Il debutto del fuoriclasse croato non ha deluso le enormi aspettative, con un paio di giocate che hanno fatto schizzare in piedi i tifosi
Per capire l’essenza di Luka Modric è consigliabile osservarlo con l’occhio di chi non si limita ad ammirarne le giocate. Quelle, sono a favore di telecamera: troppo facile. Meglio restargli con lo sguardo addosso magari fino a quando non si infila nel tunnel che porta agli spogliatoi, e allora si scopre per esempio che per lui la partita non finisce quando l’arbitro dice stop. Ecco, dieci minuti abbondanti dopo la conclusione di Milan-Bari – impegno archiviato con una buona dose di tranquillità – Luka era lì, a bordo campo, impegnato a spiegare alcuni movimenti a Okafor, entrato nel finale. Mentre gli altri erano già quasi tutti sotto la doccia, lui dava consigli a un compagno, spiegandogli il suo punto di vista e mimandogli con braccia e mani ciò che Noah avrebbe potuto/dovuto fare. A naso, il croato si riferiva a una delle ultime azioni della partita, quando il 17 rossonero si era fatto fermare con troppa facilità da un difensore biancorosso.
DETTAGLI—
Sono questi i dettagli da cui si vede lo spessore di un uomo che, per dirla con le parole usate dallo speaker prima del match, “è stato un bambino con la maglia rossonera e dopo è diventato leggenda”. Perché poi, se ci si pensa bene, questo non è stato il debutto stagionale del Milan, ma di Modric. E’ stata l’esibizione del primo violino rossonero, atteso e osannato da un popolo che ha una necessità famelica di poter nuovamente santificare un maschio alfa a Milanello. In uno stadio senza ultras e senza tifo organizzato, l’unico nome che ha alzato i decibel alla vecchia maniera è stato il suo. Allegri, con Landucci in panchina, lo ha fatto esibire per 28 minuti, recupero compreso. Posizione: al centro della mediana, davanti alla difesa, con Jashari mezzala sinistra. Applausi e godimento dello stadio a ogni tocco. Luka e Ardon hanno subito avviato un’azione offensiva, ricavandone un angolo. Poi ha fatto alzare in piedi San Siro: doppio dribbling sul povero Sibilli nello spazio di un paio di secondi e destro morbido – troppo morbido – fra le braccia del portiere. Poi, al 90’, si è infilato in area sulla destra, correndo lungo la linea di fondo: cross basso in area piccola che non ha trovato nessuno. La gente si è arrabbiata con i compagni che non avevano capito dove avrebbe potuto finire il pallone. Sì, è meglio che i compagni seguano i suoi consigli.