TERNI – Terni perde una voce autorevole: l’architetto Michele Giorgini. Una studioso di storia e di urbanistica, autore di libri sulla archeologia industriale, sulle città dell’Umbria, soprattutto su Cesare Bazzani.
«Quando arriva a Terni Bazzani – spiegò Giorgini alla stampa, quando in Fondazione Carit venne presentato il suo libro, “L’architetto della capitale dell’acciaio” – è un giovane architetto già conosciuto in Italia per aver vinto una serie di concorsi importanti. Probabilmente è chiamato dall’avvocato Ranieri Pontecorvi legale delle locali Acciaierie e da questo incontro, a cascata, si aprono infinite strade, perché Bazzani, tra l’altro, è un uomo estremamente cordiale, di facilissimi rapporti». A Terni per lui il successo è quasi immediato. Inizia da una serie di ville e soprattutto dalla Palazzina Alterocca, perseguendo un suo ideale di città classica. Un ideale di classicismo che adotta anche in pieno nazionalismo e pure nella costruzione più difficile che è la Centrale di Galleto dove coniuga masse poderose con una dinamicità che ricorda la Centrale Montemartini di Roma. Crea un proprio linguaggio che gli verrà contestato duramente dagli avversari soprattutto professionali che nel frattempo crescono, perché lui quando arriva a Terni monopolizza anche il disegno delle opere pubbliche. Sarà la guerra, che giungerà alcuni anni dopo la sua morte, a cancellare ogni traccia di ciò che aveva costruito. Il ricordo di Bazzani poi nel tempo tende ad impallidire perché legato a valutazioni politiche e come sempre la politica si impone cancellando anche ciò che si poteva apprezzare».
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