Mikel Landa ci è riuscito ancora una volta. Il forte (e amatissimo) scalatore basco della Soudal-Quick-Step dopo l’ennesimo incidente (lo ricorderete nella prima tappa del Giro d’Italia), è riuscito ad alzarsi nuovamente. E dopo 88 giorni è ripartito con cuore e determinazione.
Il suo ritorno in gara ha avuto luogo alla Vuelta a Burgos, una corsa speciale per lui, dove ha conquistato la sua prima vittoria da professionista ed anche l’ultima finora: era il 2021. Nonostante le difficoltà, Landa ha scelto Burgos per testare il suo stato di forma in vista della Vuelta a Espana, dimostrando ancora una volta il suo carattere tenace e quella che oggi è nota come resilienza.


Landa: un passo alla volta
Prima della Vuelta a Burgos, Landa si è detto “un po’ nervoso” perché era passato molto tempo dall’ultima gara: «E’ passato tanto tempo da quando ho indossato un numero – aveva dichiarato il basco – sono già contento di tornare, ma non so cosa aspettarmi, la lesione è stata complicata. Questa gara è importante per vedere se posso tornare a competere». La risposta è stata positiva…
Landa è parso felice, ma anche molto realista e forse anche stanco. Stanco per il lavoro fatto per rientrare e per tutte le volte che in carriera si è trovato a vivere certe situazioni.
«Non mi faccio illusioni – ha detto Mikel a Diario AS – Voglio solo vedere dove sto, mettere il ritmo nelle gambe e dimenticare quello che è successo nella gara precedente. Se riesco ad essere alla partenza della Vuelta, mi riterrò soddisfatto. Ho ancora qualche dubbio su come risponderanno la schiena e le gambe, per questo ribadisco che vedrò giorno dopo giorno».

Parla Keisse
Il disse che ha diretto Landa a Burgos è stato Iljo Keisse. Il fiammingo è rimasto colpito dalla sua tenacia e il suo racconto parte da una telefonata proprio con Landa.
«Il mio è stato un incidente pesante – Keisse riferisce le parole Landa – le aspettative erano alte, ero concentrato per fare il meglio…», per dire che aveva trovato un Mikel profondamente colpito nell’animo.
Keisse è rimasto sorpreso per come Landa si è sentito durante la gara: «Il momento chiave è stato nella terza e quarta tappa a Burgos. Sono stati episodi che ci hanno detto molto. Mikel era stato molto solido nella prima parte e, pur soffrendo nell’ultima giornata, è riuscito a restare nei primi venti, in una tappa dura con tutti i migliori. Questo ci ha detto che siamo riusciti a rientrare dopo un infortunio. E non è una cosa scontata oggi, con giovani fortissimi che c’erano e con corridori come Caruso che spingono sempre forte. E non è facile né per il corridore soprattutto, né per chi gli sta vicino. Il corpo fatica a tornare a certi livelli. Mikel ancora costruendo la condizione, ma il lavoro fatto sin qui è stato ottimo. E questo mi dà fiducia».
Da ex atleta che ha corso per grandissimi leader, Keisse coglie un aspetto mentale fondamentale in Landa: «Mikel è un leader, un gentiluomo, facile da gestire, esigente e flessibile al tempo stesso: elementi che da un lato richiedono molto da se stessi, ma dall’altro facilitano la ripresa psicologica. La sua forza interiore, unita ad esperienza e disciplina, fa la differenza nel continuo ritorno al massimo livello».


Quanto lavoro…
Il recupero di Landa dopo la caduta al Giro d’Italia, dove si è fratturato la vertebra toracica T11 (e ha riportato tante altre botte), è stato lungo e paziente. Come riportano le fonti, Mikel ha affrontato un periodo di riposo e riabilitazione di circa otto-dieci settimane, durante le quali ha usato anche un corsetto, ha camminato e ha ripreso gradualmente l’allenamento, prima sui rulli e poi su strada. Insomma è ripartito da zero.
Tra riposo e riabilitazione, Mikel ha iniziato a rimettersi in sella a giugno. Il processo non è stato solo fisico: Landa ha dovuto convivere con dubbi e timori. Lui stesso, come detto, aveva dubbi circa la reazione di gambe e schiena.
«Durante la Vuelta a Burgos – va avanti Keisse – ho avuto modo di osservarlo da vicino. Mentalmente era concentrato, consapevole dei suoi limiti ma si vedeva che era anche disposto a misurarsi. Il modo in cui ha lottato verso dell’Alto de Las Campas, quando è andato all’attacco, ha mostrato un atleta tutt’altro che remissivo. Durante la scalata non è stato esplosivo, ma ha mantenuto lucidità, calma e determinazione, segnali di un recupero non solo fisico ma anche emotivo».


Vuelta: niente classifica
A questo punto viene naturale chiedersi: che tipo di Vuelta potrà fare Landa? Da quanto ha dichiarato, il suo obiettivo attuale non è specifico, è importante soprattutto averlo al via e, come ha detto anche lui: «Vedere dove sto». Ci sta, giusto così. Nella sua situazione non è neanche giusto chiedergli di più.
«Per quanto riguarda che tipo di Vuelta possa fare – conclude Keisse rispondendo alla nostra domanda – penso sia chiaro: Landa non punterà alla classifica generale, perché sarebbe irrealistico. Quello che ci aspettiamo è che provi a lottare per qualche tappa. Nei primi giorni sarà importante non perdere troppo tempo e non avere pressione. Dovrà provare a stare nelle prime dieci o venti posizioni, ma soprattutto a ritrovare le sensazioni e a non stressarsi.
«Il suo obiettivo sarà cercare di vincere una tappa. Questo è il sogno di ogni corridore: tagliare il traguardo per primo con le braccia alzate. Penso che sia molto bello e per lui sia anche realistico. Quindi cercheremo di selezionare alcune tappe. Vedremo cosa porterà questa Vuelta: è un approccio diverso per Mikel, ma con un corridore come lui può funzionare molto bene».
