PADOVA – «Ogni tanto tornava a correre con noi, era sempre iscritta al gruppo. Ora però la nostra Ale come la chiamano tutt’ora, commossi, i ragazzi del Galzignano Trail Friends, era molto presa da queste sfide alpine, estreme, ma assolutamente alla sua portata, che tanto la appassionavano e per le quali si preparava con grande cura ed il giusto allenamento». «È stato un terribile fulmine a ciel sereno – conferma Alessandro Menato, presidente dei Gtf. – L’abbiamo vista crescere sportivamente e come persona. Pur essendo da Campodarsego, aveva questa innata passione per la natura e tramite amicizie comuni è arrivata al nostro gruppo 8 o 9 anni fa per non lasciarci più. All’inizio non mancava davvero mai: ad ogni corsa, trail, gara vestiva la nostra divisa giallo fosforescente. Poi negli ultimi anni ha abbracciato la passione sfrenata per la montagna, ma quando poteva tornava volentieri a farsi una corsetta sui Colli Euganei. Era un portento: la sua ultima gara con noi è stata a Cortina sulle Dolomiti lo scorso anno, dove ha concluso gli 80 chilometri con le sue amiche, con una gioia incontenibile. Poi lo scorso novembre abbiamo festeggiato tutti insieme i 10 anni dei Gtf e ovviamente ci ha tenuto ad esserci. In tutto questo tempo insieme abbiamo avuto davvero la fortuna di apprezzarne la crescita come donna, umanamente, in tutte le fasi della sua vita, ma anche come sportiva fino a vederla approdare alla montagna, la sua passione più totalizzante. Purtroppo la montagna fa innamorare, ma talvolta non perdona, ed è successo anche questa volta. Oggi siamo tutti sconvolti, non riusciamo nemmeno a realizzare una tragedia simile, alla nostra Ale».
APPROFONDIMENTI
ESPERTA
A parlare della giovane di Campodarsego è anche il presidente del Cai di Padova, Gianfranco Munari. «Era una donna particolarmente appassionata la ricorda. Si è iscritta nel 2020 al nostro club, arrivando da quello di Dolo al quale apparteneva precedentemente. Aveva fatto con noi il corso di sci alpinismo e questo inverno il corso di alpinismo avanzato. Era da considerarsi un’alpinista esperta, tradita dal meteo. Mi si stringe il cuore a sapere di questa perdita perché nella mia lunga carriera alpinistica ho perso ben due amici in montagna e quando succede, anche a persone molto esperte, si tratta sempre di incidenti che ci colgono tristemente tutti, come comunità. Ma quest’anno in maniera particolare si sta verificando una vera ecatombe, con oltre 60 incidenti mortali dall’inizio del 2025. Una cifra che spaventa, figlia di tanti fattori. Uno di questi è che la montagna è più instabile: si contano frane dappertutto in modo 10 volte superiore a 10 anni fa. Tutte le più grandi montagne stanno franando con le conseguenze che vediamo accusa il presidente a capo di 4.200 soci e 380 accompagnatori. Purtroppo lo diciamo sempre anche nei nostri corsi: il rischio in montagna è sempre presente, non si arriva mai ad azzerarlo. Il nostro compito come guide e accompagnatori è quello di arrivare più vicini possibile allo zero e fare in modo che le persone che guidiamo abbiano questo tipo di sensibilità ed attenzione. Purtroppo però, se i corsi sono utilissimi e minimizzano il pericolo, è sempre possibile accada qualcosa, anche in termini di fratture o ferite. D’altronde ci si può trovare sotto ad improvvisi temporali, fulmini, vento, ma anche un banale sasso che frana dall’alto e che, anche se hai il caschetto in testa, ti colpisce con una forza di accelerazione durante la caduta quasi fosse un masso. Nei corsi si cerca di fare una formazione molto accurata, ma la maggior parte degli incidenti in montagna è dovuta ad un’errata valutazione del pericolo, lo si vede in maniera inferiore. Purtroppo nella storia dell’alpinismo, tutti i più grandi non sono morti nelle imprese difficili, ma in quelle apparentemente facili».