara di ritenere i vaccini importanti è scesa da circa il 92% nel 2020 all’81,5% nel 2022, con cali riscontrati in tutti i 27 Stati membri esclusa la Svezia. La fiducia nell’efficacia dei vaccini è scesa dall’89,7% all’85,6%, mentre in 16 Paesi meno dell’80% degli intervistati e intervistate considera i vaccini sicuri.
Il Regno Unito ha registrato un calo ancora più marcatoCollegamento esterno: nel 2023, solo il 70% delle persone adulte ha dichiarato che i vaccini infantili sono importanti, rispetto a oltre il 90% del 2018. In Svizzera, la percentuale è rimasta relativamente stabile, ma è altrettanto bassa: circa il 69%.
Nei Paesi ad alto reddito sembra esserci un nesso tra l’esitazione vaccinale e l’appartenenza alla classe media superiore, con un buon livello di istruzione e attenzione alla salute, dice Michael Deml: chi fa esercizio fisico, segue una dieta equilibrata e nutriente e cerca attivamente informazioni sui farmaci e sul benessere ha maggiori probabilità di mettere in discussione i vaccini.
In Svizzera, questo meccanismo si sovrappone all’uso della medicina complementare e alternativa, che è statisticamente più comune tra chi dubita dei vaccini, anche se Deml sottolinea che si tratta solo di una correlazione: “Non significa che una cosa sia causa dell’altra”.
La fiducia parte dagli ambulatori
Un fattore chiave per contrastare l’esitazione vaccinale è la fiducia pubblica nel sistema sanitario e la convinzione di pazienti e genitori che il vaccino non sia una costrizione.
“La gente deve fidarsi del messaggero per credere nel messaggio”, spiega Deml. In Svizzera, la fiducia di cittadini e cittadine nei confronti del personale medico e degli operatori sanitari rimane alta, tanto che sono le prime fonti consultate dai genitori in cerca di informazioni sulle vaccinazioni infantili.
Una caratteristica distintiva del sistema sanitario svizzero è l’importanza delle MCA. Circa il 30%Collegamento esterno della popolazione ricorre a questo tipo di servizi, che comprendono pratiche come l’agopuntura, l’omeopatia, la medicina antroposofica (una forma di medicina alternativa che comprende massaggi, esercizio fisico e la psicoterapia) e la fitoterapia. Se fornite da personale medico con certificazione MCA, queste pratiche vengono tutte rimborsate dall’assicurazione sanitaria di base.
“Se le autorità o persone esperte del settore dichiarano una cosa per poi rimangiarsela, la fiducia dell’opinione pubblica può uscirne compromessa.”
Philipp Dreesen, Università di scienze applicate di Zurigo
Secondo la ricercaCollegamento esterno di Deml, i e le pazienti riferiscono di sentirsi più a loro agio nel parlare dei vaccini con i fornitori di MCA, che vengono percepiti come più neutrali. “In genere, il loro approccio è: ‘Siamo qui per darvi informazioni e rispondere alle vostre domande, ma la decisione finale spetta a voi’”, spiega Deml.
Questo favorisce conversazioni oneste, rassicuranti, nonché la sensazione di ricevere ascolto, tutti elementi che possono servire a contrastare l’esitazione. Al contrario, i biomedici vengono percepiti come coloro che spingono attivamente le persone a vaccinarsi, a volte con vere e proprie pressioni.
Il personale medico spesso si concentra sugli obiettivi di vaccinazione a livello di popolazione, cosa che può portare a considerare “problematiciCollegamento esterno” coloro che mostrano esitazioni o rifiutano i vaccini, afferma Deml. Di solito, quando i pazienti fanno domande sulla loro salute, i medici la considerano una cosa positiva, ma con i vacciniCollegamento esterno può accadere il contrario.
Questa pressione percepita, unita alla mancanza di formazione in materia di comunicazione, può rendere le conversazioni sui vaccini difficili per operatori e operatrici. “Abbiamo condotto un sondaggio online su quasi 2’000 fornitori di servizi sanitari in Svizzera, tra cui medici, farmacisti e farmaciste, ostetrici e ostetriche e personale infermieristico. Quasi tutti hanno auspicato una maggiore formazione”, spiega Deml. “Solo il 46% ha dichiarato di sentirsi a proprio agio nel parlare di vaccini con pazienti esitanti”.
Un cambiamento di mentalità tra il personale medico aiuterebbe a combattere l’esitazione. Invece di considerare le domande come una forma di resistenza, bisognerebbe trasformarle in un’opportunità per infondere fiducia, dice Deml: “Prendendosi il tempo necessario per rispondere alle preoccupazioni, i medici favoriscono scelte informate e rafforzano la fiducia nei vaccini e nel sistema sanitario”.
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Conseguenze indesiderate
La dinamica medico-paziente può essere influenzata anche dalle campagne di salute pubblica e dai messaggi dei media. “Il personale medico viene coinvolto quando c’è una forte spinta a raggiungere l’immunità di gregge, e anche i media possono contribuire ad amplificare la pressione”, afferma Deml. L’enfasi sull’immunità di gregge può allontanare l’attenzione dei medici dal o dalla paziente, facendo sentire alcune persone inascoltate o sotto pressione.
Allo stesso tempo, questo tipo di messaggio potrebbe non avere la risonanza auspicata dalle autorità sanitarie: “Gli appelli alla responsabilità sociale sono generalmente meno efficaci dei messaggi che si concentrano sui benefici personali o familiari”, afferma Matteo Galizzi, professore associato di scienze comportamentali alla London School of Economics.
Enfatizzare eccessivamente l’immunità di gregge può anche avere l’effetto opposto, una volta raggiunta, poiché genera un falso senso di sicurezza. “La gente può iniziare a pensare: ‘Non ho bisogno di vaccinarmi perché mi proteggono già gli altri’”, afferma Galizzi.
Le conseguenze indesiderate possono derivare anche da altre politiche. Rendere i vaccini obbligatori può sembrare una soluzione semplice per aumentare la copertura, ma in pratica può rivelarsi controproducente, avverte Galizzi. “Bisogna essere molto cauti con i mandati e considerare ogni effetto possibile”, afferma. “Si rischia di aumentare il sentimento anti-istituzionale o di alimentare il sospetto che certe politiche abbiano un secondo fine”.
In quali Paesi europei i vaccini infantili sono obbligatori?
Tra i 30 Paesi dell’UE/SEE, dieci prevedono la vaccinazione infantile obbligatoriaCollegamento esterno per difterite, tetano, pertosse, epatite B, Haemophilus influenzae di tipo b (Hib), poliomielite, morbillo, parotite e rosolia. Altri Paesi del continente ne richiedono solo alcuni.
Tra il 2014 e il 2024, sei Paesi dell’UE/SEE hanno introdotto almeno un ulteriore vaccino obbligatorio nell’infanzia. L’Italia, ad esempio, nel 2017 ha reso obbligatori dieci vaccini (tra cui morbillo, parotite e rosolia) per minori fino ai 16 anni, imponendo sanzioni a chi non adempie all’obbligo. La Germania ha fatto lo stesso nel 2020, obbligando bambini e bambine che frequentano scuole e asili a vaccinarsi, ma solo contro il morbillo. Nel 2018, la Francia ha ampliato l’elenco dei vaccini infantili obbligatori da tre a undici.
La Svizzera, dal canto suo, ha un approccio tradizionalmente diverso. L’Ufficio federale della sanità pubblica raccomanda una serie di vaccinazioni per lattanti, bambini e bambine, ma nessuna è obbligatoria. L’accesso agli asili e alle scuole non dipende dallo stato vaccinale, poiché il Paese preferisce lasciare libertà di scelta in materia di salute, afferma Michael Deml. “Non si ha intenzione di imporre alcun obbligo”, aggiunge.
Il Covid ha cambiato le carte in tavola
La pandemia e la corsa globale allo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19 hanno cambiato molto la percezione e l’accettazione dei vaccini da parte dell’opinione pubblica.
“Prima del Covid-19, una parte significativa della popolazione era passivamente favorevole ai vaccini”, afferma Heidi Larson. “In particolare, le persone adulte senza figli o figlie piccoli e che non avevano ancora l’età per vaccini come l’antinfluenzale. Insomma, persone che non cercavano attivamente informazioni in merito”.
La situazione è cambiata da un giorno all’altro. “D’un tratto, molte persone sono state esposte alla grande quantità di informazioni (e di disinformazione!) disponibili online”, spiega la docente. “Non sono diventate necessariamente contrarie ai vaccini, ma hanno iniziato a porsi nuovi dubbi e domande”.
Tale aumento dell’attenzione emerge anche dalla ricerca di Philipp Dreesen, che segue l’evoluzione del linguaggio legato ai vaccini prima e dopo la pandemia.
Un cambiamento generazionale nella fiducia
L’indagineCollegamento esterno condotta per la Commissione europea dal Vaccine Confidence Project suggerisce un crescente divario generazionale nel modo in cui si affronta l’immunizzazione. Tra il 2018 e il 2022, nell’UE, la fiducia nei vaccini è aumentata tra le persone di una certa età, mentre è generalmente diminuita tra le persone più giovani, ampliando il divario esistente. Questa tendenza può essere osservata confrontando i livelli di accordo con affermazioni quali “i vaccini sono sicuri”, “efficaci” e “compatibili con quello in cui credo”.
Esperti ed esperte suggeriscono che questo divario derivi da una diversa percezione del rischio: le persone più anziane, che hanno corso maggiori rischi per il Covid-19, hanno reagito alle comunicazioni che enfatizzavano i benefici personali dei vaccini, mentre le persone più giovani sono state maggiormente influenzate dalle preoccupazioni sugli effetti collaterali e dagli ostacoli percepiti.
Lo studio dell’UE ha rilevato anche un crescente divario nell’atteggiamento verso il vaccino trivalente, per cui persone tra i 18 e i 34 anni hanno mostrato un maggiore scetticismo sia sulla sua sicurezza che sulla sua importanza. Coloro che avevano vent’anni durante la pandemia stanno diventando genitori e devono prendere decisioni su come vaccinare i propri figli e figlie, osserva Deml, aggiungendo che se questa generazione è più scettica, potrebbe essere più propensa a ritardare o saltare le vaccinazioni di routine, aumentando il rischio di epidemie prevenibili.
Sia Larson che Dreesen sottolineano che assistere in tempo reale all’evoluzione delle procedure scientifiche, con le raccomandazioni delle autorità sanitarie che cambiavano di continuo e le evidenze sul Covid-19 in continua evoluzione, può aver minato la fiducia della popolazione. “Se le autorità o persone esperte del settore dichiarano una cosa per poi rimangiarsela, a prescindere dalle ragioni scientifiche che ci sono dietro, la fiducia dell’opinione pubblica può uscirne compromessa”, afferma Dreesen.
Quale scienza conta?
Nonostante la crescente esitazione nei confronti dei vaccini, la fiducia nella scienza e in chi la pratica rimane complessivamente alta a livello globale, dice una ricercaCollegamento esterno dell’Edelman Trust Institute, un think-tank che analizza la fiducia nella società, e del Global Listening Project, un’organizzazione no-profit co-fondata e presieduta da Larson.
Un ristoratore controlla un certificato Covid-19 in un ristorante di Zurigo nel dicembre 2021.
Keystone / Michael Buholzer
Tuttavia, “il discorso sembra certamente più polarizzato”, afferma Dreesen. “Forse era già così, ma il Covid-19 lo ha reso più visibile”.
Chi ha delle domande spesso si rivolge a Internet per trovare risposte, ma la quantità di voci in opposizione tra loro può risultare disorientante, rendendo più difficile distinguere le fonti affidabili da quelle fuorvianti, dice Larson.
Per contrastare la crescente influenza delle narrazioni alternative, scienziati e scienziate devono ripensare il modo in cui comunicano con il pubblico: “Dobbiamo raggiungere le persone in maniera più rilevante, emotiva ed empatica”, afferma la docente, un approccio che la Svizzera ha adottato già da diversi anni, in particolare tra i fornitori di MCA.
Larson raccomanda inoltre di collaborare con figure fidate a livello locale per condividere le informazioni, anche se non si tratta di operatori sanitari: “Bisogna capire chi sono le persone più esitanti verso i vaccini e includerle nella propria strategia”.
“Far accettare i vaccini è possibile, ma bisogna rispondere rapidamente alle preoccupazioni emergenti”, afferma Larson. “È un momento di grande vulnerabilità, ma può essere anche un’opportunità”.
Articolo a cura di Nerys Avery/vm/ts
Traduzione di Camilla Pieretti
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