Le immagini dell’ultima edizione del Tour de France hanno ancora i contorni nitidi. Tuttavia gli occhi degli appassionati di ciclismo sono già proiettati sulla Vuelta che, quest’anno, si preannuncia particolarmente entusiasmante.
È vero: Tadej Pogačar non ci sarà. Dopo una prima parte di stagione particolarmente densa ha comprensibilmente bisogno di riposare.
“Dopo un Tour così duro e logorante, abbiamo deciso che la scelta migliore era staccare un attimo – ha dichiarato il fuoriclasse sloveno -. La Vuelta è ovviamente una corsa alla quale tengo molto e dove mi piacerebbe davvero tornare. Ho ricordi bellissimi del 2019, ma adesso il fisico mi chiede di rallentare e recuperare”.
Anche il connazionale Primož Roglič, vincitore dell’ultima edizione e recordman di successi (4, al pari di Roberto Heras), non prenderà il via alla corsa a tappe spagnola. Ciononostante, il lotto di partenti sarà comunque ricco di campioni.
Naturalmente il favorito numero uno sarà Jonas Vingegaard, che avrà come gregario anche il vincitore del 2023, il compagno di squadra Sepp Kuus. Gli avversari principali del danese (secondo nel 2023) rispondono ai nomi di Joao Almeida, Juan Ayuso, capitani della Uae, Richard Carapaz, Jai Hindley, Max Poole, Enric Mas, Alexsandr Vlasov, Derek Gee, Thomas Pidcock, Felix Gall, fresco di quinto posto al Tour, Mikel Landa, Mats Pedersen, oltre ai quattro italiani più forti del momento, Giulio Pellizzari, Antonio Tiberi, Giulio Ciccone e Lorenzo Fortunato.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: non è che la Vuelta, che quest’anno tra l’altro partirà dall’Italia (dove si svolgeranno le prime tre tappe, prima dello scollinamento in Francia e che arriverà in Spagna con la quinta frazione), stia superando il Giro d’Italia nelle gerarchie mondiali delle corse di tre settimane?
Certo, la Corsa Rosa ha un’altra storia, un altro fascino, un’altra visibilità (sicuramente in Italia dove, inspiegabilmente, è da sempre ignorata dalla Rai), ma, a conti fatti, la sensazione è oggi che la corsa a tappe spagnola abbia un appeal decisamente maggiore rispetto al Giro.
È sufficiente guardare i nomi dei partecipanti, ribadendo che Pogačar non sarà al via solo a causa della stanchezza, perché vincere la Vuelta è uno dei suoi obiettivi del prossimo futuro.
Il rischio di diventare la gara a tappe “numero 3” c’è, inutile negarlo e, allora, come si potrebbe rilanciare il Giro d’Italia, facendo sì che tutti i migliori al mondo siano al via? La proposta può apparire forse un po’ folle, ma perché non pensare a un “Giro dei grandi Giri” proponendo, nell’arco delle tre settimane, le salite, gli arrivi, i tratti “mitici” del ciclismo tricolore, pescando a piene mani dalla storia e dalle imprese del passato?
Pensate al fascino di una corsa con la Cipressa, il Poggio e l’arrivo a Sanremo, una tappa lombarda con il Ghisallo – simbolo del Giro di Lombardia – dopo, magari, l’ascesa a Montecampione, dove è stato eretto un monumento a Marco Pantani, una cronometro a Lido di Camaiore, tradizionale sede di partenza della Tirreno-Adriatico, un passaggio a Laigueglia, ovviamente le Strade Bianche (quelle ci sono già e non si toccano), il San Luca sopra Bologna, i Nove Colli romagnoli e poi tutte le altre salite “mitiche”, che hanno fatto la storia del Giro.
Sono talmente tante che potrebbero coprire due/tre edizioni. In ordine sparso: Oropa, Stelvio, Gavia, Mortirolo, Colle delle Finestre (e, a proposito di sterrato, perché non tornare anche a Plan de Corones?), Blockhaus, Terminillo, Zoncolan, Tre Cime. E, volendo esagerare, perché non partire dalla Sicilia, celebrando con un arrivo sull’Etna l’ultimo vincitore italiano Vincenzo Nibali?
Le epopee del passato offrirebbero sicuramente nuova linfa alla Corsa Rosa e nella cura del racconto si potrebbe trovare lo slancio necessario per proiettarci nel futuro del ciclismo da protagonisti. La cornice paesaggistica e culturale in cui si inserisce il Giro è già un vantaggio indubbiamente importante. In essa bisognerebbe tuttavia inserire con maggior convinzione il fattore storico: attraverso una programmazione capace di favorire una narrazione accattivante, la manifestazione guadagnerebbe infatti in prestigio e autorevolezza.