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La chiesa di San Pancrazio praticamente vuota per i funerali di Alvaro Vitali aveva suscitato polemiche. Era come se a fine giugno il mondo dello spettacolo si fosse dimenticato delle risate dell’attore che per tutti era Pierino. Lino Banfi, che con Vitali ha recitato in 13 film della commedia sexy all’italiana, è tornato a parlare del loro rapporto in un’intervista rilasciata a Fanpage.


APPROFONDIMENTI

Alvaro Vitali – «Io non ero un suo amico. Lavoramo insieme ma non ci siamo più visti». Lino Banfi puntualizza il suo legame con Alvaro Vitali, dopo le molte collaborazioni insieme. L’artista pugliese ha spiegato: «Lui prese la sua strada e io la mia». Risponde anche alle accuse di non averlo aiutato: «Alla produzione di Un medico in famiglia ho detto più volte di prenderlo per un ruolo. Loro non hanno voluto, io non facevo il produttore e non avevo tutta questa possibilità di intervenire». Sottolinea come ci sia differenza tra lavorare insieme e avere un legame anche fuori dal set: «Anche tra Totò e Peppino o tra Eduardo e Peppino, che erano fratelli, non c’era un grande rapporto d’amicizia. A noi capitava che se stavamo tre anni senza fare un film insieme, non ci vedevamo e non andavamo a cena. Ognuno aveva la sua vita e la sua storia». Sulla visita di Edwige Fenech a Lino Banfi, che avrebbero escluso Vitali: «Perché lei avrebbe dovuto dirgli che veniva da me se lo conosceva appena? Io di mio arbitrio non potevo mettermi a chiamare altre persone se quella voleva venire a salutare solo me come amico».

I prossimi film – Banfi svela un accordo che ha tenuto per tutta la sua carriera: «Non volevo essere solo quello di “Porca puttena”. Io facevo due – tre film dopo l’altro di questo genere che serviva per arricchire i produttori e diventare famosi, però poi ponevo le mie condizioni. Per ognuno di quelli sulla professoressa, la dottoressa o l’insegnante, poi ne dovevo fare uno come dicevo io. Con Pozzetto, con Celentano, con tutti quelli che ritenevo essere più avanti di me. E me lo facevo mettere per iscritto così mi sono trovato nei posti buoni». Arrivato a novanta anni non ha alcuna voglia di fermarsi: «Ho fatto due cose contemporaneamente che saranno due bombe». Un film con Pio e Amedeo: «Loro sono bravi, stanno aspettando il momento giusto per dare una botta di serietà alla loro professione. Sono un ex professore di filosofia che sta in una casa di riposo per anziani ed è alle prese con l’Alzheimer». Poi un docufilm sulla sua vita: «Mi sono sempre detto: “Facciamolo quando sono vivo, che se lo facciamo da morto…”. Marco Spagnoli, che ha vinto diversi premi, mi ha fatto una proposta. Io gli ho detto di sì, ma devo pure fare di testa mia. Io non amo fare le sceneggiature se non c’è del “banfismo”. È un largo della mia vita, quindi ‘largometraggio”. Ho interpretato Lino Banfi, mio padre e pure Pasquale Zagaria, la mia coscienza.

Pare che lo voglia la Rai e potrebbe andare in onda su Rai1. Si chiamerà “Lino d’Italia. Storia di un ITALIENO”».


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