“Un disco per l’estate” è una miniserie per trasformare il lettore in ascoltatore. Durante la calda settimana di ferragosto, dall’11 al 17 del mese, verrà consigliato l’ascolto di un disco che ha segnato le estati del nostro Paese. Ogni giorno si impegnerà a coprire un decennio di musica estiva, dagli anni Sessanta alla contemporaneità. Sperando che un disco al giorno possa togliere il caldo di torno.

Gli anni Novanta
Negli anni Novanta il progredire dell’estate italiana si misurava in canzoni. La produzione di singoli e dischi raggiunse picchi inimmaginabili per l’epoca, con canzoni ed artisti così ascoltati che scrissero il proprio nome nel pantheon della musica italiana. Le famiglie ancora partivano con la macchina carica verso la solita meta: la Riviera Romagnola. Il poi ben più affollato Salento era ancora un segreto per pochi e la Sardegna aveva due facce: il campeggio scomodo dell’entroterra e la Costa Smeralda ancora troppo da rotocalco. Il calendario lo dettavano le radio, almeno fino all’avvento esplosivo di MTV: già nata in America a inizio anni Ottanta, arrivò in Italia nel 1997 e trasformò il televisore in un totem da celebrare quotidianamente per un’intera generazione, la mia. Laura non c’è, Bailando, i remix improbabili di vecchi successi: bastavano tre note per sapere che sì, era arrivato il momento del Festivalbar e delle ricorrenze balneari in prima serata, con conduttori e conduttrici che avrebbero preso per mano i palinsesti televisivi per il ventennio successivo, come padri e madri che accompagnano i figli a scuola la mattina. Il tempo era lento ma vivo come non mai: si passava dalle partite infinite a calcio balilla al bar – con rivincite annesse – alle granite tutti i gusti più uno. I gelati confezionati diventarono i protagonisti della pausa merenda in spiaggia: Winner Taco, Calippo e Cremino erano gli insospettabili amici di ogni bambino. L’assenza di internet in tasca permetteva al tempo di dilatarsi e di essere vissuto appieno, di fare del sole l’unico indicatore del tempo che passava.

Le canzoni
Le colonne sonore delle estati italiane erano storie di vita, suggestive e reali allo stesso tempo. Tra i tormentoni immortali impossibile non citare Vento d’estate, figlia della premiata ditta Gazzè-Fabi del 1998. L’estate italiana ancora non conosceva Spotify a suggerire la playlist: la selezionavano la radio in cucina e le sigle dei programmi in tv. Così emersero come isole dal “Mare mare” di Luca Carboni (1992) le canzoni che inauguravano ufficialmente la stagione delle vacanze. Erano gli anni degli 883, di quei Pezzali e Repetto che avevano a cuore una provincia spoglia dove l’unico rimedio alla noia erano l’amore e la sala giochi, e dove gli sfigati potevano sognare di essere eroi. Non mancavano le contaminazioni latine, prima che diventassero moda: la Macarena (Los del Río, 1995) era la regina indiscussa delle coreografie improvvisate sul bagnasciuga, con un ballo ritmato e nonsense capace di superare la prova del tempo. E poi l’energia pop di Raf e quella rap di Frankie hi-nrg mc, che con Quelli che benpensano (1997) aprì la strada all’hip hop italiano. Gli anni ’90 hanno lasciato estati fatte di cassette consumate, Festivalbar in tv e di un’innocenza musicale che oggi sembra impossibile da replicare: malinconia e leggerezza che raccontano un’estate economica e irraggiungibile.

Lorenzo 1992
Jovanotti sarà il re delle estati degli anni Novanta italiane, sfornando un singolo dopo l’altro e mantenendo la freschezza e la disinvoltura che lo contraddistingueranno anche per gli anni a venire. Al tempo Lorenzo 1992 fu un album di rottura: è l’album che segna il passaggio definitivo dal “ragazzo delle discoteche” della fine degli anni ’80 al cantautore pop capace di mescolare rap, funk, soul e riflessioni personali. Non è solo un insieme di canzoni: è un manifesto di giovinezza urbana, di apertura al mondo e di curiosità culturale, filtrati attraverso gli occhi di un Lorenzo che stava cambiando e voleva raccontare al mondo come. Prodotto da Michele Centonze, l’album suona pieno e moderno per l’epoca: beat funky, sezioni di fiati vivaci, groove di basso e testi che alternano ironia e introspezione. Jovanotti porta in Italia un’idea di hip hop fresca, ben lontana dalla rigidità delle strade delle scene americane. È il disco di Ragazzo Fortunato, un inno alla spensieratezza in un’Italia che cambiava pelle e assumeva toni più cupi e scuri: da Mani Pulite alla fine della Prima Repubblica, tra crisi economica e sociale. Il manifesto è sicuramente Estate 1992, “l’anno dell’Europa unita, delle mie e delle tue vacanze”, ritratto di un clima di indecisione estiva e di un’Italia che non ci stava. A più di trent’anni di distanza, Lorenzo 1992 e il suo successore del 1994 sono ancora due degli album più iconici di Jovanotti, l’eterno ragazzo che ha fatto ballare e divertire tutta la penisola.