È difficile abbracciare l’arte di Werner Herzog, nato Stipetić nel 1942 a Monaco di Baviera. Considerato universalmente un grande innovatore del Nuovo Cinema Tedesco, il regista si districa da oltre cinquant’anni in storie che travalicano i generi cinematografici presentando protagonisti fuori dall’ordinario, spesso in conflitto con la natura. È alla sua vita, e alle circa 70 pellicole da lui dirette, che la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha dedicato quest’anno il Leone d’Oro alla carriera. Per districarsi nella grande produzione del regista, e iniziare a capirlo, Cineteca Milano Arlecchino ha organizzato una piccola ma importante rassegna, che dal 28 agosto al 24 settembre 2025 ripercorre 18 dei suoi titoli più importanti nello storico cinema di Via San Pietro all’Orto, in Duomo.
La vita per il cinema di Werner Herzog
Cresciuto in una valle remota delle montagne bavaresi, senza telefono né cinema, Herzog iniziò a sviluppare progetti cinematografici durante l’adolescenza, finanziandoli con un lavoro notturno come saldatore. Dopo un tentativo al college, che abbandonò presto, ha scritto, prodotto e diretto film di tutti i tipi, ha scritto poesie e libri di prosa – l’ultimo è il romanzo The Twilight World – e messo in scena una dozzina di opere nei teatri di tutto il mondo (incluso il Teatro alla Scala di Milano). Fondatore della Rogue Film School e attore in film e serie come Jack Reacher e The Mandalorian, Herzog ha anche realizzato un’installazione artistica per la Whitney Biennal dell’omonimo museo newyorchese e per il Getty Museum di Los Angeles, Hearsay of the Soul.
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Il Leone d’Oro alla Carriera 2025 a Werner Herzog
“Cineasta fisico e camminatore instancabile, Werner Herzog percorre incessantemente il pianeta Terra inseguendo immagini mai viste, mettendo alla prova la nostra capacità di guardare, sfidandoci a cogliere ciò che sta al di là dell’apparenza del reale, sondando i limiti della rappresentazione filmica alla ricerca inesausta di una verità superiore, estatica, e di esperienze sensoriali inedite”, ha sottolineato all’annuncio del premio, lo scorso aprile, il direttore artistico della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, che ne aveva proposto il nome al Cda della Biennale. Barbera ha sottolineato anche come Herzog, che ha definito un “geniale narratore di storie insolite” non abbia mai smesso di “saggiare i limiti del linguaggio cinematografico smentendo la tradizionale distinzione tra documentario e finzione, invitando nel contempo a un’interrogazione radicale sui temi della comunicazione, sui rapporti fra le immagini e la musica, sull’infinita bellezza della natura e la sua inevitabile corruzione”.
“Sono profondamente onorato di ricevere il Leone d’Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia. Ho sempre cercato di essere un Buon Soldato del Cinema e questa mi sembra una medaglia per il mio lavoro. Grazie”, ha risposto il regista. Per poi aggiungere: “Tuttavia non mi sono ancora ritirato. Lavoro come sempre. Qualche settimana fa ho terminato un documentario in Africa, “Ghost Elephants”, e in questo momento sto girando il mio prossimo lungometraggio, “Bucking Fastard”, in Irlanda. Sto realizzando un film d’animazione basato sul mio romanzo “The Twilight World”, e interpreterò la voce di un personaggio nel prossimo film d’animazione di Bong Joon-ho. Non sono ancora finito”.
La rassegna di Werner Herzog alla Cineteca Milano Arlecchino
Intitolata Film estremi – 18 capolavori di Werner Herzog, la selezione di opere della Cineteca Milano Arlecchino (consultabile all’interno della programmazione sul loro sito) spazia dal film di esordio Segni di vita (1968) al recente The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft (2022), passando per lavori giovanili come Dove sognano le formiche verdi (1970) e Anche i nani hanno cominciato da piccoli (1970) e titoli iconici come Nosferatu, il principe della notte (1978), L’enigma di Kaspar Hauser (1978) e Fitzcarraldo (1981), fino ai documentari come Cave of Forgotten Dreams (2010).
Giulia Giaume
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