Mentre nella classifica delle vendite riguadagna il primato il romanzone ayurvedico di Gianluca Gotto Verrà l’alba, starai bene per Mondadori, i lettori segnalano scelte diverse, originali, anche molto impegnative fatte durante i mesi d’estate

I libri sono come le persone: alcuni ti cambiano la vita, altri ti fanno perdere tempo prezioso. Il trucco è riconoscere la differenza dopo poche pagine, prima che l’afa ti ottunda e il ventilatore diventi la tua unica ambizione culturale. Do un’occhiata svogliata alla classifica (anche se la nostra solita rubrica della domenica sta ancora in vacanza) che è quella ferragostana che certifica i libri dell’estate. C’è un pigro movimento in ascesa e il romanzone ayurvedico di Gianluca Gotto Verrà l’alba, starai bene per Mondadori riguadagna il primato, superando il premiostregato L’anniversario di Andrea Bajani per Feltrinelli, primo per un mese, ora in discesa di un’incollatura. Al terzo posto rientra Come l’arancio amaro di Milena Palminteri per Bompiani. È un ritorno, ha vinto il Bancarella. Ecco questi sono i tre libri dell’estate scelti dai lettori italiani. Che credono ai premi letterari come ai santi patroni. Nulla che cambi la vita. Vedremo con le nuove uscite al rientro della vacanze quando inizia la nuova stagione letteraria.

Diverse, originali, molto impegnative le scelte dei lettori di questa rubrica nella sua versione estiva.

Calogero Barranco, ad esempio, si è concesso due letture di peso, spaziando con la mente da Madrid a Reykjavik. La prima è I venti di Mario Vargas Llosa, Einaudi. «A Madrid, tra flatulenze esistenziali e smarrimenti topografici, un vecchio signore riflette sul mondo perduto e su quello che verrà. In una Madrid surreale un anziano ha dimenticato l’indirizzo di casa.» Solo, confuso, afflitto da terribili venti inopportuni, vaga smarrito in una città in cui i luoghi di cultura e di incontro sono ormai virtuali. Tra ricordi frammentati e rimpianti di un grande amore, l’anziano continua a perdersi, pensando al mondo che è stato, e al mondo che verrà. Con I venti Mario Vargas Llosa affida ai suoi lettori l’ultimo, ironico congedo di un Nobel che ha sempre creduto che il romanzo fosse «l’unica forma possibile di felicità e conoscenza» (Piperno dixit). Magris aggiunge che certi scrittori ci restano vicini non per la loro grandezza, ma per un misterioso sentimento del mondo.

L’altra lettura è Reykjavik, amore di Gudrun Eva Minervudottir, Iperborea. «Cinque donne islandesi e il bisogno d’amore, narrato con minimalismo alla Carver, ma con i fiordi sullo sfondo».

Anna Maria Di Pascale segnala I quaranta giorni del Mussa Dagh di Franz Werfel, Corbaccio.

«Ne consiglio vivamente la lettura senza lasciarsi scoraggiare dalla lunghezza del testo, quasi 900 pagine che si leggono inizialmente con rapidità per l’ansia suscitata dai tragici avvenimenti narrati, il genocidio degli armeni, la fine dell’impero ottomano. Il rapporto Storia- Romanzo, dal mio punto di vista, è sempre uno degli strumenti più efficaci per accostarsi alla grande Storia. Manzoni docet».

E questo è un grande e travolgente romanzo, narra epicamente il tragico destino del popolo armeno, minoranza etnica odiata e perseguitata per la sua antichissima civiltà cristiana, in eterno contrasto con i turchi, con il grande Impero ottomano detentore del potere. Scritto negli anni Trenta.

Per Pasquale Romano il libro più bello letto quest’anno è stato quello di Salvatore Toscano Gli Stupidi e i Furfanti per Baldini+ Castoldi. Per Antonio Strepparola quello di Hans Tuzzi, Colui che è nell’ombra, Bollati Boringhieri.

Per Luciano Masolini Lettere dalla Rivoluzione, Liberal libri, (si trova solo sulle piattaforme tipo Maremagnum). Si tratta dell’epistolario scritto dal 1917 al 1925 da Tatjana Tolstaja, la figlia secondogenita di Lev Tolstoj. «Leggendo queste missive – che non erano ancora mai state tradotte in italiano – ci possiamo fare un’idea molto più precisa della Russia di allora e dell’enorme impatto che quella Rivoluzione comportò. E non solo per il popolo russo».

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