MESTRE – Caccia all’airbag introvabile. È una vicenda paradossale, quella che da mesi “perseguita” un automobilista mestrino alle prese con l’ormai famigerato airbag Takata. La storia di questo dispositivo di sicurezza è ormai nota: “Le sostanze chimiche contenute in questi dispositivi di gonfiaggio è la classica frase scritta dalle case automobilistiche ai possessori di vettura con airbag Takata possono deteriorarsi con il passare del tempo. Ciò potrebbe causare la rottura di gonfiaggio con troppa in caso di incidente, in grado di causare lesioni gravi o, nelle peggiori delle ipotesi, morte”.
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IL RICHIAMO
Succede dunque che A.D., impiegato ora seguito dall’associazione Adico continua a ricevere comunicazioni dalla Opel, di cui possiede un veicolo, affinché si rivolga alla propria officina per cambiare l’airbag che, come specificato, può risultare letale. L’uomo ha ricevuto una lettera a febbraio 2025, un’altra a maggio, un’altra a luglio, qualche settimana fa. È sempre Opel che lo “invita” a cambiare il prima possibile l’airbag. Il problema è che l’automobilista si è rivolto più volte alla sua autofficina, ricevendo però sempre la stessa risposta: i nuovi dispositivi non ci sono. O, meglio, arrivano con il contagocce e c’è la gente in fila per farseli montare.
Insomma, la situazione è paradossale. A.D. e la moglie non sanno più come muoversi e, soprattutto, se muoversi con un’autovettura che sembra “la macchina infernale” di un famoso horror del 1983. Cosa deve fare? «Ora ci proviamo noi con il nostro ufficio legale sottolinea il presidente dell’associazione Adico, Carlo Garofolini Abbiamo invitato Opel a intervenire con sollecitudine ad eliminare i difetti di conformità del veicolo con riserva di agire per il ristoro di tutti i danni patiti e patiendi oltre che per il rimborso delle spese sostenute al fine di ovviare alla problematica descritta. Siamo in una situazione grottesca di certo legata anche all’inevitabile fallimento della ditta giapponese. Chiediamoci però cosa possa pensare un automobilista che possiede una macchina potenzialmente letale e non può fare nulla per renderla sicura. Siamo convinti che il nostro intervento potrà essere risolutivo».