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Redazione Online

Secondo Axios, New York Times e Financial Times, Putin ha chiesto l’intero Donetsk – compresi territori che l’Armata russa non ha ancora conquistato – e Trump supporterebbe il piano, anche a fronte della minaccia russa di distruggere, altrimenti, la resistenza ucraina in tutto il Donbass. «Ora tocca a Zelensky chiudere l’accordo»

Il colloquio è durato un’ora. E «non è stato semplice». Né, in fondo, avrebbe potuto esserlo, visto che l’esito del vertice di cui si discuteva era stato chiaro: nessun cessate il fuoco in Ucraina.

A ricostruire nei dettagli la telefonata, avvenuta nelle scorse ore, tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky è il sito Axios, con ottime fonti nell’amministrazione Usa.



















































1. Sul cessate il fuoco Trump si sposta sulla posizione di Putin

Trump ha telefonato a Zelesnky dall’Air Force One, con il quale è tornato dall’Alaska a Washington dopo il vertice del 15 agosto con Vladimir Putin, incentrato sulla ricerca di una pace per l’Ucraina. E lo ha invitato a un incontro faccia a faccia, che si terrà lunedì alla Casa Bianca

Il nuovo vertice si preannuncia complicato: il punto di partenza, infatti, non è soltanto l’assenza di un accordo sul cessate il fuoco, ma lo spostamento, sul tema, della posizione dello stesso Trump.

Se fino a poche ore prima del vertice il leader Usa affermava di volere «un cessate il fuoco, al più presto, già oggi», e sosteneva che non sarebbe stato «contento se il vertice fosse finito» senza questa decisione, dopo il summit Trump si è spostato sulla posizione di Putin. Niente tregua: si deve puntare a un accordo di pace «complessivo». Non solo: a chiudere l’accordo, a questo punto, deve essere l’Ucraina.

2. «Ha detto che può prendersi il Donetsk, se vuole»

Non è l’unico punto delicato. Secondo la ricostruzione di Axios, Trump avrebbe riportato a Zelensky quanto Putin gli ha detto sulla situazione sul campo: che la Russia starebbe facendo significativi avanzamenti sul fronte e che – se solo volesse – potrebbe prendere l’intera regione del Donetsk e altre aree dove si combatte.

Zelensky ha risposto a Trump che si tratta di una bugia di Putin

Quel che è chiaro è che – come scritto qui – la situazione sul campo è enormemente complicata, ma la Russia resta – a tre anni dal lancio dell’invasione – impantanata in una guerra d’attrito nella quale ogni avanzamento, minimo, del fronte costa un numero esorbitante di vite umane. 

3. Le «condizioni» sui territori e la richiesta esplicita sul Donetsk

Durante la chiamata – che dopo un’ora, oltre a Zelensky, ha visto protagonisti anche diversi capi di Stato e di governo europei (tra cui Giorgia Meloni) e i vertici di Nato e Commissione europea -il consigliere della Casa Bianca Steve Witkoff ha illustrato le «condizioni» di Putin sulla questione dello scambio di territori. 

«L’impressione», ha detto ad Axios una fonte, «è che in cambio dei territori, Putin è pronto a porre fine alla guerra» e promettere – per iscritto – «di non occupare altre aree in Ucraina, oltre che di non attaccare altri Paesi».

Mancano, dalla ricostruzione, dettagli decisivi: 

– di quali territori si stia parlando nell’ambito dello scambio. Secondo il Financial Times, Putin ha chiesto esplicitamente tutto il Donetsk (compresi territori che l’Armata russa non ha ancora conquistato), e secondo il New York Times, Trump avrebbe detto ai leader europei di essere d’accordo con questa richiesta, a fronte della minaccia di Mosca di procedere, in alternativa, con la distruzione e la cattura dell’intero Donbass. Al momento, nota il Financial Times, Mosca ha occupato circa il 70% del Donetsk, e Putin promette di essere pronto a congelare la guerra sulla linea del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia e a non occupare altri territori in caso di accordi sulle radici profonde della guerra (si veda più sotto);

– quali siano le garanzie di sicurezza da contrapporre alla «promessa» di Putin di non attaccare più: particolare fondamentale, visto che Putin ha più volte rotto le sue promesse (ad esempio: fino a poco prima di invadere l’Ucraina, negava risolutamente di volerlo fare).

Mosca ha ribadito più volte di non voler accettare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato; e anche al termine del vertice, Putin ha detto di ritenere fondamentale che si dia risposta alle richieste russe, le «radici profonde» dietro alla guerra. Tra queste «radici», Mosca ha sempre indicato l’allargamento a est della Nato; e Putin ha sempre chiesto la smilitarizzazione e la «denazificazione» dell’Ucraina.

4. Le garanzie «in stile Nato»

In questo ambito, è importante notare che nel comunicato ufficiale di commento al vertice, il leader ucraino Zelensky ha scritto che «è importante che gli europei siano coinvolti, in tutti i passaggi, per assicurare all’Ucraina garanzie di sicurezza reali, insieme con l’America. Abbiamo anche discusso (con Trump) dei segnali positivi, provenienti dagli Stati Uniti, a riguardo della partecipazione nel garantire la sicurezza europea».

Secondo quanto riferito da un funzionario europeo alla Cnn, parte delle conversazioni hanno riguardato garanzie di sicurezza per l’Ucraina sullo stile dell’articolo 5 della Nato – pur senza il coinvolgimento diretto dell’Alleanza atlantica – in caso di accordo di pace.

L’aricolo 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica fa riferimento al principio di difesa collettiva dei Paesi della Nato: in caso di attacco a un membro, tutti gli altri ne garantiscono la sicurezza militare. 

I dettagli esatti della proposta non sono noti, e non è chiaro come verrebbero attuate le garanzie. Di certo Trump è stato riluttante a impegnare forze o risorse Usa per la difesa dell’Ucraina. 

Ma le potenze europee hanno proposto una «forza di rassicurazione» per l’Ucraina, che secondo loro non potrebbe funzionare senza un «backstop» degli Stati Uniti. E nel comunicato ufficiale europeo – che pure ribadisce che Mosca non ha diritto di porre veti sull’ingresso di Kiev nella Nato e nella Ue – si parla del fatto che la «coalizione dei volenterosi» è pronta ad avere «un ruolo attivo».

A confermare ufficialmente questo punto è stata la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Nel suo comunicato ufficiale, seguito a quello congiunto, la premier ha scritto: «Il punto cruciale rimane quello delle garanzie di sicurezza per scongiurare nuove invasioni russe. Solo robuste e credibili garanzie in tal senso potranno prevenire nuove guerre ed aggressioni. E a questo riguardo, il Presidente Trump ha oggi ripreso l’idea italiana di garanzie di sicurezza che si ispirino all’articolo 5 della Nato. Il punto di partenza della proposta è la definizione di una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, Usa compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo. Gli Stati Europei rimangono uniti nel sostegno all’Ucraina in questa fase di trattative. La strada per la pace non è semplice, ma è importante che sia stata intrapresa».

16 agosto 2025 ( modifica il 16 agosto 2025 | 16:38)