Nel surreale epilogo de Il Piccolo Diavolo, Giuditta (la creatura spuntata dal corpo di una donna posseduta e poi liberata da padre Maurizio) arriva a Taormina. Qui conosce Nina, una donna affascinante che lo incuriosisce profondamente, senza sapere che si tratta di una creatura infernale inviata apposta per riportarlo a casa.
Nina, con l’aiuto del professor Cusatelli (anch’egli diavolo in incognito) mette in atto una strategia singolare per avvicinarsi a Giuditta: dapprima passeggiate “innocenti”, poi situazioni sempre più bizzarre, fino a una movimentata partita al casinò in cui il diavoletto si gioca inconsapevolmente una fortuna. Il passo successivo, suggerito da Cusatelli, è passare la notte insieme. Il piano riesce: Nina riesce così a entrare letteralmente nel corpo di Giuditta, prendendone il controllo.
La mattina dopo, Giuditta (ora con la “doppia voce” che rivela la presenza di Nina dentro di lui) saluta con apparente serenità padre Maurizio, arrivato a Taormina per inseguire Patrizia, e poi si allontana, canticchiando, pronto a essere riportato negli abissi da cui è fuggito. Il finale, tra ironia e malinconia, lascia un’immagine vivace e paradossale: un diavoletto infantile e impertinente che, dopo aver scosso le vite di tutti, scompare cantando, mentre chi resta deve fare i conti con il caos e l’affetto che ha lasciato dietro di sé.