Bruce Weber non è solo un fotografo: è un universo. Con My Education (volume edito da Taschen), il leggendario image-maker americano si concede un ritorno alle origini e insieme una celebrazione di sé che sa di confessione, album di famiglia e saggio di estetica. Oltre 500 fotografie – molte leggendarie, altre mai viste – compongono un viaggio che non è cronologico ma tematico, come se Weber ci invitasse a frugare nei suoi taccuini sparsi sul tavolo di una vita.
Famiglia, creatività, fisicità, umanesimo, sessualità: i capitoli del libro non sono compartimenti stagni ma continenti che si toccano, si scontrano, a volte si fondono. Così, sfogliandolo, ci si ritrova a passare da una campagna pubblicitaria che ha ridefinito il desiderio maschile negli anni 80 a un ritratto intimo di Anselm Kiefer o Louise Bourgeois; da un’istantanea sfrontata di Kim Kardashian a un giovane Leonardo DiCaprio. Weber non scatta mai per caso: anche quando la fotografia è reportage, dietro l’obiettivo si percepisce sempre una regia sottile, una volontà di costruire un sentimento, una tensione narrativa.
Carolyn Bessette-Kennedy, “Goodbye to All That,” Joe’s magazine, Glen Cove, New York, 1997. © 2025 Bruce Weber
Kate Moss, Miami, Florida, 2003. © 2025 Bruce Weber
Leonardo DiCaprio, Coney Island, New York, 1994. © 2025 Bruce Weber
C’è naturalmente la moda, quella che ha reso Weber il fotografo delle immagini che hanno definito Ralph Lauren, Calvin Klein, Versace, Abercrombie & Fitch. Ma c’è anche altro: le pagine più sorprendenti del volume non sono quelle di moda, ma gli scatti dimenticati, le prove, gli appunti visivi che rivelano un lato meno patinato, quasi diaristico. Weber ci ricorda che un fotografo, prima ancora di essere un costruttore di icone, è un testimone emotivo: cerca di catturare il modo in cui un corpo respira, un volto trattiene un pensiero, una luce decide di cadere su una spalla e non su un’altra.
Sofia Coppola’s office, Los Angeles, California, 1999. © 2025 Bruce Weber
Non è un libro per chi cerca un’enciclopedia ordinata. My Education è più vicino a un romanzo in cui le fotografie parlano tra loro e a volte litigano, mentre testi di Charles Bukowski, Rupert Brooke, John Steinbeck e altri scrittori aggiungono note a margine, come voci di coscienza. Nei racconti personali, Weber ricorda amicizie e collaborazioni che vanno oltre il professionale: Grace Coddington, Dennis Freedman, Stella Tennant… nomi che per la moda sono monumenti, ma che qui appaiono come complici di un’avventura creativa più che come icone.
A rendere il tutto ancora più interessante è il fatto che Weber non è mai stato solo un fotografo. Da quando, nei primi anni 80, ha trovato la sua firma nell’equilibrio tra il classicismo delle pose e l’erotismo appena sussurrato, non ha mai smesso di esplorare altri linguaggi: ha diretto film, pubblicato 37 libri, allestito 60 mostre in giro per il mondo.
Elizabeth Taylor and her great- grandson Finn McMurray, Los Angeles, California, 2002. © 2025 Bruce Weber
Louise Bourgeois, New York City, 1996. © 2025 Bruce Weber
Jeff Aquilon, Kona, Hawaii, 1982. © 2025 Bruce Weber
Con My Education, Weber sembra dirci che la fotografia non è mai stata solo lavoro: è stata, ed è ancora, il suo modo di imparare a vivere. Non c’è moralismo né nostalgia, piuttosto un’ironia leggera, quella di chi ha visto il glamour e il lato oscuro della moda, ha ritratto stelle e giganti della cultura, ma continua a emozionarsi davanti a uno scatto che non finirà mai su una copertina. Taschen lo pubblica in grande formato, come si conviene a una carriera che ha riempito i musei e l’immaginario collettivo. Ma la vera sorpresa è che, chiudendo il libro, si ha l’impressione che il viaggio di Weber non sia affatto finito. Forse, come ogni vero maestro, sta ancora studiando.
Bruce Weber. My Education (2025). Edito da Taschen.