ultraciclista

In 12 giorni ha percorso 4.900 chilometri lungo tutta l’Europa nella Transcontinental Race: è arrivato al 18° posto




Riccardo Mosconi, 33 anni, 4.900 chilometri in bici dalla Spagna alla Romania


Riccardo Mosconi, 33 anni, 4.900 chilometri in bici dalla Spagna alla Romania




Riccardo Mosconi, 33 anni, 4.900 chilometri in bici dalla Spagna alla Romania


Riccardo Mosconi, 33 anni, 4.900 chilometri in bici dalla Spagna alla Romania

Partenza bagnata, partenza fortunata. Riccardo Mosconi ha trovato un po’ di tutto, anche la pioggia, nei 4.900 chilometri (50mila metri di dislivello) percorsi in 12 giorni lungo la Transcontinental Race, una gara di ultraciclismo da svolgere unsupported (in autonomia) che si replica annualmente. 

Basta guardare le tabelle per capire il viaggio “folle” del 33enne veronese fra i 400 partecipanti: dalla galiziana Santiago de Compostela a Costanza in Romania ha pedalato una media di 380 chilometri al giorno con punte di 500 nel primo tratto. Partiva di notte dopo un sonnellino di tre ore subito dopo cena.

Ha chiuso al 18° posto, posizione ufficiosa: per raggiungere il traguardo i partecipanti potevano scegliere il percorso preferito, ma rispettando i cinque check point di Picos de Europa, col di Tourmalet, val di Susa, dell’abruzzese Pacentro e Burrel in Albania, oltre agli otto parkour obbligatori. Tutto senza troppo chiacchierare, aiuti esterni o accettando il caffè offerto, inoltre guai stare affiancati e sfruttare la scia.

Una delle poche concessioni era dormire in albergo che significava perdere tempo prezioso. In 12 giorni il 33enne Mosconi ha attraversato Spagna, Francia, Italia, Albania, Macedonia del nord, Serbia, Bulgaria, Romania. Più veloce di un’auto rifornendosi agli autogrill di panini, pizzette, tramezzini. Tutto al volo, una vacanza che è solo colpa degli amici.

«Alla mia laurea triennale mi regalarono una bicicletta da strada. Non ero un agonista ma ne ho fatto un buon uso e dopo le prime timide uscite ho allungato», racconta.

La voglia vien pedalando, allargando gli orizzonti.

«Tre anni fa il primo grande giro, Torino-Capo Nord, poi Bolzano-Bilbao. Per tenermi in forma andavo al lavoro in bicicletta con acqua, neve o sotto 40°». Da qualche anno collabora con Vivai Lugo a Villafranca e il titolare conoscendo la passione del suo dipendente gli concede qualche giorno in più di ferie.

«Partiti da Santiago all’imbrunire ho cercato di portarmi il più avanti possibile, dormendo tre ore per notte all’addiaccio o in albergo che prenotavo tramite le piattaforme mentre pedalavo, un riposo ristoratore ma fra docce e ricarica del telefonino e Gps perdevo più tempo che stare su una panchina sotto le stelle». Il punto più critico? «In Puglia, poi il caldo nella seconda parte della gara, dall’Albania alla Romania».

Una corsa fatta per amore. A fargli scoprire la Transcontinental Race la fidanzata Serena. «Conosce la mia passione e quando mi piace l’agonismo e mi ha proposto questa gara che è considerata la Champions League dell’ultraciclismo. E’ andata bene».