In Grecia, Spagna e Italia, l’accesso alle cure riabilitative per le persone con disabilità si fa sempre più complicato. Sistemi sanitari pubblici di ispirazione universalistica devono oggi confrontarsi con vincoli di bilancio, coperture parziali, lunghe attese e un ricorso crescente al privato.
Il caso più emblematico è quello della Grecia, dove nel 2024 è stato introdotto un co-pagamento del 15% per le terapie nei centri di riabilitazione, pubblici o privati. In precedenza, le cure per disabilità motorie o croniche erano gratuite. Oggi, la pensione di invalidità non basta più a coprire il ciclo di trattamenti. Il problema è anche geografico: i centri sono concentrati nei grandi centri urbani, mentre le aree periferiche restano scoperte.
In Spagna, il sistema sanitario nazionale copre parte delle spese, ma con forti differenze tra comunità autonome. Le sedute pubbliche di fisioterapia, logopedia o terapia occupazionale vanno da 4 a 12 al mese, rinnovabili solo su indicazione medica. Ma le liste d’attesa restano lunghe: a fine 2023 erano oltre 4,5 milioni le persone in attesa di un intervento chirurgico o di una prima visita. Di fronte a questi numeri, molte famiglie si rivolgono al settore privato, dove i costi sono elevati: da 400 a 800 euro al mese per un trattamento intensivo per adulti, fino a 1.000 euro per i minori. Una singola seduta di logopedia può arrivare a 60 euro. Il risultato è un forte incremento delle polizze sanitarie private, favorite anche da incentivi fiscali per le aziende. Nel 2023, il 25,8% della popolazione spagnola aveva una copertura privata, con picchi del 40,5% a Madrid.
In Italia, le prestazioni sanitarie per la disabilità sono garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, ma l’effettiva disponibilità varia da regione a regione. In alcune aree del Sud, i tempi d’attesa possono superare i sei mesi, rendendo inevitabile il ricorso al privato. Le tariffe per una seduta variano tra 30 e 70 euro, mentre le indennità — tra 300 e 500 euro al mese — coprono solo una parte dei costi. In crescita anche qui le assicurazioni sanitarie aziendali, una risposta sempre più comune all’insufficienza del pubblico. «Si conferma la tendenza costante all’investimento in spese fondamentali come la salute, l’istruzione e l’assistenza, nonostante il progressivo incremento dei costi», osserva Giovanni Angileri, presidente della Consulta dei Caf.
La spinta verso il privato si nota in tutti e tre i Paesi. In Spagna, le comunità autonome stipulano convenzioni con cliniche private per smaltire le liste d’attesa. In Italia, le prestazioni accreditate assorbono una parte crescente dei budget sanitari regionali. In Grecia, la fine del “ticket zero” ha aperto la strada alla compartecipazione diretta dei pazienti, riducendo l’effettiva universalità del servizio.
Le strategie pubbliche per contenere il fenomeno non bastano: la Spagna ha creato un’Agenzia statale per la sanità pubblica per coordinare le politiche; in Italia, il PNRR ha stanziato fondi per rafforzare la sanità territoriale; in Grecia sono previste misure di sostegno economico per famiglie con figli disabili. Ma il nodo resta la copertura reale dei costi e la disponibilità locale dei servizi.