di
Viviana Mazza, inviata ad Anchorage

I due leader parlano di grandi progressi (senza svelare quali) e si dicono comunque fiduciosi. Putin ribadisce che occorre rimuovere le radici profonde del conflitto

Trump era arrivato in Alaska dicendo di volere un cessate il fuoco e precisando in aereo di sapere che forse non sarebbe stato immediato ma che non sarebbe stato contento se il cessate il fuoco non fosse arrivato oggi. La giornata si è conclusa senza un cessate il fuoco e con una conferenza stampa congiunta- lampo, in cui (cosa estremamente rara per Trump) non hanno risposto a nessuna delle domande gridate dai giornalisti. 

Da 10 anni Putin non veniva su suolo americano e in sé il suo arrivo è stato storico. La cerimonia di arrivo dei due leader è stata amichevole e calorosa: sono atterrati sulla pista della base, sono scesi contemporaneamente dalle scalette per poi camminare su tappeti rossi fino a stringersi calorosamente la mano dietro la scritta Alaska 2025 circondati da caccia americani. Hanno viaggiato insieme da soli e senza interpreti nella limousine del presidente, The Beast. Poi ci sono state quasi tre ore di incontro, non in privato come originariamente previsto, ma in compagnia di due consiglieri ciascuno (il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff per gli Usa e i ministri Sergei Lavrov , responsabile degli Esteri, e Andrei Belousov, alla Difesa, per la Russia). Infine la conferenza stampa, che doveva avvenire verso le 15:30 è stata anticipata in grande fretta (il programma prevedeva un incontro allargato con le due delegazioni e un pranzo di lavoro che non sembra siano mai avvenuti). Trump e Putin sono entrati alle 14:53 del pomeriggio davanti ai giornalisti, alle loro spalle la scritta «Pursuing Peace» (perseguire la pace). Dodici minuti dopo la conferenza stampa era già finita; Trump ha parlato per appena tre minuti.  



















































Putin ha parlato per primo e ha riservato grandi complimenti al presidente Trump, dicendo che i negoziati sono stati «costruttivi» ma poi ha evocato il solito termine noto agli europei: «La situazione in Ucraina ha a che fare con le minacce alla nostra sicurezza. Per una soluzione di lungo periodo bisogna eliminare le radici primarie e le cause primarie di quel conflitto». La posizione di Putin non sembra dunque cambiata: il termine «cause alla radice del conflitto» ha sempre indicato nella sua visione non solo la necessità di evitare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma anche limitarne le capacità militari e spingere per un governo pro-Mosca a Kiev. Ma Putin con quest’incontro seguito da decine di giornalisti arrivati dalla Russia può spedire a casa immagini che mostrano che il suo Paese non è così isolato come i nemici affermano. Il leader russo ha riservato la maggior parte del suo intervento al tema dei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti, che – ha sottolineato – devono essere migliori perché erano caduti «al punto più basso dalla Guerra fredda e questo non è di beneficio per nessuno» (ha anche ricordato che i confini russi e americani distano qui solo 4 km e ha rivelato la frase che ha detto a Trump appena atterrato: «Buon pomeriggio, vicino. È bello vederti in buona salute e in vita»). Il leader russo ha ricordato che nel 2022, nel suo ultimo contatto con l’amministrazione Biden, provò a convincere l’allora presidente «a non portare le ostilità al punto di non ritorno. Ho detto chiaramente che è un grosso errore». Ha poi confermato quanto dichiarato da Trump più volte nei giorni scorsi, ovvero che «se fosse stato lui il presidente, non ci sarebbe stata la guerra» in Ucraina. E ha infine incoraggiato i leader europei ad appoggiare gli sforzi per la pace suoi e di Trump, senza interferire dicendo di augurarsi che «Kiev e le capitali europee percepiranno tutto questo in un modo costruttivo e non creeranno ostacoli, non cercheranno di danneggiare i progressi emergenti attraverso provocazioni o intrighi dietro le quinte» .

Trump ha dichiarato che l’incontro è stato «molto produttivo»:   «Ci sono molti punti in cui ci siamo trovati d’accordo, la maggior parte direi. Su un paio di grossi punti non ci siamo ancora  ma abbiamo fatto progressi». «Non c’è accordo finché l’accordo non c’è», ha aggiunto, spiegando che parlerà con gli alleati europei e con Zelensky di quanto discusso con Putin. Ma non è chiaro di quali progressi si tratti: tutti credono che se davvero ci fosse stato un successo, Trump l’avrebbe annunciato. Il presidente americano si è soffermato sul suo rapporto «fantastico»” con il leader russo, affermando che nel suo primo mandato le relazioni economiche furono rese più difficili dalle accuse di interferenze russe nelle elezioni del 2016 (la «truffa della Russia Russia Russia», ha detto Trump). «Ti parleremo molto presto e probabilmente ti rivedremo molto presto. Grazie mille, Vladimir», ha concluso il presidente americano. Putin ha replicato in inglese: «Next time in Moscow». La prossima volta a Mosca. 

16 agosto 2025 ( modifica il 16 agosto 2025 | 05:26)