Non esistano problemi sessuali, semmai difficoltà radicate nel vissuto individuale. È una delle tesi di fondo di “D’amore e d’altre cose. Eros, vita e clinica” di Anna Maria Ferraro e Girolamo Lo Verso, che alternano teoria e storie personali dei pazienti dei due terapeuti e lasciano volutamente irrisolto un elemento…

Un piccolo manuale, un saggio, una riflessione a due voci che parla di intimità e di relazioni, sia dal punto di vista affettivo sia da quello fisico, indagando uno degli argomenti che, volente o nolente, coinvolge e attraversa l’esistenza dell’umanità.

Si chiama D’amore e d’altre cose. Eros, vita e clinica (71 pagine, 12 euro) e a firmarlo sono Anna Maria Ferraro, psicoterapeuta e già docente dell’Università di Palermo, autrice di saggi su identità, sofferenza e legame interpersonale, e Girolamo Lo Verso, professore emerito di psicoterapia, studioso di analisi, trauma e psiche mafiosa.

Cornici culturali ed esperienze

Pubblicato dalla casa editrice Alpes, nella collana Psiche e dintorni, il volume intreccia un apparato teorico — accessibile anche a un lettore non specializzato — con storie personali di pazienti seguiti dai due terapeuti, mettendo in luce come esperienze passate, cornici culturali e aspettative sociali incidano sul modo di vivere la dimensione dell’eros in tutte le sue sfaccettature.

Il saggio si divide in due parti. La prima indaga le cornici culturali che ci condizionano e all’interno delle quali ci muoviamo: la cultura patriarcale, la religione, la politica, ma anche certe teorie ormai superate che hanno a lungo orientato l’interpretazione di certi comportamenti da parte di psichiatri e terapeuti — basti pensare, ad esempio, al tema dell’omosessualità. La seconda parte guarda invece alle esperienze personali, soprattutto infantili, legate alle modalità di accudimento e ai traumi, le cosiddette “esperienze sfavorevoli infantili”.

Le influenze del desiderio intimo

Filo conduttore dell’intero libro è la volontà di smontare luoghi comuni legati all’eros, primo fra tutti quello della “normalità”. Ferraro e Lo Verso evidenziano come il desiderio intimo non sia solo un fatto privato, ma il risultato di influenze familiari, antropologiche e culturali che contribuiscono a modellare la personalità.

Il testo affronta inoltre il peso dei gruppi di appartenenza nel plasmare l’intimità — particolarmente interessante il paragrafo dedicato alla cultura mafiosa, tema centrale nelle ricerche di entrambi gli autori — e mostra come gli stereotipi, in qualsiasi contesto, siano sempre forieri di sofferenza. La tesi di fondo è che non esistano problemi sessuali o intimi in senso stretto, piuttosto difficoltà radicate nel vissuto individuale.

Nella seconda parte, gli autori si soffermano sul desiderio erotico e sulla molteplicità dei modi in cui esso viene vissuto: da cosa dipende? cosa lo compromette? cosa lo preserva? Le storie evolutive, tutte differenti, alcune delle quali riportate nel libro, evidenziano quanto le modalità di accudimento — sicuro, ansioso-preoccupato o ansioso-evitante — e le esperienze sfavorevoli, come violenze, abusi o lutti, segnino profondamente la vita del bambino e, di conseguenza, dell’adulto.

Il saggio, pur centrato su aspetti clinici e psicologici, può attrarre anche lettori provenienti da ambiti diversi. Chi si occupa di analisi letteraria, ad esempio, può trovare spunti per rileggere personaggi e intrecci alla luce delle riflessioni degli autori. Si pensi, solo per fare due esempi tra i molti possibili, a due casi editoriali come Una vita come tante di Hanya Yanagihara oppure a Un amore senza fine di Scott Spencer (entrambi editi da Sellerio), definito dallo stesso autore in un’intervista “un libro sull’eros”.

La terapia come scelta consapevole

Tra gli aspetti più stimolanti del saggio — che fa costante riferimento a esperienze cliniche — c’è l’attenzione non solo alle difficoltà, ma anche alle possibilità di trasformazione e crescita attraverso fattori protettivi e riparativi. È forse questa la parte che più coinvolge il lettore non specialista, perché suggerisce le potenzialità della terapia quando vissuta come scelta consapevole.

La scrittura di Ferraro e Lo Verso è limpida e diretta, capace di evocare immagini e rimandi culturali che spaziano dalla musica al cinema. Tra i riferimenti più riusciti spicca quello al film Oltre il giardino di Hal Ashby e al suo protagonista.

Dal libro emerge anche un elemento volutamente lasciato irrisolto, quello che gli autori chiamano “il mistero dell’incontro intimo”. Una domanda destinata a rimanere in gran parte inevasa, poiché “ha una base poetica ed è lì che dovrebbe rimanere ancorato: ai miti, al linguaggio immaginifico, all’impossibilità di essere svelato”.

Ed è forse questa la componente che rende l’eros uno dei temi più affascinanti e più discussi nella storia umana: qualcosa che va oltre ogni dimensione razionale. Come scrive Pablo Neruda in un verso contenuto in Cento sonetti d’amore, del resto, amare significa poter dire e pensare: «Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove».

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