Il Sorpasso è probabilmente il film di Ferragosto per eccellenza, almeno per noi italiani: è il 1962, Roma è vuota e Bruno Cortona, 36 anni, estroverso e amante della guida spericolata, passa la mattina a bordo della sua Lancia Aurelia B24 in cerca di sigarette e di un telefono. Per caso, incontra Roberto Mariani, un giovane studente.

Dopo una chiacchierata e una telefonata, Bruno convince (o meglio trascina) il ragazzo a seguirlo in macchina per una gita improvvisata. Quello che doveva essere un breve giro diventa un viaggio lungo la via Aurelia verso la Toscana e il mare, tra soste casuali, visite a parenti, incontri con vecchie conoscenze e momenti di confidenze inattese. Bruno, con la sua vitalità e le sue provocazioni, diventa per Roberto una sorta di maestro di vita sui generis, spingendolo a mettere in discussione timidezze, paure e visioni convenzionali dell’esistenza.

Il legame, seppur bizzarro, cresce fino all’ultimo tratto del viaggio. Ma durante un sorpasso azzardato su una strada costiera, la spensieratezza si interrompe bruscamente: per evitare un camion, Bruno sterza con forza, urta un paracarro e l’auto precipita in una scarpata. Bruno, sbalzato fuori, sopravvive con ferite leggere. Roberto, rimasto intrappolato nell’auto, muore sul colpo.

Quando gli agenti accorrono, Bruno, sotto shock, ammette di non sapere nemmeno il cognome del ragazzo che, in poco più di due giorni, era diventato il compagno di un’avventura irripetibile e fatale. Un epilogo amaro che smonta in un istante la leggerezza di una vacanza improvvisata, trasformandola in una riflessione tragica sulla fragilità della vita.