A Ginevra, dopo quasi due settimane di incontri tra 184 Paesi, la speranza di arrivare al primo trattato globale contro l’inquinamento da plastica si è infranta. L’appuntamento, atteso come un passaggio decisivo, si è trasformato in un altro stop: nessun documento condiviso, tante questioni ancora irrisolte e un senso diffuso di frustrazione tra le delegazioni.
Accordo sulla plastica, i punti irrisolti e testi di compromesso respinti
Non è stato neanche breve. All’undicesimo giorno di trattative non si è arrivati a nessun accordo né sui limiti alla produzione di plastica né sull’introduzione di regole severe per le sostanze chimiche usate. Un disastro.
L’ultima bozza, presentata all’ultimo momento, conteneva ancora più di cento punti da chiarire e, nemmeno negli incontri informali, i capi delegazione sono riusciti a sbloccare la situazione. È il secondo stop in un anno: anche a Busan, in Corea del Sud, lo scorso inverno, i colloqui si erano conclusi senza risultati.
Le divergenze sui contenuti centrali del trattato
Alla conferenza hanno preso parte 184 Paesi, ma le spaccature sono emerse su aspetti cruciali quali:
- meccanismi di finanziamento;
- la portata giuridica del testo;
- il riferimento degli effetti delle microplastiche sulla salute umana;
- c’erano dubbi persino sul titolo stesso del trattato.
Il presidente del comitato negoziale, l’ambasciatore ecuadoriano Luis Vayas Valdivieso, aveva proposto due bozze elaborate sulle osservazioni degli Stati, ma nessuna delle due è stata accettata come base comune. Valdivieso ha fatto sapere poi che per ora non sono previste ulteriori azioni immediate.
La posizione del WWF: “Risultato deludente”
Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF, ha commentato duramente l’esito dell’incontro. Queste le sue parole:
Quello che abbiamo visto e sentito negli ultimi 10 giorni non è abbastanza. Pur offrendo una visione forte, era evidente che la maggioranza ambiziosa non era disposta a utilizzare appieno gli strumenti multilaterali a sua disposizione per garantire la serie di regole globali vincolanti richieste dal Trattato.
Secondo Alessi, l’assenza di un testo da negoziare e di un piano concreto su come procedere rappresenta un’occasione mancata. Nel corso dei lavori, organizzazioni ambientaliste, comunità scientifiche e diversi attori sociali hanno presentato dati e proposte per sostenere la necessità di un accordo vincolante.
La nostra determinazione a porre fine all’inquinamento da plastica rimane forte. Continueremo a lavorare con i Governi, le comunità e i partner di tutte le regioni per affrontarlo lungo tutto il suo ciclo di vita,
ha dichiarato ancora Alessi.
Ginevra, l’amarezza della delegazione internazionale
A parlare è stata anche Zaynab Sadan, Global Plastics Policy Lead del WWF e a capo della delegazione all’Inc-5.2:
Il fallimento nel trovare un accordo a Ginevra è una amara delusione. Quello che abbiamo visto a Ginevra è che la stragrande maggioranza degli Stati del mondo ha espresso la volontà e l’allineamento per un Trattato efficace per porre fine all’inquinamento da plastica.
Secondo Sadan, l’ostacolo principale è stata una minoranza di Paesi contrari e il meccanismo decisionale che richiede consenso unanime.
Una minoranza di Paesi oppositori e un processo decisionale basato sul consenso unanime ci lasciano senza aver raggiunto il risultato ambito e dimostrano che quest’approccio non è funzionale nei negoziati internazionali sull’ambiente.
E chissà, forse in futuro si troverà un accordo.
I problemi centrali: produzione, riciclo e sostanze tossiche
Uno dei nodi più spinosi, e il vero motivo per il quale è stato impossibile trovare un accordo per un trattato mondiale, è stato capire se l’accordo dovesse imporre un freno alla produzione globale di nuova plastica oppure puntare su altre soluzioni, come una progettazione più attenta, il riuso e il riciclo.
I grandi Paesi produttori di petrolio e gas, insieme all’industria della plastica, ovviamente, hanno detto no a qualsiasi limite diretto alla produzione.
L’Arabia Saudita ha liquidato entrambe le bozze come “poco equilibrate”. La versione circolata a Ferragosto, pur ammettendo che gli attuali livelli di consumo non sono sostenibili, non prevedeva tetti, ma solo la riduzione degli articoli monouso e di quelli contenenti sostanze dannose per l’uomo e per l’ambiente.
Ancora troppa plastica prodotta
Secondo le stime, ogni anno vengono prodotte oltre 460 milioni di tonnellate di plastica, di cui circa i tre quarti finiscono tra i rifiuti, invadendo mari ed ecosistemi. Le proiezioni delle Nazioni Unite indicano che la produzione annuale potrebbe raddoppiare entro il 2050, raggiungendo 884 milioni di tonnellate, e in scenari ancora più pessimistici arrivare addirittura a triplicare entro il 2060.