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Un frammento di stoffa riapre le indagini: scoperta una nuova traccia biologica

Un piccolo pezzo di stoffa, apparentemente insignificante, potrebbe diventare la chiave per fare luce su un’indagine che da tempo sembrava non avere più sbocchi. Durante una recente ricognizione tecnica, gli inquirenti hanno infatti recuperato un frammento di tessuto su cui è stata individuata una traccia biologica mai emersa prima nei fascicoli del caso.

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Secondo quanto trapela da ambienti investigativi, il reperto sarebbe stato rinvenuto in un’area già battuta in passato, ma che gli accertamenti più moderni hanno permesso di analizzare con strumenti più raffinati. Si tratterebbe di un campione organico – al momento non meglio specificato – che potrebbe fornire un profilo utile all’identificazione di una persona finora estranea al perimetro investigativo.

L’elemento è stato individuato durante un riesame dei reperti già acquisiti in una complessa indagine giudiziaria. È prassi ormai consolidata, infatti, che materiali raccolti in passato vengano sottoposti a nuove verifiche man mano che la tecnologia rende possibili analisi più raffinate. Ed è proprio in questo contesto che la piccola porzione di tessuto ha rivelato un dettaglio inatteso: un campione biologico che non corrisponde ad alcun profilo già presente negli archivi investigativi.

Il frammento è stato subito sottoposto a sequestro e inviato ai laboratori di genetica forense, dove esperti specializzati stanno effettuando test comparativi. L’obiettivo è capire se la traccia possa essere collegata alla vittima, a persone già note agli atti, oppure se rappresenti un nuovo elemento in grado di spostare gli equilibri delle indagini.

Secondo fonti vicine al fascicolo, la traccia non sembrerebbe riconducibile né alla vittima né alle persone già finite sotto la lente della procura. Questo scenario apre due prospettive: da un lato, la possibilità di un contatto accidentale e innocuo; dall’altro, l’ipotesi più significativa di un soggetto fino ad ora sconosciuto, che avrebbe avuto un ruolo — diretto o indiretto — nell’episodio al centro dell’inchiesta.

Gli esperti di genetica forense, ora, stanno lavorando a un profilo comparativo del DNA estratto, che potrebbe essere incrociato con le banche dati nazionali ed europee. Se emergesse una compatibilità, l’indagine potrebbe conoscere un’accelerazione improvvisa; in caso contrario, l’“identità ignota” rimarrebbe un enigma, ma comunque un elemento da non trascurare.

Non è la prima volta che un reperto apparentemente marginale cambia la prospettiva di un’indagine. La storia giudiziaria recente è costellata di casi in cui nuove tecniche di analisi hanno restituito centralità a prove rimaste a lungo silenziose negli archivi. Questo insegna agli inquirenti una lezione fondamentale: il tempo, alleato della scienza, può trasformarsi anche nell’arma più incisiva per la ricerca della verità.

La procura  mantiene il riserbo, ma tra gli addetti ai lavori cresce la consapevolezza che quel piccolo brandello di stoffa potrebbe non essere solo un dettaglio tecnico, bensì il tassello mancante di un puzzle che si credeva ormai immobile.

Al momento non vengono esclusi sviluppi a breve termine, ma gli investigatori invitano alla cautela: “Si tratta di un indizio importante – fanno sapere – ma serviranno ulteriori verifiche per stabilire il reale valore probatorio di questo reperto”.

FOTO S. Viglia

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