È possibile proteggersi dall’influenza semplicemente usando il filo interdentale? Secondo un gruppo di ricercatori statunitensi sì, e non si tratta di una provocazione, ma di un approccio scientifico ben documentato. Un innovativo studio pubblicato su Nature Biomedical Engineering ha dimostrato che è possibile utilizzare un filo interdentale speciale, rivestito con molecole immunizzanti, per indurre una robusta risposta del sistema immunitario attraverso le gengive. L’obiettivo: offrire una nuova modalità di somministrazione vaccinale, senza aghi, efficace sia a livello sistemico sia mucosale.
Il ruolo del solco gengivale
La bocca è un ambiente sempre più studiato per la somministrazione di vaccini mucosali, grazie alla sua accessibilità e alle sue caratteristiche biologiche. In particolare, il solco gengivale – lo spazio tra dente e gengiva – è rivestito da un tessuto noto come epitelio giunzionale, che si distingue per una permeabilità eccezionalmente alta rispetto ad altre aree della cavità orale. È qui che i ricercatori hanno individuato un’opportunità: sfruttare questa “finestra biologica” per veicolare gli antigeni vaccinali direttamente a contatto con il sistema immunitario locale, ricco di cellule dendritiche, linfociti T e B, e macrofagi.
Come funziona il vaccino con il filo interdentale
Il team di ricerca ha utilizzato un nastro piatto di filo interdentale, più adatto rispetto alle versioni intrecciate, per garantire un’applicazione uniforme del rivestimento contenente gli antigeni. Diversi tipi di molecole immunizzanti sono stati testati, tra cui proteine, virus inattivati, nanoparticelle e perfino RNA messaggero.
Negli studi preclinici condotti su modello murino, il filo rivestito è stato delicatamente applicato tra i denti anteriori inferiori. I risultati hanno mostrato che circa il 75% del materiale vaccinale veniva rilasciato con successo nella gengiva, mantenendosi in sede anche dopo l’ingestione di cibo e acqua. L’assenza di segnali infiammatori nel tessuto gengivale ha inoltre confermato la tollerabilità della procedura.
Una risposta immunitaria sistemica e duratura
Sebbene il punto di accesso sia locale, la risposta immunitaria generata è apparsa sorprendentemente estesa. Nei topi, il vaccino somministrato attraverso il filo ha indotto la produzione di anticorpi specifici (IgG e IgA) in vari distretti: sangue, polmoni, naso, saliva e feci. Inoltre, è stata osservata un’attivazione dei linfociti T nei linfonodi cervicali, nei polmoni e nella milza, insieme alla produzione di cellule secernenti anticorpi nel midollo osseo. L’efficacia è risultata comparabile, in alcuni parametri superiore, a quella ottenuta con la via intranasale, attualmente la più comune tra le vaccinazioni mucosali.
Prove di efficacia contro il virus influenzale
Il metodo è stato validato usando il virus influenzale inattivato come antigene. Dopo la vaccinazione, gli animali sono stati esposti a un’infezione virale. Il tasso di sopravvivenza è stato del 100% nei gruppi che avevano ricevuto tre dosi, mentre nei gruppi non vaccinati l’infezione ha avuto esito letale. Anche in presenza di variabili come il consumo di cibo e acqua immediatamente dopo la vaccinazione, la protezione è rimasta efficace.
I primi test sugli esseri umani
Per valutare la fattibilità del metodo negli esseri umani, i ricercatori hanno reclutato 27 volontari sani, chiedendo loro di usare scovolini dentali rivestiti con un semplice colorante alimentare. Il 60% del colorante è risultato assorbito dal solco gengivale, dimostrando il potenziale di trasferibilità della tecnologia. Intervistati in seguito, la maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di preferire un vaccino basato sul filo interdentale rispetto a un’iniezione tradizionale.
Una piattaforma promettente
Sebbene ancora in fase sperimentale, questa tecnica potrebbe rappresentare una piattaforma versatile per la somministrazione di vaccini contro diverse patologie infettive. In particolare, potrebbe trovare applicazione in contesti in cui la somministrazione parenterale è difficile, o nei soggetti che rifiutano l’ago per fobia o altri motivi.
“È un approccio intelligente», ha dichiarato William Giannobile, esperto di parodontologia della Harvard University, commentando lo studio. «Ora sarà importante valutarne l’efficacia su pazienti con diversi livelli di salute orale, soprattutto considerando che una parte rilevante della popolazione adulta presenta patologie gengivali”.
Dal laboratorio allo studio dentistico
Gli autori dello studio, guidati dall’ingegnere Harvinder Gill, immaginano un futuro in cui sarà possibile ricevere un vaccino semplicemente durante una visita odontoiatrica, magari mentre si fa una pulizia dentale. Il percorso per l’approvazione clinica è ancora lungo, ma il concetto di “floss-based vaccine” apre nuove possibilità per una vaccinazione più accessibile, non invasiva e potenzialmente più accettata dalla popolazione.