Di tanto in tanto, il mondo dello sport – o meglio, quel suo scintillante avamposto che è la Formula Uno – ci regala un gesto così audace, così sfacciatamente futuristico, da sembrare a trama di un film di fantascienza.
Invece, è solo la McLaren che fa la McLaren: ha annunciato che a fine anno metterà all’asta un’auto di Formula Uno del 2026, un telaio che non ha ancora visto un circuito, né un meccanico, né tantomeno un cronometro. Un’auto che, per dirla tutta, non esiste ancora.
E non è sola: insieme a lei, all’incanto del 5 dicembre organizzato da RM Sotheby’s, prima del Gran Premio di Abu Dhabi, ci saranno anche una Arrow McLaren Indycar per l’Indianapolis 500 del 2026 e una hypercar per il Mondiale Endurance del 2027, quella che sogna di trionfare alla 24 Ore di Le Mans.
Immaginate la scena: un’asta, un martelletto che batte, e un anonimo (o forse no) Paperone che si aggiudica un sogno di carbonio e aerodinamica, un oggetto che per ora esiste solo nei rendering dei progettisti e nei desideri di chi ha il conto in banca a nove zeri. L’auto di Formula Uno in questione non vedrà la luce prima del 2026, quando le nuove regole tecniche e motoristiche rivoluzioneranno il circus. E il fortunato acquirente? Dovrà aspettare il 2028 per metterci le mani sopra, accontentandosi, nel frattempo, di un’auto da esposizione del 2025 in prestito e di qualche pass per sbirciare dietro le quinte del team. Un’attesa lunga, ma si sa, il lusso è anche questo: pagare oggi per sognare domani.
Zak Brown, il gran capo di McLaren, l’ha definita una “prima assoluta”: mai un’auto di Formula Uno era stata venduta prima ancora di essere svelata al pubblico. È una mossa che sa di marketing geniale, ma anche di una certa sfrontatezza: come vendere un quadro ancora da dipingere, o un libro ancora da scrivere. È il trionfo dell’anticipazione, dell’hype, di quella frenesia che spinge a possedere l’invisibile pur di sentirsi parte di qualcosa di esclusivo.
vincenzo.borgomeo@formulapassion.it