Il debito pubblico è sempre più un problema per la Francia di Emmanuel Macron che si prepara a un autunno caldo fatto di tensioni sui conti e del giudizio dell’Assemblea Nazionale sulla manovra lacrime e sangue del premier François Bayrou, che mira a tagliare le passività preservando voci di spesa come gli investimenti in Difesa. Parigi, che deve affrontare un deficit ipertrofico e una complessa gestione dei conti nazionali, sta vedendo l’Oat, il titolo decennale nazionale, raggiunto nel rischio di rendimento nientemeno che dal Btp italiano.
Lo spread tra il rendimento del Btp e dell’Oat si è praticamente chiuso. Oscilla infatti tra i 14 e i 20 punti base, con i due titoli che rendono poco meno del 4% e sono separati dunque da settimane da meno dello 0,2% di rendimento. Un sostanziale pareggio che potrebbe concretizzarsi in un imprevedibile sorpasso se i due Paesi continuassero i sentieri che percorrono da mesi, con da un lato una Francia presa tra tensioni economiche e politiche miste a conflittualità sociali e dall’altro un’Italia che, nonostante i problemi strutturali del sistema-Paese, regge. E lo fa sul piano politico, economico, industriale, nonostante avversità, problematiche strategiche, azioni di politica economica di piccolo cabotaggio.
A settembre, Bayrou dovrà affrontare il fuoco di fila del Parlamento sulla manovra mentre il governo di Giorgia Meloni si avvierà verso il compimento dei tre anni di età senza particolari scossoni. In sostanza, i problemi di Italia e Francia sul debito sono ormai ben distanziati: per Roma l’indebitamento pubblico resta alto in rapporto al Pil ma gestibile. Dal 154,3% del Pil nel 2020, anno della pandemia di Covid-19, al 135,3% del 2024 il debito pubblico di Roma è sceso, in rapporto al Pil, e il deficit scenderà tra 2026 e 2027 sotto il 3% secondo quanto prospettato nel Documento di Economia e Finanza ad aprile. Parigi deve invece fare i conti con un indebitamento alto e in avvitamento.
Il deficit francese è al 5,8% del Pil, alimentato da una gestione incontrollata delle spese post-Covid. Parigi ha registrato un deficit al 5,8% del Pil nel 2024, rischia di superare il 6% quest’anno e secondo i calcoli non lo taglierà sotto il 3% prima del 2029. “Il rapporto debito-Pil si espanderà dal 113% del 2024 al 118% del 2026″, analizza il Financial Times, sottolineando inoltre come la Francia abbia alimentato quasi un terzo dei 3.400 miliardi di euro di passività dello Stato dalla pandemia ad oggi.
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I sussidi alle imprese colpite dalle chiusure, le politiche emergenziali, la spesa contro la crisi energetica, l’impennata dei costi della costruzione dei nuovi impianti nucleari, la ri-nazionalizzazione del gigante delle utility Edf, il maxi-programma di riarmo voluto da Macron hanno avuto un costo economico notevole. A ciò si aggiunge la pressione sociale contro le politiche di Macron, dalle pensioni all’ambiente, che si sono tramutate in una rivolta politica solo tamponata alle legislative del luglio 2024.
A oggi, il governo liberale dell’inquilino dell’Eliseo e del centrista Bayrou rischia di essere responsabile di un collasso delle finanze pubbliche di cui, ironia della sorte, l’anno scorso ammoniva in caso di vittoria politica della destra del Rassemblement National o della sinistra populista de La France Insoumise. Nel frattempo, la crisi della Quinta Repubblica continua mentre Parigi rischia di avvicinarsi al voto per l’Eliseo nel 2027 nel pieno di una crisi debitoria e fiscale. Uno scenario senza precedenti e diverso da quello in cui tra due anni, in autunno, anche l’Italia andrà al voto.
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