I decori di Villa Altachiara nei momenti migliori esaltavano i pensieri e le emozioni di chi ci viveva, in quelli bui li abbattevano”. Fuori Portofino, “con le case rosa, salmone o gialle, i negozi come fossimo a New York. La miniatura di un sogno che può diventare opprimente. Ed ecco che allora ti spieghi gli yacht enormi, gli elicotteri pronti per saltarci su e via, i balli sui tavoli, la cocaina. Tutti tentativi di sfondare la gabbia che ti succhia l’ossigeno”.
È in questo dentro-fuori che la contessa Francesca Vacca Agusta si è persa la sera dell’8 gennaio 2001. Scomparsa e riapparsa – il cadavere devastato da una caduta di 80 metri e dalla permanenza in mare – due settimane dopo a Cap Bénat, in Costa Azzurra.
Un famosissimo caso di cronaca nera che Valerio Aiolli ricuce nel suo romanzo Portofino blues (edito da Voland), tra i finalisti del Premio Strega 2025. Un giallo a tre incognite – omicidio, suicidio o incidente? – che lo scrittore definisce il primo in Italia in stile O. J. Simpson “perché è la prima volta che giornali e televisioni seguono in diretta un fatto di nera per settimane, che poi diventano mesi”. Un genere di attenzione che da allora in avanti avrebbe riguardato altri casi, da quello di Cogne alla strage di Erba fino al delitto di Garlasco. “Gli ingredienti che fanno “appassionare” sono sempre gli stessi. Innanzitutto la mancanza di una chiarezza assoluta rispetto agli eventi. Se poi si aggiungono elementi “torbidi” si spalanca un’altra porta per la curiosità”. Ma ci sarebbe anche un’altra ragione, scrive Aiolli nel libro: “Ilvo Diamanti in un articolo su Repubblica di quel periodo disse che ‘questi casi generano angoscia ma, al tempo stesso, rassicurano. Ci sfiorano, ma riguardano gli altri’. Un meccanismo che sembra appagare in particolare gli italiani, visto che in altri Paesi lo spazio dato alla cronaca nera è più limitato, mentre da noi in tv proliferano le pseudo inchieste”.
Sommozzatori durante le ricerche. Foto Luca Zennaro/Ansa
La morte della contessa Vacca Agusta, però, è stata un giallo a sé, unico. A cominciare dal fatto che la rovinosa caduta che l’ha uccisa era avvenuta a poca distanza dalla leggendaria piazzetta di Portofino, per decenni luogo di ritrovo dei super ricchi di tutto il mondo, e appena fuori dal giardino di villa Altachiara che, da sola, ha una storia da riempirci volumi. Costruita alla fine dell’Ottocento per volere di Lord Henry Herbert, conte di Carnarvon, “è stata” dice Aiolli a d “una delle prime dimore che fino a quel momento era conosciuto solo ai naviganti come approdo di emergenza”.
Ma quello che conta più di tutto è che, nei tempi d’oro, tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta, alle feste in quella casa partecipava il jet set dell’industria e della politica italiana e che la vita della contessa era fatta per nutrire il gossip: è una donna bellissima, intelligente e disinvolta, nata commessa e diventata nobile dopo aver sposato Corrado Agusta, entrando così a far parte di una famiglia “che rappresenta un pezzo della storia industriale del nostro Paese”. E che, quando il matrimonio era entrato in crisi, aveva continuato a far parlare di sé per la sua relazione con un uomo molto più giovane: Maurizio Raggio, figlio del proprietario della Gritta, il locale di Portofino frequentato dai vip. Non il classico playboy: una personalità lucidissima. Per questo, ritrovarsi a villa Altachiara era stato un ascensore sociale da far venire le vertigini a molti, ma non a lui. “Non dico” continua Aiolli “che non abbia provato sentimenti veri, però amare e farsi amare da lei era stata anche una questione ingegneristica”.
lA CONTESSA vacca augusta con Maurizio Raggio. Photo © Farabola / Bridgeman Images
Da qui in avanti, poi, gli intrecci e i retroscena della vicenda diventano così intricati che neppure un maestro del thriller avrebbe potuto immaginarli. Dalla cronaca rosa si arriva alle pagine della politica. Raggio, che era amico di Bettino Craxi, dopo la morte di Corrado Agusta, aveva affiancato Francesca nella caccia ai soldi che, secondo loro, erano stati sottratti all’eredità. Forse mille miliardi di lire nascosti in paradisi fiscali: una ricerca che, secondo la magistratura, Maurizio avrebbe foraggiato con parte dei finanziamenti illeciti occultati dal segretario del Partito socialista, “un tesoro per arrivare a un altro tesoro”. Così, con l’inizio di Tangentopoli, il caso cresce ancora, tra mandati di cattura internazionali e fughe rocambolesche, come quella organizzata da Raggio in Messico, su un aereo privato che avrebbe attraversato la Manica con il transponder disattivato, per essere invisibile ai radar. E, come se non bastasse, a stuzzicare la curiosità ci sono le abitudini e i capricci della contessa che passa le giornate mescolando champagne e antidepressivi e le convivenze ambigue quando, dopo il rientro in Italia, Raggio, ormai ex compagno di Francesca, continua a vivere nella dependance della villa dove, nel frattempo, si è stabilito il nuovo partner di lei, il messicano Tirso Chazaro, “che era arrivato a Portofino come un sughero portato dalla corrente e che cercava di adattarsi ma senza avere né gli strumenti culturali, né la “cattiveria agonistica” per estromettere Raggio”.
Un trio che diventa quartetto con l’arrivo di Susanna Torretta che, ai tempi, i media definirono “dama di compagnia della contessa”, anche lei nella villa la sera della scomparsa. Bella e ambiziosa, “una sorta di versione in piccolo di Francesca ragazza, perché in questa vicenda è tutto un gioco di specchi sempre più distorti e di meccanismi che si ripetono ogni volta in scala minore”.
I protagonisti coinvolti a vario titolo nel caso della morte della contessa Vacca Agusta.
Anche se i dubbi rimangono, nel 2002 la magistratura ha archiviato il caso: incidente o suicidio. Mentre, dopo un tira e molla fra sei testamenti, Maurizio e Tirso hanno firmato un patto segreto per spartirsi l’eredità. Quanto a villa Altachiara, è stata acquistata all’asta dall’oligarca vicino a Putin, Eduard Khudaynatov, e dal 2022 è sotto sequestro per via delle sanzioni contro la Russia.
Ma non sarebbe possibile che un giorno il caso della morte della contessa venisse riaperto come cold case? “Improbabile”, risponde Aiolli. “Qui non ci sono prove valutabili con tecnologie che all’epoca non esistevano”. L’unica possibilità? “L’emergere di nuovi documenti”.
Le ricerche della contessa Francesca Vacca Agusta a Portofino. foto luca zennaro/ANSA
Susanna Torretta, la dama di compagnia. Foto ansa
Maurizio Raggio al porticciolo di Portofino
La villa di Portofino. foto ansa
Portofino. foto Getty Images