Regione Lombardia conferma l’intenzione di applicare la cosiddetta “tassa per la salute” ai lavoratori frontalieri: un contributo obbligatorio del 3% sulla paga netta, previsto dalla legge di bilancio approvata dal Parlamento a fine 2024 e finora rimasto in sospeso. A rilanciare la misura è stato l’assessore regionale con delega ai Rapporti con la Confederazione Elvetica, Massimo Sertori, durante un incontro tenutosi martedì 22 luglio a Palazzo Pirelli con i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil.

“Abbiamo incontrato i sindacati dei frontalieri per avanzare proposte concrete per rendere attrattivo, in sanità, il lavoro di medici e infermieri nelle aree di confine. Questo è il nostro obiettivo: aumentare lo stipendio di medici e infermieri dei presìdi di confine utilizzando il contributo di solidarietà da parte dei vecchi pendolari che – è bene ricordarlo – allo stato attuale usufruiscono dei servizi del Sistema sanitario regionale senza contribuirvi”. L’assessore ha aggiunto che nelle prossime settimane saranno avanzate “proposte concrete per tradurre quanto abbiamo discusso e concordato”.

Critiche

Una visione che non convince affatto i sindacati. I responsabili nazionali per i frontalieri di Cgil (Giuseppe Augurusa), Cisl (Marco Contessa) e Uil (Pancrazio Raimondo) hanno ribadito la loro contrarietà alla misura, definendola una doppia imposizione che penalizza i lavoratori oltreconfine. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto che l’imposta venga trasformata in un contributo volontario, capace di superare i dubbi di incostituzionalità e dotato di un controvalore in grado di incentivarne l’adesione. Nessun accordo, però, è stato raggiunto. “La Regione ha confermato la volontà di procedere nella forma impositiva – hanno fatto sapere i sindacati – ma ha aperto alla possibilità di definire congiuntamente le modalità del welfare di frontiera”.

Durissima anche la presa di posizione di Patto per il Nord. “Come svuotare il mare con un cucchiaino. Non sarà la ‘tassa per la salute’ a fermare l’emorragia dei lavoratori frontalieri impiegati nel comparto sanitario. E chi lo pensa è folle o, più probabilmente, in malafede”, ha dichiarato Jonny Crosio, referente del movimento per la provincia di Sondrio. Crosio accusa Sertori e la Lega di aver “perso il contatto con la realtà”, e chiede che prima di “mettere le mani nelle tasche dei frontalieri” si abbandoni “il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto” e si investano i 13 miliardi previsti per potenziare la sanità pubblica.

Come alternativa, Patto per il Nord propone l’istituzione di un prestito d’onore per gli studenti di Medicina, da restituire senza interessi dopo dieci anni dall’abilitazione, con l’obbligo di lavorare almeno cinque anni nella sanità pubblica. “Non risolve tutto nell’immediato – ha concluso Crosio – ma può incidere in maniera determinante nel medio-lungo periodo. È questo il compito della politica: mettere in campo strategie oggi per garantire il futuro”.