Oltrepassando le narrazioni folkloristiche attorno a Napoli e ai quartieri popolari, Battiloro si sofferma sui vissuti degli abitanti che rappresentano una ricchezza e custodiscono la memoria storica. Senza orpelli, sceglie il linguaggio essenziale del bianco e nero, dando voce alla forza dei corpi dei soggetti ritratti.
«Provenendo anch’io da un contesto popolare, ne comprendo desideri e difficoltà, gioie e dolori. Parlando la stessa lingua, sono riuscito a entrare nelle loro vite, a instaurare un rapporto empatico con ognuno di loro. Ci siamo scelti spontaneamente, è un po’ come se loro mi fossero venuti incontro, aprendomi le porte delle loro case» confessa, mentre mostra alcuni scatti che compongono l’esposizione, contraddistinta dall’intimità che rivela l’unicità di ogni esistenza, di ogni scena di vita quotidiana.
Le persone ritratte appartengono a luoghi e generazioni diverse, ma il fil rouge che le unisce è l’attaccamento alle proprie radici. «Nonostante le problematiche che vivono quotidianamente, tra marginalizzazione, spopolamento e disagio della provincia, ritrovano nelle relazioni familiari una forma di resistenza silenziosa e discreta. Nell’intimità di questi luoghi che custodiscono i loro ricordi, trovano riparo dallo scorrere del tempo, dalle crisi esistenziali e da tutti i fattori disgreganti che ci impone la società contemporanea, come l’omologazione, le disuguaglianze sociali e la violenza» precisa Battiloro.