I numeri del primo semestre confermano le difficoltà di Maserati, marchio di lusso di Stellantis, che si trova a fare i conti con ricavi in caduta, consegne dimezzate e perdite in forte aumento. Tra gennaio e giugno 2025 il Tridente ha registrato ricavi netti per 369 milioni di euro, in calo del 41,5% rispetto ai 631 milioni dello stesso periodo del 2024. Le consegne sono scese a 4.200 unità (-35%), contro le 6.500 di un anno fa. Il calo dei volumi, unito alle pressioni sui margini, ha fatto lievitare la perdita operativa rettificata a 140 milioni di euro, quasi il doppio degli 82 milioni del primo semestre 2024. Il margine operativo adjusted è così precipitato a -37,7% (significa che per ogni 100 euro di ricavi, l’azienda ha perso circa 38 euro nelle sue attività tipiche, al netto delle voci straordinarie), contro il -13% registrato un anno fa. A pesare soprattutto il mercato statunitense – che vale circa il 30% delle vendite Maserati – dove al rallentamento della domanda si è sommato l’impatto dei dazi imposti dal presidente Donald Trump sulle importazioni dall’Unione Europea.

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Nel semestre Stellantis ha inoltre contabilizzato una svalutazione da 552 milioni di euro sulle piattaforme di Maserati e Alfa Romeo, interamente attribuita alla divisione Maserati. Le previsioni formulate a inizio anno parlavano di un peggioramento dell’indebitamento nella prima parte del 2025, compensato da un recupero di redditività nella seconda metà grazie a maggiori volumi. Ma il mercato sta andando nella direzione opposta. Dopo aver chiuso il 2024 con 701 milioni di perdita netta, Maserati ha già ricevuto dalla casa madre 350 milioni di euro a sostegno. Alla luce dei conti semestrali, un’ulteriore ricapitalizzazione è ormai inevitabile: Stellantis dovrà staccare un nuovo assegno da diverse centinaia di milioni per garantirne la continuità operativa.

Il gruppo ha escluso ipotesi di vendita o chiusura del marchio, ribadendo l’impegno a mantenerlo in vita patrimonialmente e finanziariamente. Tuttavia, in assenza di una gamma rinnovata e di un chiaro piano di rilancio, ogni intervento rischia di trasformarsi in un “rattoppare” molto costoso. Il rilancio dovrebbe passare attraverso il nuovo piano industriale che l’amministratore delegato Antonio Filosa presenterà all’inizio del 2026.