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Sprigionava più di 800 cv. Tutti i dettagli sulla supercar americana nata per mettere in crisi Ferrari e Lamborghini.
Progettata per prendere forma e poi rimasta solo sulla carta, la vettura di cui parleremo era un gioiello senza pari. E come poteva essere altrimenti visto che avrebbe dovuto essere la risposta americana a due aziende regine nella produzione di supercar da sogno come Ferrari e Lamborghini, con l’aggiunta di quel quid tipico degli USA che spinge sempre verso l’eccesso.
Supercar – Reportmotori.it
Disegnata nel 2004 come concept vantava prestazioni pazzesche. Capace di esprimere fino a 850 cv, il suo motore quattro cilindri turbo era in grado di raggiungere una velocità impossibile quasi da immaginare, ben 400 km/h. Va da sé che il target di riferimento erano sì i clienti più danarosi, ma soprattutto quelli con più coraggio perché ovviamente, domare tanta potenza non è cosa per chiunque.
La concept car Chrysler ME 412 resta un sogno, la sua anima era statunitense, ma il cuore tedesco
Di nome faceva Chrysler ME 412 e già nella sigla che la contraddistingueva conteneva il suo carattere aggressivo. Quattro stava appunto per il numero dei cilindri e dodici per il propulsore V12 che la animava, mentre ME significava Mid-Engine /motore centrale. Ideata dal colosso Auburn Hills e presentata al Salone di Detroit di ventuno anni fa fece restare tutti a bocca aperta. Merito del design e delle promesse prestazionali che, come detto, rimasero senza seguito.
L’unità motrice, cuore pulsante di questo bolide mai nato, era un 6.0 progettato dalla Mercedes AMG, in grado di effettuare le cambiate in 200 millisecondi grazie al cambio a doppia frizione a sette marce, che gli garantiva un salto da zero a 100 km/h in soli 2,9 secondi. Se il propulsore era di altissimo profilo, non deludeva neppure la parte telaistica, in questo caso targata Chrysler, con monoscocca in parte in fibra di carbonio e in parte in alluminio.
La concept car Chrysler ME 412 resta un sogno, la sua anima era statunitense, ma il cuore tedesco (Chrysler) – Reportmotori.it
Il sottotelaio era in acciaio al cromo-molibdeno e le sospensioni a doppi bracci oscillanti in alluminio pressofuso. Per quanto concerne i freni, erano in carboceramica da 381 mm con pinze a sei pistoncini e spoiler posteriore attivabile elettronicamente non appena di toccavano velocità elevate. Aprendo le portiere gli le sellerie erano in pelle e gli arredi in fibra di carbonio. Tra le chicche il climatizzatore bizona e il tetto in vetro. Realizzata in soli due esemplari, solo uno di essi era funzionante.