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Nei giorni scorsi c’è stata una certa confusione in molti uffici postali italiani, dove sono andate molte persone a chiedere informazioni sul rinnovo e sul pagamento dell’Assegno di inclusione, il sussidio per le persone in condizione di povertà che da gennaio del 2024 ha sostituito il reddito di cittadinanza. Ci sono stati disagi – lunghe file, nervosismo, e in certi casi c’è stato anche l’intervento delle forze dell’ordine – perché tutte queste richieste si sono concentrate prima del ponte di Ferragosto, proprio in giorni in cui gli uffici postali hanno molto personale in ferie.
Non è però stato un caso, e la confusione è stata alimentata anche da scelte e comunicazioni abbastanza lacunose e caotiche sia del ministero del Lavoro che di Poste Italiane, cioè l’istituzione e l’azienda a cui fanno capo rispettivamente le decisioni sul sussidio e le sue modalità di erogazione.
Il 14 agosto era la data scelta dal ministero per il pagamento della prima grande tranche di rinnovi del sussidio. L’Assegno di inclusione è un sostegno al reddito che viene pagato mensilmente alle persone in condizione di povertà: sebbene non abbia una scadenza temporale per chi lo riceve – poiché la povertà non è una condizione da cui si esce dopo un periodo di tempo prefissato – prevede comunque che ogni 18 mesi ce ne sia uno di pausa, nel quale bisogna ripresentare le domanda. Dopo di che il pagamento riprende regolarmente il mese successivo. Funzionava così anche con il vecchio reddito di cittadinanza.
A giugno questa scadenza è arrivata per la prima volta: sono scaduti cioè i 18 mesi per tutti i beneficiari che avevano iniziato a percepire l’assegno proprio dall’inizio del programma, nel gennaio del 2024. Diversi giornali stimano che siano state circa 500mila persone, su oltre due milioni di beneficiari totali, ad aver dovuto ripresentare la domanda: a loro, se avessero avuto i requisiti, il sussidio sarebbe stato pagato ieri. Proprio la scelta di questa data per una scadenza così delicata, oltretutto la prima col nuovo meccanismo, ha creato diversi problemi: molti percettori sono andati negli uffici postali per verificare che fosse tutto a posto, per segnalare problemi, o semplicemente per chiedere informazioni.
A questo si è aggiunta poi un’altra scadenza.
Il governo ha previsto all’ultimo momento il pagamento di una cifra definita «ponte» per compensare la sospensione del sussidio a luglio per così tante persone: l’importo era di 500 euro – a fronte di un sussidio medio mensile di poco meno di 700 – e il ministero del Lavoro aveva fissato la data di erogazione del sussidio di agosto proprio il 14 di agosto, paradossalmente. Le persone interessate, quindi, il 14 avrebbero dovuto ricevere sia il sussidio di agosto che i 500 euro aggiuntivi. Le comunicazioni del ministero su questo sono state un po’ carenti, anche perché la decisione sul pagamento extra è avvenuta in corsa.
C’è stata confusione anche da parte di Poste Italiane, su cui il ministero si appoggia per l’erogazione del sussidio, che avviene su carte ricaricabili, ogni mese e in automatico. I percettori quindi di solito non devono andare agli uffici postali per ricevere l’importo. Ma nei giorni scorsi diversi di loro avevano ricevuto un messaggio con cui Poste li invitava ad andare a ritirare una nuova carta, necessaria per ricevere l’importo extra e il sussidio rinnovato. A chi era quindi andato a chiedere informazioni negli uffici postali si sono aggiunte anche le persone che avevano ricevuto il messaggio.
Si sono quindi create file, attese e disagi in molti uffici in tutta Italia. Le cose sono andate peggio nei centri dove c’è più concentrazione di percettori del sussidio, come Napoli e Palermo: qui ci sono stati diversi episodi di tensione e violenza verbale verso gli impiegati degli uffici postali, e in alcuni casi sono dovute intervenire le forze dell’ordine.
Per contesto: quando si è percettori di un sussidio di questo tipo – e quindi si è in una situazione concreta di difficoltà economica – anche un ritardo di un giorno fa la differenza, specie se il pagamento è sospeso da ormai quasi due mesi e a maggior ragione se per saperne di più bisogna aspettare che finiscano alcuni giorni di festa. I sindacati hanno molto criticato la gestione caotica e confusionaria da parte del ministero e di Poste: un caos che a loro dire sarebbe stato più gestibile se quantomeno il ministero non avesse scelto la data di pagamento a ridosso di un ponte festivo.
Poste giovedì ha cercato di rimediare al disagio con una comunicazione in cui diceva che non c’era davvero bisogno di andare a ritirare una nuova tessera: chi l’aveva già fatto poteva usarla e ricevere lì i sussidi, mentre chi ancora non era riuscito li avrebbe ricevuti sulla vecchia. Venerdì mattina ha detto di aver accreditato entrambe le somme a chi doveva riceverle.
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